Together

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Mentre mi toglieva gli indumenti che indossavo, Caleb, prese a mordermi il collo, ma non in modo aggressivo, bensì piacevole e sensuale. Quando rimasi in intimo, segnò una scia di morsi che partiva dal collo e arrivava fino al linguine. L'eccitazione mi fece spuntare i canini e presi a gemere. Mi concentrai sulle sue labbra, mordendogliele e tirandogliele, facendogli lasciare dei gemiti misti a dolore e piacere. Gli strappai la maglia e accarezzai il suo petto un pò villoso. Col suo aiuto gli tolsi i pantaloni e i boxer, che ormai gli calzavano stretti. La sua eccitazione sfiorò il mio basso ventre, facendo gemere entrambi. Continuammo il nostro gioco di morsi, mentre lui mi slacciò il reggiseno e mi palpò avidamente i seni. Del sangue fuoriuscì dai tanti morsi che avevamo addosso, e ciò non fece altro che aumentare la nostra estasi. Con la lingua lo ripulii dal sangue, mentre con la mano compivo movimenti regolari sul suo membro. Quel bagno chimico, oramai, era pieno dei nostri gemiti. Vedendo che gli stavo creando un enorme piacere, mi abbassai, contribuendo con la bocca ai movimenti. Gemette sempre di più, soprattutto quando mordicchiai teneramente la sua cappella. Venne nella mia bocca e io ingoiai quel liquido che sapeva di lui. Mi sbattè contro la parete del bagno e mi baciò con foga, intrecciando la sua lingua alla mia. Sentii le sue dita sfiorare il tessuto in pizzo delle mie mutandine, per poi strapparmele di dosso. Iniziò a descrivere cerchi immaginari sul mio clitoride, facendomi eccitare ancora di più. Ad un tratto mi penetrò con due dita, facendomi urlare per la sorpresa. Sentii sulla sua bocca, intenta a stuzzicarmi i capezzoli, nascere un sorriso. Infilò un terzo dito, facendomi gridare dal piacere: non riuscivo piú a trattenermi. Le dita di Caleb, ormai zuppe, continuavano a penetrarmi con forza. Poco prima che io potessi venire, squillò il suo cellulare. Si fermò, estrasse le dita dal mio interno, le leccò e accettò la chiamata. Io sbuffai.
«Sì, d'accordo, arriviamo» sospirò lui.
«Sono le 22 passate, dobbiamo rientrare per discutere una strategia. Ti prometto che mi farò perdonare» mi disse, con tono malizioso. Io annuii , abbattuta, e lui mi lasciò un delicato bacio sulle labbra.
Dopo che ci fummo rivestiti, feci molta attenzione a coprire ogni morso che avevo sul collo, mentre lui li tenne in bella vista.
Tornammo dagli altri, fingendo che non fosse accaduto nulla e definimmo una strategia:
Io mi sarei presentata da sola, armata, mentre loro mi avrebbero sorvegliata nascosti e sarebbero intervenuti a tempo debito.
Sperai vivamente che il nostro piano avrebbe funzionato.

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