CHAPTER FOUR

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In un lampo Lexa e Aden furono fuori dall'ospedale, il ragazzo porse al suo mentore uno sguardo interrogativo, era curioso e divertito dal bizzarro comportamento di poco prima.

<< Sali in macchina, ti riporto a casa. >> Disse la Woods al ragazzo in modo piuttosto sbrigativo.

Il viaggio sarebbe stato di un silenzio assordante, se non fosse stato per il rombo del motore 6200cc, V8 dell'auto di Lexa. Una Camaro hyper blue metallizzato, con le due strisce bianche parallele dal cofano fino al baule. Passata la tensione dei primi minuti, dovuta più che altro alla sua reazione, la ragazza iniziò a prestare attenzione al suo passeggero, che dopo essere salito si era ammutolito con espressione seria.

<< Allora come ti senti? >> Chiese la mora per spezzare la tensione.

<< Un po' ammaccato, ma bene... mi dispiace, Heda, non sono stato abbastanza bravo e sono caduto. >> Rispose Aden triste al pensiero di aver deluso la sua insegnante.

<< Capita a tutti, sai? >> Disse invece Lexa. << Sono caduta un sacco di volte anche io, Aden. >> Confessò senza la minima rabbia o delusione, mostrando invece molta comprensione.

<< Davvero? >> Chiese con sorpresa il ragazzo, sbalordito dal fatto che quell'incredibile combattente che tanto stimava potesse aver commesso degli errori del genere.

<< Davvero. >> Confermò Lexa annuendo. << L'importante è rialzarsi e reagire, continuare ad affrontare le prove che hai davanti e non arrenderti fino a che non ce la fai. >> Aden la guardò con ancor più ammirazione.

<< Grazie, Lexa, un giorno spero di poter essere saggio quanto te. >> Disse poi orgoglioso il ragazzino.

Lexa gli sorrise dolcemente, iniziando a pensare di aver dato un bellissimo consiglio che però, soprattutto in quegli ultimi giorni, nemmeno lei stessa riusciva a mettere in pratica, specialmente nella sua vita sentimentale. Da quando Costia era morta Lexa era caduta, e fino a quel giorno non aveva ancora avuto né la forza, né il coraggio, di provare a rialzarsi.

Dopo aver riaccompagnato a casa Aden, Lexa tornò al Dojo dove trovò suo zio Titus e Anya, anch'essi in pensiero per Aden, ad attenderla. Li rassicurò subito sulla salute del ragazzo, e suo zio Titus tornò immediatamente nel suo ufficio.

<< Anya. >> Chiamò con voce un po' incerta Lexa. << Avrei bisogno di parlarti se hai due minuti. >> Disse una volta attirata l'attenzione della cugina.

<< Certo, dimmi tutto. >> Disse la ragazza. La mora prese fiato, e appoggiandosi al cofano ancora caldo della sua macchina, pensò a come formulare la frase. << Ho visto Clarke in ospedale. >> L'altra Woods alzò un sopracciglio con curiosità.

<< E... >> Incalzò per sapere altro.

<< Ho pensato a quello che hai detto l'altra sera. E... hai ragione. >> Ammise faticosamente la mora.

<< Alexandra Woods, mi stai davvero dando ragione? >> Chiese allibita la cugina. << È la prima volta in vita tua! Ora lo ripeti e me lo registro, o non ci crederà mai nessuno! >> Scherzò Anya per spezzare la tensione visibile sull'altra.

<< Anya, dico seriamente. >> Ribatté Lexa seria fulminandola con lo sguardo. << Oggi è la terza volta in una settimana che incontro casualmente Clarke, non lo so, forse mi sbaglio, e sicuramente non è stato appropriato, ma quando me ne sono andata dall'ospedale le ho lasciato il biglietto da visita della palestra con il mio numero. >> Aggiunse con timore ed incertezza, non propriamente tipici al suo fare da combattente, ma che alla cugina fecero ricordare i loro tempi più spensierati.

You are my weaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora