CHAPTER EIGHT

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Finalmente è il mio giorno di riposo, oggi ho deciso che la mia unica attività sarà dipingere. Entro nello studio, scosto le tende dalla finestra e lascio entrare la luce del sole per rischiarare l'ambiente. La luce naturale mi piace molto di più quando devo disegnare. Preparo la carta, spessa e ruvida come piace a me, prendo i carboncini e mi metto subito all'opera, perdendomi nella mia arte fino a sera.

*****

La giornata di Lexa non fu altrettanto piacevole e tranquilla. Mentre stava girando da sola per la fiera, in cerca di qualche novità, o nuova idea per rinnovare la palestra, fece l'incontro peggiore che potesse mai augurarsi. Qualcuno le urtò malamente la spalla e lei, con la sua "maschera da combattimento", si preparò ad essere spietata ed intransigente, come si mostrava sempre in questo tipo di ambiente.

<< Ehi, stai attento! >> Imprecò in modo poco aggraziato.

<< Mi scusi, Miss. Woods! >> Rispose in modo ironico e beffardo l'uomo che l'aveva appena colpita.

Al suono di quella voce, cupa e rauca, come una specie di rantolo strafottente, un fulmine attraversò gli occhi di Lexa. Anche senza guardarlo, lo aveva riconosciuto all'istante. Sapeva perfettamente chi fosse, e a quel punto era anche certa che l'avesse urtata in quel modo di proposito.

<< Roan! >> Tuonò la ragazza. << Brutto figlio di puttana! Come ti permetti? >> Ringhiò rabbiosa girandosi verso di lui.

<< Le ho chiesto scusa, Miss. Woods, non c'è bisogno di essere così volgari. >> Continuò Mr. Queen con il suo tono insolente e provocatorio.

Il fuoco invase lo sguardo di Lexa, la sua parte più spietata e selvaggia, si poteva chiaramente vedere nella sua espressione rabbiosa e tagliente. Se uno sguardo avesse avuto il potere di uccidere qualcuno, sarebbe sicuramente stato uno sguardo come quello. L'uomo più alto e molto più grosso di lei, portava dei capelli lunghi disordinatamente raccolti in un codino trasandato ed una barbetta incolta. Con aria di sfida, puntava i suoi occhi azzurri come il ghiaccio su di lei che, sempre più furiosa, faticava a trattenersi dall'aggredirlo. Quando lui le scoppiò in faccia in una risata di scherno non ce la fece davvero più. In un attimo gli fu con le mani al collo, presa dall'impeto e la furia di un animale selvaggio. Roan si liberò facilmente dalla presa e non si tirò di certo indietro, rispondendo a quell'attacco con le maniere forti. Anche lui, come Lexa, conosceva le arti marziali molto bene, e lo scontro fu piuttosto spietato.

Dopo svariati calci, pugni, prese e parate. La sicurezza dell'evento intervenne per calmare i bollenti spiriti dei due che, in modo piuttosto esplicito, minacciavano di uccidersi a vicenda. Anya arrivò proprio in quel momento e, preoccupata per la situazione, seguì Lexa in infermeria, cercando inutilmente di farla calmare. Del resto, con quello che aveva passato sua cugina nell'ultimo anno per colpa di Roan Queen e i suoi ragazzi, sarebbe stata un'impresa piuttosto difficile.

Una volta uscite dall'infermeria, Anya propose di lasciare la fiera e di rientrare a casa con qualche ora di anticipo. Così, caricarono l'auto con gli acquisti e tornarono in città.

*****

Sono le 21.00, Raven e Octavia entrano nel mio vialetto, scendono dall'auto e si dirigono alla mia porta. Sono tutte e due allegre ed entusiaste per la serata che ci aspetta, ed una volta entrate in casa iniziamo a brindare con qualche bicchiere di vino per tirare l'orario. Octavia ci assilla con qualsiasi informazione su Lincoln, e forse già un po' allegre per il vino ridiamo di gusto, prendendola in giro. Si vede lontano un miglio che non sta più nella pelle e non vede l'ora di rivederlo. D'altro canto, mi sento così anche io pensando a te.

You are my weaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora