CHAPTER THREE

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Lexa con un sospiro si lasciò cadere con le spalle contro il muro, ed Anya in silenzio, con aria incuriosita, si appoggiò accanto a lei senza chiederle niente. Alla fine fu la mora a rompere il silenzio, solo per rispondere alla domanda che le aveva posto poco prima la cugina, interrompendo quel momento con Clarke, che poi ancora non le era chiaro che momento fosse.

<< Zio Titus mi ha chiesto di aprire la palestra domattina. Dice che deve andare a fare delle commissioni. >> Anya la guardò storto qualche secondo, cercando di capire cosa cavolo le stesse dicendo.

<< Ah... >> Rispose realizzando a cosa si riferisse la cugina. << Ho interrotto qualcosa, Lexa? >> Chiese poi con una punta di curiosità. << Scusa non volevo... non immaginavo fossi con qualcuno. >> Si giustificò dispiaciuta.

<< Nemmeno io. Quando sono uscita per rispondere al telefono non immaginavo che mi sarei ritrovata qui fuori con lei. >> Ammise la mora pensierosa.

<< Chi era la ragazza? >> Domandò Anya, trovando il coraggio dopo qualche infinito minuto di completo silenzio.

<< Si chiama Clarke, Clarke Griffin. È la dottoressa che c'era nella commissione del torneo che ho vinto la scorsa domenica. >> Rispose Lexa puntando gli occhi sui suoi piedi.

<< Scusa? Tu incontri una così e non mi dici nulla? >> Chiese Anya voltandosi a guardarla allibita.

<< E cosa dovrei dirti esattamente? >> Ribatté l'altra come se non avesse notato la bellezza della dottoressa.

<< Lexa, ma lo sai che ho aspettato dieci minuti prima di chiederti chi fosse, mentre tu te ne stavi lì a guardare nel vuoto sospirando come un'anima in pena? >> Domandò Anya con la sua tipica schiettezza.

<< Non me ne ero resa conto... >> Ammise la mora in uno sbuffo.

<< Bè ovviamente, vista la tua reazione, la bionda non ti è affatto indifferente direi. >> Disse ancora più punzecchiante sua cugina.

<< Anya, ora non cominciare a fantasticare sulla mia vita con lei. >> Affermò Lexa con poca pazienza. << Per favore, lo sai che da quando ho perso Costia non mi importa più di nessuno. Non insistere. >> Aggiunse a mo' di rimprovero.

<< Peccato, è davvero una bella ragazza la dottoressa. Non perderti le cose belle della vita, Lexa, Costia non c'è più e purtroppo non tornerà... e poi la bionda ti mangiava con gli occhi. >> Anya fece un sorrisetto malizioso, e lamentandosi del freddo rientrò nel locale.

Lexa rimase su quel marciapiede vuoto, poggiata al quel freddo muro di mattoni. Ripensando a quello che era appena successo, ripensando a quei capelli dorati e a quegli occhi azzurri, che la fissavano scavando nei suoi. Ripensando alla sensazione del tocco della bionda sulla sua mano, e al suo profumo portato dalla brezza serale che le riempiva ancora i polmoni. A come si era insolitamente incantata nel guardarla, e a come aveva notato si fosse incantata lei. Poi il suo pensiero crudele vagò verso ricordi spiacevoli. La sua mente la portò a quella notte, quell'incidente. La disperata corsa in ospedale, e infine alla morte di Costia. Chiuse gli occhi sospirando, e immediatamente tentò di scacciare quel brutto ricordo. Costia... la sua Costia era morta più di un anno fa, ma incrociare lo sguardo di Clarke l'aveva fatta sentire ugualmente in colpa.

Dopo una mezz'ora buona, Lincoln uscì dalla porta di servizio per andare al cassonetto, e vedendo Lexa poggiata al muro le si avvicinò.

<< Ehi, non hai freddo qui fuori tutta sola? >> Domandò il ragazzo con il suo solito fare gentile.

<< Scusa, Linc, stavo pensando. >> Ribatté Lexa senza prestargli troppa attenzione.

<< Basta che non siano brutti pensieri. >> Affermò lui con un sorriso sincero, mostrandole tutto l'affetto e la preoccupazione di un buon amico. << Anya sta facendo conversazione con tutto il locale, non so se sia ubriaca o semplicemente di buon umore, ma non l'ho mai vista così. >> Aggiunse poi, vagamente divertito da quel comportamento.

You are my weaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora