CHAPTER FIFTY

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Sono passati circa sei mesi da quando ho incrociato il tuo sguardo la prima volta a quella gara. Da quel giorno le cose sono cambiate, prima hanno cominciato ad andare poco per volta nel verso giusto, poi c'è stato quello spiacevole periodo in cui sei sparita pensando di proteggermi, e per me hai affrontato Roan Queen. Alla fine però le nostre vite si sono intrecciate nella quotidianità, e finalmente la felicità sembrava accompagnarci costantemente nelle nostre giornate, ma poi... Anya. Da quando lei è stata rapita sei diventata come un fantasma. Ho bisogno di vederti, Lexa, ho bisogno di incontrarti. Oggi per te è una giornata importante e io finalmente, dopo tanto tempo, so dove trovarti, o almeno lo spero.

E, come a volerti accompagnare in questa giornata nera, anche il cielo oggi sembra triste. Le nuvole coprono tutto l'azzurro e i raggi del sole filtrano qua e là, con qualche fascio di luce mirato su piccole zone della città. Un leggero vento porta con sé l'odore della pioggia, che ancora si trattiene dal cadere. Parcheggio l'auto nel piazzale e, con un mazzo di mughetti in mano, oltrepasso il cancello alto in ferro battuto, camminando a passo lento ma sicuro su quel lungo vialetto in ghiaia, tra quel verde sterminato, seminato di blocchi di pietra di varie forme e colori. Qua e là, strutture più imponenti con incisi i nomi di famiglie importanti della città torreggiano sullo sfondo del verde paesaggio. Cammino fino ad arrivare a quel grande salice al centro della triste distesa, e mi avvicino ad una modesta lapide in marmo bianco sulla quale vi è posata una rosa bianca e rosa. Accucciandomi sui miei piedi, poggio alla base della tomba i fiori che ho portato, mentre il mio sguardo scivola sulle lettere incise perfettamente davanti a me nella pietra.

"Costia Green 1990 – 2014"

Mi rialzo e presto attenzione alla figura accanto a me, incrociando quegli occhi verdi tristi che, senza parole, mi ringraziano di essere lì. Questa volta non scappi. Istintivamente la mia mano corre sulla tua, scivolandoci sopra lentamente ed intrecciando le nostre dita con delicatezza. Ricambi la stretta e ti poggio silenziosamente la testa sulla spalla. Restiamo così per un tempo indefinito. Sono passati 2 anni esatti da quando Costia è morta, lei è stata davvero molto importante nella tua vita.

Ora come ora, non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe andata se fosse ancora qui. Saresti ancora con lei? Te ne saresti andata lasciandola sola senza spiegazioni, come hai fatto con me? Caccio via tutti questi brutti pensieri per non piangere, ormai non so più da quanto tempo sono qui, ma il vento della tempesta in arrivo cominciano a gelarmi le ossa, e a questo punto ti lascio un bacio sulla guancia come saluto.

<< Torna a casa... ti prego, Lexa, almeno stasera. >> Dico supplicante.

L'unica tua risposta è un leggero cenno di assenso con il capo, e così me ne vado. Speravo davvero di trovarti li, Indra aveva avuto l'intuizione giusta. In questi ultimi tempi, dopo il rapimento di Anya, è andato tutto a rotoli, ogni tanto compari qualche istante e subito dopo te ne vai senza dire niente, oppure telefoni da chissà dove e mi parli a malapena per qualche minuto. So quanto dolore ti porti dentro dalla perdita di Costia, e il mio cuore mi ha ordinato di venire a cercarti, di venire a darti appoggio e conforto, anche se con te a volte è una cosa davvero difficile da fare. Così, senza invito, sono passata per farti sapere che io per te ci sono, anche se mi hai abbandonata senza darmi spiegazioni e mi stai evitando, io ci sarò sempre.

Faccio appena a tempo a rientrare a casa che la tempesta si scatena. Il bagliore di un lampo improvviso, seguito dal rimbombo di un tuono, disturba il sonno di Church, che si stiracchia svogliatamente e, vedendomi, mi viene incontro per salutarmi. Lo prendo in braccio e lo carezzo, riportandolo al divano dove mi siedo accanto a lui, aspettando e sperando nel tuo ritorno. È più di un'ora che la pioggia fitta scroscia incessante, mentre il buio della notte comincia a impossessarsi di questa lunga e triste giornata. Di te ancora nessuna traccia, forse non avrei dovuto lasciarti là da sola, forse avrei dovuto trascinarti via con me. Forse... i miei pensieri si interrompono all'udire il motore di un'auto nel vialetto, la tua auto. Ti vengo incontro immediatamente aprendoti la porta, sei bagnata come un pulcino e cammini tranquillamente a passo lento sotto il temporale per raggiungermi all'ingresso. I tuoi occhi tristi ispezionano il pavimento, sembra quasi che hai paura a guardarmi. Con due dita sul mento ti sollevo il viso per incrociare il tuo sguardo, regalandoti un sorriso sincero. Sono terribilmente arrabbiata per il tuo comportamento, ma in questo momento non riesco a togliermi di dosso la gioia nel riaverti a casa. Resti lì pietrificata sulla porta senza muovere un muscolo così, istintivamente, persa nel cupo verde dei tuoi occhi, ti abbraccio. E averti finalmente tra le mie braccia non mi sembra vero. In quell'abbraccio cerco di confortarti quanto posso, cerco di infonderti fiducia e coraggio, cerco di farti capire che va tutto bene. Ma non va tutto bene... e questo lo sappiamo entrambe. Una volta dentro casa chiudo la porta e ti rivolgo finalmente la parola.

You are my weaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora