CHAPTER TWENTY

2.4K 139 10
                                    

Il tempo vola, e purtroppo è arrivata anche la sera della famosa raccolta fondi, alla quale mia madre mi ha incastrata per il discorso. Il salone è già gremito di gente che chiacchiera e che si ferma a salutarmi. Odio questi eventi, e il fatto di dover fare il discorso mi priva anche dell'unico lato positivo che ci trovo di solito: l'open bar. Fuori la notte inizia a prendere il sopravvento sulla giornata limpida e soleggiata, le grandi vetrate del salone permettono di sbirciare il cielo che si scurisce dopo l'ultimo residuo del tramonto.

<< Dottoressa Griffin. >> Sento chiamare alle mie spalle. Ma poco prima di girarmi con sconforto per l'ennesimo ospite sgradito che richiama la mia attenzione, una figura con una certa classe, in completo nero, fa il suo ingresso fiero incantandomi per un attimo. << Dottoressa Griffin >> Ripete l'uomo alle mie spalle, costringendomi a voltarmi e prestargli attenzione, non potendo più godere della tua vista in tutta la tua eleganza.

Terminata la noiosa chiacchierata, mi volto a cercarti, ma non riesco a trovarti, giro per la sala senza una meta ben precisa, e purtroppo senza successo, poi finalmente ti scorgo al banco del bar. Faccio per avvicinarmi, e il tempismo di mia madre non può essere peggiore di questo.

<< Clarke, cominciamo. >> Mi dice trascinandomi sul palco.

Inizia ad introdurre la serata, per poi lasciarmi a presentare il programma a cui sono destinati i soldi raccolti. Mentre sto lì sul palco, nel mio abito rosso sangue a parlare alla folla, ti cerco con lo sguardo per tutta la sala, ma tu sei sparita di nuovo. Immagino quanto ti stia annoiando a questo evento, del resto mi annoio sempre anche io, e mi dispiace tu debba sopportarlo per causa mia. Finalmente posso lasciare il centro del palco a mamma, che riprende la scena per le ultime parole di conclusione, così intanto posso continuare cercarti, ma purtroppo ancora non riesco a distinguere nessuna traccia di te.

Scendiamo dal palco e a lato, ovviamente, veniamo trattenute da qualche imprenditore benestante che vuole approfondire il discorso prima di staccare un assegno con qualche cifra importante. Eric fa la sua comparsa e, vedendomi alla ricerca di un modo per fuggire, interviene nel discorso richiedendo la mia presenza altrove.

<< Grazie, Eric! Non ce la facevo più... >> Dico al mio collega.

<< Non lo avevo capito. >> Mi schernisce ridacchiando. Mi guardo in giro, ma ora che non ho più nemmeno il rialzo del palco è difficile vederti nel mezzo della folla.

<< Ehi, ma tu sai che ci fa qui Alexandra Woods? >> Chiede con curiosità il Dottor Jackson al mio fianco.

<< Sì, l'ha invitata mia madre. >> Rispondo cercando di essere il più naturale possibile, come se non fossi l'unica cosa che mi interessa davvero di questa terribile serata. << Sai dov'è a proposito? >> Domando, continuando a guardarmi in giro.

<< È lì dietro con i tuoi amici investitori, dove l'abbiamo lasciata cinque minuti fa. >> Risponde con ovvietà riferendosi alla Dottoressa Abigail Griffin.

<< No, non mia madre. Intendevo Alexandra Woods. >> Preciso scuotendo la testa, mia madre era ovvio fosse ancora dietro l'angolo, sentiamo la sua voce persa in chiacchiere fin da qui.

<< Oh... >> Sospira, e credo di non essere affatto riuscita nel mio intento vedendo come mi guarda Eric ora, ma faccio finta di nulla e non replico, quindi alla fine si arrende e risponde. << L'ho vista al bar subito prima di venire a salvarti. >>

Annuisco e mi congedo, dirigendomi esattamente dove dovresti essere tu. Ma arrivo e non ci sei, oggi ho l'impressione che il mondo ce l'abbia con me e mi voglia privare di tutte le cose piacevoli della vita. Mi arrendo e mi tiro in disparte, perdendomi a guardare il panorama bellissimo del paesaggio ormai inghiottito nel buio, illuminato dalle luci della città. Una mano calda si poggia delicatamente sul mio braccio, facendomi sobbalzare, riconosco immediatamente quel tocco e subito un profumo familiare mi inebria, dandomi la certezza che sei tu. La tua mano scivola lentamente sul mio braccio sino ad arrivare alla mia, ricambio la tua stretta e mi giro a guardarti con il sorriso più radioso che ho. Per un secondo che sembra un'infinità mi abbandono nella profondità del verde delle tue iridi, che con questa luce mi mostrano delle sfumature nuove. Mi sembra finalmente che la serata stia acquistando un senso, e soprattutto mi regali un po' di gioia.

You are my weaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora