Rientro a casa stremata dalla lunga giornata appena passata, ripongo l'auto nel box ed entro direttamente in soggiorno. Attorno a me tutto è buio e silenzioso, da qualche mese a questa parte non c'è più nessuno che mi aspetta a casa con un sorriso e un abbraccio. Accendo la lampada e mi dirigo in cucina a prendere qualcosa di fresco da bere, subito dopo mi butto sul divano e per un attimo mi perdo nei miei pensieri. Oggi è stata una giornata alquanto stravagante, partita di malavoglia, con la prospettiva di essere piena di noia e doveri, anche se con un Eric entusiasta e simpatico come sempre, rinfrescata da un po' di spensieratezza con l'arrivo di Octavia e Raven, e conclusa con la bizzarra conoscenza di Alexandra. Ecco, nemmeno cinque minuti che sono persa nei miei pensieri, e già arriva lei. Ma perché poi? Forse Eric ha ragione sul non capire se è una donna interessante o spaventosa, difficilmente le persone mi lasciano così perplessa, anzi, non credo mi sia mai successo, ma lei lo ha fatto.
Guardo l'ora e mi accorgo che le mie farneticazioni mentali, e il mio perdermi nei ricordi della giornata, è durato più a lungo di quel che pensassi, ed ormai è davvero tardi. Rinuncio con dispiacere all'idea di andare nello studio a dipingere e vado diretta a dormire, rannicchiandomi nel letto con le mani che stringono il cuscino vuoto accanto a me.
La settimana a venire scorre monotona come le ultime della mia vita, casa e lavoro, lavoro e casa, se non fosse per qualche messaggio e telefonata con Octavia e Raven, oltre al lavoro mi sarebbe sembrato di non avere più nulla nella vita. Anche se devo ammettere che, dopo quella domenica, mi è rimasta l'ispirazione ed una terribile voglia di chiudermi nello studio a dipingere. Voglia che, forse, finalmente stasera soddisferò.
Giovedì, ore 17.00, il mio turno in ospedale è finalmente finito. Prendo la macchina per tornare a casa e dal bar all'angolo un ragazzo porta fuori la spazzatura, gettandola nel cassonetto del vicolo. Lo guardo per un attimo, e quando lo riconosco afferro il telefono per chiamare Octavia, ma nel mentre arriva una bella ragazza dai capelli chiari e gli occhi nocciola, che lo abbraccia sorridendo, ed assieme rientrano nel bar. Guardo lo schermo e decido di non dare questa brutta notizia alla mia amica, quindi lo metto in borsa e mi incammino definitivamente verso casa.
Finalmente ho una serata libera dal lavoro e me la prendo tutta per me. Mi faccio una doccia veloce, guardo l'ora e decido che stasera non ho nessuna voglia di cucinare, così ordino la cena e comincio a sistemarmi nello studio. Era davvero da tanto che non ci entravo. Cerco una tela bianca, la posiziono sul cavalletto, accendo la lampada al suo fianco e preparo tavolozza e i pennelli. Mi fermo seduta a fissare la tela vuota davanti a me, cercando un soggetto d'ispirazione, e l'unica cosa che riesco a vedere sono due occhi verdi, selvaggi e pieni di emozioni contrastanti. Non me ne accorgo nemmeno, e il tempo inesorabilmente passa molto più velocemente di quanto mi aspettassi. Il campanello di casa mi riporta alla realtà, scendo le scale e corro verso la porta, credo sia arrivata la mia cena.
<< Pizza! >> Sento urlare dall'esterno quando accendo la luce dell'ingresso.
Pago il ragazzo lasciandogli la mancia, e con la scatola della pizza torno nello studio. La appoggio sulla scrivania accanto al cavalletto e svogliata, tra una pennellata e l'altra, mordicchio una fetta. Dopo qualche ora assorta nella mia arte, metto a fuoco quello che la mia mano aveva creato sulla tela ed un senso di inquietudine mi pervade. Senza nemmeno accorgermene, davanti a me, avevo creato a memoria un ritratto quasi perfetto di Alexandra Woods. Com'era possibile? Perché? In fondo l'avevo vista solo una volta, che significato aveva? Decido di dare poca importanza al soggetto, e soddisfatta della qualità dell'opera vado a dormire. Per la prima volta dopo tanto tempo la notte passa serena, e la mattina, quando un raggio di sole mi sveglia carezzandomi la guancia, sorrido. Il mio pensiero, però, vola subito a quegli occhi verdi.
Appena entro in ospedale incrocio mia madre, che subito mi fa cenno di seguirla. Lei è da poco diventata il primario e si sta impegnando con un programma di raccolte fondi e di assistenza gratuita del quartiere, delle manifestazioni e delle gare. Ecco perché io e Eric eravamo a quella competizione sportiva la scorsa domenica, volontariato per l'ospedale.
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You are my weakness
Fanfiction[Clexa AU] Clarke Griffin è un medico di Washington DC appassionata di arte, che per una serie di coincidenze si incontra con una ragazza intrigante, Alexandra Woods. Lexa è una ragazza molto chiusa e testarda ma per qualche motivo i continui incont...