I giorni passano e di Lexa nessuna notizia, se non fosse stato per qualche messaggio di Anya che avvisava delle sue condizioni, Clarke non avrebbe nemmeno saputo se la sua ragazza era viva o morta. Lexa si era chiusa in sé stessa, aveva indossato la sua maschera da guerriera fredda ed imperscrutabile, vivendo le sue giornate di solo allenamento. La rabbia che aveva accumulato, e anche quella che era già riuscita a seppellire dopo la morte di Costia, erano riaffiorate di colpo e il suo unico pensiero era la vendetta. Aveva lasciato correre troppo a lungo le ingiustizie subite dalla famiglia Queen, da Roan, ed era arrivato il momento della resa dei conti. Non le importava in che modo, non le interessava se sarebbe stato rischioso per sé, ciò che sapeva e che le importava era il semplice fatto che questa volta l'avrebbero pagata per tutto.
Come tutti i giorni, anche quella mattina Lexa si svegliò all'alba per andare a correre, fiato e resistenza erano importanti anche nel combattimento e, pur essendo già in gran forma, voleva migliorare ancora di più. Il percorso della sua corsa terminava sempre alla palestra, dove proseguiva con gli esercizi in sala pesi, per irrobustire anche il busto e le braccia. Verso l'ora di pranzo si concedeva una pausa dall'allenamento, mangiando qualcosa di leggero in completa solitudine, mentre consultava i documenti e le varie ricerche che aveva fatto sui Queen e su quella terribile notte. Ma questo la aiutava solo a riempirsi ancora di più di rabbia. Continuava a rileggere i rapporti della polizia, gli articoli di giornale, le dichiarazioni degli avvocati di Roan e non trovava niente. Niente di nuovo, niente che le fosse sfuggito, niente che potesse incastrarlo, niente che potesse farlo incriminare per ciò che aveva fatto. Rabbia e frustrazione crescevano ogni giorno, e il suo sfogo pomeridiano per calmarle si alternava tra il sacco da boxe e il Woodsen dummy, fino a non sentire più le nocche delle mani. L'unica attività della palestra alla quale realmente partecipava con gli altri erano gli allenamenti serali di arti marziali miste, che terminavano immancabilmente con qualcuno infortunato a causa sua. Ma lei restava distaccata ed impassibile, con lo sguardo vuoto avanti a sé e, come niente fosse, se ne tornava a casa senza scusarsi né proferir parola.
Il suo sguardo era tornato selvaggio, furioso, agghiacciante anche più di prima dell'arrivo di Clarke. Nemmeno Anya l'aveva mia vista così. Si stava seriamente preoccupando per la situazione, erano passati giorni e sua cugina non accennava la minima ripresa da quello stato, ma non aveva cuore per dirlo a Clarke. Quindi, quando le dava notizie in quei pochi messaggi, fingeva che le cose stessero andando meglio e che pian piano sarebbe tornato tutto normale. Nemmeno alla morte di Costia, Lexa si era comportata così. Sì, certo, era furiosa, frustrata, terribilmente triste e con un vuoto incolmabile dentro. Ma almeno con lei, con il loro amici più stretti, con le persone a cui voleva bene mostrava un occhio di riguardo, mostrava ancora un briciolo di affetto ed un minimo di interesse. Ora invece sembrava un soldato spietato, senza anima né cuore, nata con il solo scopo di distruggere.
*****
È già passata più di una settimana dal nostro ultimo incontro, ed è dallo stesso lasso di tempo che non vedo nemmeno Anya. Quella sera, però, Raven mi aveva convinta ad uscire con loro, giusto per distrarmi un po', ed alla fine avevo ceduto alle sue insistenti richieste. Niente di ché, il programma era di andare a bere qualcosa al Grounders dopo il mio turno, dove ci sarebbero stati anche Octavia e Lincoln. Alle 18.00, stranamente puntualissima, mi avvio all'uscita dell'ospedale, varco la soglia e sulla panchina accanto all'ingresso, al posto delle mie amiche, trovo una sorpresa indesiderata ad aspettarmi.
<< Buonasera, Dottoressa Griffin. >> Mi saluta con la sua cordiale arroganza l'uomo alzandosi in piedi.
<< Cosa ci fa qui, Mr. Queen? >> Chiedo mostrandomi il più fredda ed inespressiva possibile.
<< Mi piacciono le persone dirette. >> Dichiara con un ghigno predatorio. << Visto che siamo di comune accordo allora, saltiamo i convenevoli e andiamo subito al sodo. >> Aggiunge facendo un passo nella mia direzione.

STAI LEGGENDO
You are my weakness
Fanfiction[Clexa AU] Clarke Griffin è un medico di Washington DC appassionata di arte, che per una serie di coincidenze si incontra con una ragazza intrigante, Alexandra Woods. Lexa è una ragazza molto chiusa e testarda ma per qualche motivo i continui incont...