23) Caos...

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Era una giornata fredda e piovosa. Una di quelle mattina che alzarsi dal letto diventa un'impresa difficile. Avevo messo la sveglia un pò prima per farmi la doccia. Presi una felpa rosso scuro che mi copriva il lato B, un leggings nero con i miei comodi stivaletti neri griffati.
Profumo, trucco appariscente e maschera, giusto per dare forma alle mie ciglia e nascondere la faccia da cadavere con cui mi ero svegliata.
Stranamente feci colazione a casa. Mia madre aveva preparato i pancake per tutti. Escì di casa non appena mi arrivò un messaggio di Austin che diceva di essere sul viale davanti casa mia e di darmi una mossa se non sarei voluta arrivare in ritardo a scuola; feci una corsetta per raggiungere la sua auto con la borsa in testa e un pancake in bocca.

-"Buon giorno. Sei disgustosa." Disse ridendo mentre cercai di far sparire quel pancake più velocemente possibile.

-"Scusa, né volevi un morso?" Chiesi prendendolo in giro aprendo la bocca, facendo federe i rimasugli di cibo rimasti un bocca.

-"Non sei una ragazza. Sei un camionista." Disse ridendo dandomi in bacio prima di partire.

Mi venne spontaneo chiedermi come avesse fatto Alex ad arrivare a scuola con questo tempaccio.
Avrei voluto scriverle un messaggio, ma era una settimana che la evitavo, sarebbe stato strano mandarle un messaggio di punto in bianco.

Arrivammo a scuola appena smise di piovere, entrando nell'istituto per non prendere freddo. Io ero ben coperta, ma Austin come suo solito era ancora in abiti estivi, cercava di non farmi notare che stesse tremando facendo il duro.

In lontananza vidi Andy ed Alex, ma appena lei ci vide se ne andò. Era da un paio di giorni che appena mi vedeva cambiava strada o mi ignorava del tutto, ma era un gioco giocato in due.

-"Dove è andata Donovan?" Chiese Austin notandola andare via "È una settimana che si comporta stranamente." Aggiunse cercando delle motivazioni.

-"Nah a me sembra sempre la stessa. Stamattina venendo a scuola abbiamo parlato... Ha detto che gli mancano i suoi amici di Los Angeles e che odia stare qui. Forse è un pò nostalgica. Come biasimarla... ma le passerà!" Esclamò ottimista facendo spallucce.

Austin e Andy non potevano immaginare che probabilmente si comportasse così a causa mia.
Mi sentivo una stronza. Non sarei dovuta scappare dopo averla baciata, non avrei dovuto evitarla, avrei potuto gestire diversamente la cosa. Che idiota, devo parlarle subito.

Appena raccolsi il coraggio per raggiungerla e chiarire suonò la campanella. Odio il suono di quell'affare, sempre nei momenti meno adatti.

Una volta in classe iniziai a pensare cosa dirle, mancava poco alla fine della seconda ora, così iniziai a cercare di attirare la sua attenzione, quando incontrai il suo sguardo si creò della tensione, dovevo parlarle, ma tutte le cose a cui avevo pensato fin'ora erano svanite nel nulla. Vedendo i suoi occhioni azzurri, che non avevano la solita vitalità, mi venne un colpo al cuore. Era colpa mia se era in queste condizioni. Ero stata io a ridurla così.

-"Signorina Wilson. Secondo lei cosa intende il poeta con questa frase?" Chiese il professore di letteratura interrompendo la lezione facendo drizzare sulle sedie tutta la classe.

L'intera classe rivolse l'attenzione su di me; che non avevo la minima idea di cosa stessero parlando e soprattutto di chi stessero parlando.

-"Mi scusi signor. Forbs. Ero distratta." Risposi imbarazzata, era la prima volta in quattro anni che non sapevo rispondere ad una domanda così banale.

-"Apprezzo la sua onestà ma spero che la pessima figura di oggi la faccia concentrare per la prossima lezione." Aggiunse smerdandomi davanti l'intera classe.

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