38) Chiamata...

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Mi svegli ragnicchiata fra le braccia di Alex ancora sotto la coperta, siamo nude e se non ci fosse stata lei al mio fianco a scaldarmi sarei congelata di sicuro. Sentivo il suo colore, il profumo immischiato con l'odore delle sue sigarette che rendevano lei un mix perfetto di aromi che mi portano alla mente belle sensazioni, mi mette di buon umore starle accanto facendomi nascere un sorriro. Lei dormire ancora. È così bella anche mentre dorme, mi piace vederla dormire svegliarla sembrava quasi un sacrilegio.

Sentì una canzone chiassosa provenire da sotto la brandina una canzone metal probabilmente.

-"Porca merda!" Susurrai gattonando futivamente sul letto per cercare di trovare la provenienza di quel suono infernale.

-"Ehy torna a letto!" Esclamò con gli occhi serrati.

-"Il tuo cellulare, era Lucas!" Esclamai portandole il cellulare che ormai taceva.

-"Lo so! Quella è la sua suoneria personale. Non perché gli piaccia il metal, è una lunga storia, lui lo odia." Aggiunse sorridendo "Se è una cosa importante richiamerà. Dammi un bacio!" Ordinò pretenziosa.

Come potevo non accontentare la sua richiesta. I suoi occhi sbrilluccicavano e i suoi denti perfetti stringevano il labbro inferiore con poca decisione facendo risaltare la loro morbidezza.
Sorrisi e mi allungai sul suo corpo ancora nudo e la baciai. Non perse tempo a ficcarmi la lingua in bocca e né a capovolgere la situazione.

-"Sei pronta per il tuo castigo?" Chiese sussurrando alle mie labbra; provocandomi dei brividi indescrivibili.

Non c'era nulla dire. Anche perché a volte i gesti valgono più delle parole. Le accarezzai i capelli spostandole i ciuffi che le cadevano davanti al viso, ammirando la sua bellezza e la tirai a me per baciarla. Facendola aderire al mio corpo. La sentì sorrirede nel bacio prima che divenne più passionale. Le sue mani mi strinsero i fianchi con foga. Sentivo la sua intimità spingere sulla mia, stuzziccando il mio punto debole. Le sue labbra sul mio collo che alternavano baci e morsi che mi facevano gemere ad ogni tocco, procando scosse che pervadono il mio corpo con il piacere.

-"Sei fantastica!" Esclamai con un filo di foce.

Mi disse di tacere con un sorriso perverso e scese sulla mia intimità lasciando baci umidicci lungo il mio corpo. Iniziando a leccare il clitoride. Ansimavo. Ma quel suono metal mi riportò alla realtà.

-"Al... i-il cellulare..." riuscì a dire con difficoltà.

-"Possimo ignorarlo!?" Ma sembrava più un affermazione che una domanda.

Mi allungai riuscendo a prendere quel cellullare che disturbava il nostro piacere mentre lei continuava a provocarmi baciandomi linguine.

-"Rispondi."dissi ordinando, se non fosse stato importante non avrebbe chiamato a distanza di dieci minuti, pensai.

Alex sbuffò alzando gli occhi al cielo prendendo il cellulare.

-"Spero per te che sia successo qualcosa di grave, altrimenti ti odierò a vita." Rispose duramente alla chiamata sedendosi al mio fianco infilandosi sotto la coperta mentre sorrisi alla sua affermazione.

Non riuscì a sentire la risposta di Lucas ma dalla faccia di Alex che diventò seria d'un tratto, era chiaro che fosse successo qualcosa.

-"No non possono farlo!" Esclamò adirata "Devi impedirlo." Aggiunse cambiando tono, aveva gli occhi lucidi "Tenta di ottenere qualche giorno. Devo dirle oddio." Disse rassegnata con voce tremante "Ti voglio bene anche io. Grazie Lucas." Concluse portandosi le mani fra i capelli incredula alla notizia lasciando cadere il cellulare sulle gambe.

-"Alex... tutto bene?" Chiesi stupidamente pentendomene all'istante; non rispose, si limitò a stropicciarsi la faccia e coprirsi gli occhi con il braccio, il suo respiro diventò più rapido mentre si torturata il labbro superiore con i denti; mi sentivo in colpa per aver insistito a farle rispondere a quella chiamata, mi appoggio sulla sua spalla cercando di darle più conforto possibile pensando a cosa l'avrebbe potuta sconvolgere in quel modo, e se fosse successo qualcosa a Jessica? La domanda che mi posi mi fece più male di quanto mi aspettassi.

-"È per Jessica vero?" Chiesi sapendo già la risposta.

-"I suoi genitori hanno deciso di spegnere le macchine artificiali. Si sono arresi... anche io feci lo stesso... Kate ho capito che non stata colpa mia, ma perché continuo a sentirmi colpevole?" Chiese nascondendo le lacrime che le ricavano il viso.

Restai sconvolta alla notizia, era una cosa orribile, pensai subito se fosse successo una cosa del genere ad Austin, non me lo sarei mai perdonata. Alex però non era colpevole e questo doveva capirlo.

-"Perché sei una persona buona, ed hai dei sentimenti come ogni essere umano." Dissi stringendole la mano. Lo penso sul serio.

-"...Devo andare a parlare con mio padre. Devo tornare a Los Angeles." Disse improvvisamente con aria agitata alzandosi dalla brandina per rivestirsi "Scusa Kate, ma le devo almeno questo..." Disse dopo essersi asciugata il viso, i suoi occhi sono gonfi e grondanti di lacrime.

-"Capisco." Risposi sensa lasciar cogliere le mie emozioni. Ma riuscivo a capirla sul serio, anche se vederla distrutta in quel modo mi creava un fastidio nel torace mai provato fin'ora come se qualcuno stesse stringendo il mio cuore nella propria mano. Mi vesti con meno velocità. E l'accompagnai a casa, qualcosa in me era contraria, l'avrebbe portata a casa per coccolarla e stringerla a se fin quando non fosse stato abbastanza, lo so, forse era egoistico ma questa parte di me aveva timore di perderla.

-"Grazie per aver capito. Ti chiamo io." Disse dandomi in bacio sulla fronte accarezzandomi la guancia dolcemente.

Me né andai a casa chiudendomi nella mia camera rimuginando sulle condizioni di Jessica. Non ci voglio credere; questo mi sembra tutto surreale... Mi addormentai pensando al senso della vita fin quando non sentì la suoneria del mio cellullare.

-"Sii... Mi dica." Risposi con voce impastata dal sonno tenendo gli occhi ancora chiusi senza leggere il nome sulla schermata.

-"Stavi dormendo?" Chiese una voce seria a me familiare facendomi sedere di getto sul letto, lo aveva capito dalla mia voce.

-"Alex!" Esclamai come per scusarmi, anche se non feci nulla mi sentivo in colpa.

-"Parto subito dopo cena, così per domani mattina sarò a Los Angeles. Michael è d'accordo con mia madre." Disse seria ma con tristezza nella voce "Tornerò fra due o tre giorni." Aggiunse aspettandosi una risposta che non ottenne siccome la mia voce era smorzata dalle lacrime che minacciavano di bagnare le mie guancia.
Mi ero svegliata con addosso l'ansia, non so perché sentissi già la sua mancanza e sentirmi dire l'ultima frase, mi fece capire quanto fossi diventata dipendende da lei.
"Kate. Ti prego dì qualcosa. Devo partire sapendo di ritrovarti al mio ritorno. Voglio sapere che và tutto bene." Disse supplicandomi.

-"Dove vuoi che vada? Sarò qui al tuo ritorno. Dopo tutto sono solo tre giorni." Dissi cercando di essere più accomodante possibile ma uscì un pizzico di tristezza mista alla freddezza che usavo per evitare di far notare il mio stato d'animo.

-"Grazie per aver capito... Ti chiamo appena sono arrivata a casa di mia madre. Notte tesoro." Disse chiudendo la chiamata appena la risposi augurandole un buon viaggio.

Era la prima volta che mi chiamava tesoro, il mio cuore accellorò di battiti e sorrisi presa alla sprovvista, decidendo di smettere di farmi tante paranoie.

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