CHAPTER FOURTY-THREE

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Come previsto, finito il mio turno ho appeso il camice in ufficio e poi mi sono diretta in camera di Raven. Sto cercando di essere forte per la mia amica che ha appena rischiato la vita, perso parzialmente l'uso di una gamba e vissuto un'esperienza decisamente molto traumatica. La verità è che non mi sto permettendo di pensare, e soprattutto di lasciarmi andare alle emozioni. Vorrei solo svegliarmi tra le tue braccia, incrociare i tuoi stupendi occhi verdi e scoprire che è stato tutto solo un brutto sogno.

Per fortuna il corpo di Raven ha bisogno di molto riposo per riprendersi dall'anestesia, che ancora la intontisce, e dalla stanchezza aggiunta al trauma dell'operazione subita. Quindi spesso si addormenta e si riprende solo molto tempo dopo, permettendo anche a me di schiacciare un pisolino di tanto in tanto. A metà mattina riceviamo la visita attesa della polizia che, essendo stata io il medico della mia amica, mi chiede sia la testimonianza, che le sue condizioni cliniche.

Mi aspettavo di trovarmi Indra ad attendermi per la deposizione, invece, una giovane ragazza di bell'aspetto si presenta come la Detective Thrill, incaricata del caso. Rilascio la mia versione dei fatti, e dato che Raven è di nuovo crollata in un sonno profondo, riporto le poche parole che ha detto. Nel momento in cui confermo alla Detective che Raven era con Anya, noto lo sguardo della donna concentrarsi su qualcosa alle mie spalle. Quando mi giro, a pochi passi da me, la tua figura incrocia il mio sguardo e ti blocchi improvvisamente. La detective mi distrae salutandomi e porgendomi il biglietto da visita.

<< Se le viene in mente altro, Dottoressa, mi faccia sapere. >> Si congeda con la classica frase andando verso la stanza di Raven. Nel momento in cui riporto l'attenzione su di te, tu ti sei già voltata di spalle e te ne stai andando.

<< Lexa! >> Grido nel corridoio inseguendoti. Ma pare io abbia attirato l'attenzione di tutti tranne la tua, che imperterrita continui a camminare verso l'uscita. Ormai sto correndo e ti ho raggiunta. << Lexa. >> Ripeto con un volume più basso, afferrandoti il braccio per fermarti. Quando ti giri i tuoi occhi studiano il pavimento austero dell'ospedale e non mi donano nemmeno uno sguardo. In questo momento non so se essere contenta di averti lì davanti a me, non so se consolarti con un abbraccio per le continue sventure che colpiscono la tua famiglia, o se arrabbiarmi perché non hai voluto condividere questa informazione con me, ed ora mi stai sfuggendo di nuovo. Non mi parli e non riesci a guardarmi, sei solo qui in piedi difronte a me, come un guscio senza anima. << Mi dispiace. >> Sussurro... alla fine la parte comprensiva di me è quella che vince la mia lotta interiore e prova a cercare un contatto. Continui a non dire nulla e io provo a stringerti una mano, ma anche questa volta non ottengo alcuna reazione.

<< Clarke! >> Qualcuno mi chiama dal fondo del corridoio e, mentre cerco con lo sguardo la persona che mi desidera, sento la tua mano scivolarmi via, è solo un secondo, e quando mi volto non ci sei più... << Clarke! Ho saputo di Raven, come sta? >> È il mio collega Eric, che ormai mi ha raggiunta.

Qualche attimo dopo mi riprendo dal mio stato di trance, comprendendo la domanda, e gli rispondo spiegandogli la situazione. L'ospedale è un po' la mia seconda casa, ho tanti amici e colleghi di cui mi fido e su cui posso contare per la tutela e la salute di Raven. Almeno per quello so di essere in buone mani.

*****

Dopo la nottata con la polizia e la detective Thrill, e la fuga dall'ospedale per non affrontare la sofferenza e la tristezza dello sguardo di Clarke, Lexa, come le avevano consigliato per i casi di rapimento, tornò a casa sua e di Clarke. Entrò senza porsi troppi problemi, sapendo che tanto la Dottoressa era ancora al lavoro e che quindi in casa, oltre a Church, non c'era nessuno. Si diresse al piano superiore, afferrò un borsone e iniziò a riempirlo. Dopo poco più di mezz'ora, con malinconia diede uno sguardo veloce al soggiorno, soffermandosi a quella foto di lei e Clarke al lago, incorniciata sopra al mobile accanto all'ingresso, prima di chiudersi la porta alle spalle ed andarsene via. A quel punto alla mora restavano poche cose da fare, parlare con suo zio e mettere a punto un piano per trovare Anya. Certo che, se avesse avuto Indra a capo delle indagini, sarebbe stato tutto meno complicato, di questa detective Ontari Thrill non sapeva davvero se si poteva fidare, e non sapeva se l'avrebbe lasciata collaborare alle indagini, anzi, era quasi certa che non glielo avrebbe permesso. Ma comunque, con o senza il supporto della polizia, Lexa era decisa a portare avanti delle ricerche anche per conto suo.

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