CHAPTER THIRTY-ONE

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La mattina arrivò e la luce del pallido sole filtrava dalla finestra della stanza. Lexa si svegliò lentamente, con nelle narici percepì l'odore persistente di disinfettante tipico degli ospedali. Sentì dolore ovunque, e a fatica riuscì ad aprire gli occhi, o almeno uno dei due, l'altro doveva essere troppo gonfio per le botte subite. Si accorse di avere qualcosa a contatto con la sua mano destra, o meglio qualcuno. Girò lentamente il capo, cercando ancora di abituarsi alla luce, per mettere a fuoco l'ambiente circostante. Finalmente la vista le si schiarì e vide un viso angelico profondamente addormentato, contornato da una folta chioma bionda piena di soffici boccoli, appoggiato al letto. Clarke era lì con lei, era lì al suo fianco e stava dormendo tenendo una mano sotto la sua. Le labbra della mora si inarcarono nell'accenno di un tenero sorriso, e la sua mano, come animata di vita propria, andò ad accarezzare la guancia della ragazza, spostandole una ciocca ribelle di capelli. Un leggero mugolio sfuggì dalle labbra della bionda, che pian piano stava tornando dal mondo dei sogni. Le palpebre le si schiusero lentamente, mostrando a Lexa l'azzurro splendente di quegli stupendi occhi che tanto la incantavano e nei quali si perse, dimenticandosi come sempre dell'esistenza del resto del mondo, ed anche del dolore delle sue numerose ferite.

*****

Che strana sensazione, ho l'impressione di sentire un piacevole tepore sulla guancia, forse sto solo sognando. Mi sfugge un sordo mugugno, ma poi un profumo familiare mi riempie i polmoni e realizzo che qualcuno mi sta carezzando dolcemente. Con un po' di fatica apro gli occhi, è stata una notte pesante e fatico un po' ad adattarmi alla luce e a mettere a fuoco quello che vedo.

<< Lexa. >> È l'unica cosa che riesco a dire in tono stupito, mentre la mia mano corre automaticamente sulla tua e un sorriso mi si accende sulle labbra. Mi metto a sedere sul letto accanto a te, portando una mano sul tuo viso malconcio, e poi ti abbraccio. << Oh mio Dio. >> Sussurro incredula.

Sento il tuo corpo sobbalzare e fai un sospiro. Probabilmente ti ho fatto male, ma non dici nulla e le tue braccia mi stringono a te. Ho gli occhi lucidi, e un misto di emozioni contrastanti che si scontrano mi provocano una morsa allo stomaco, mentre godo di questo contatto e mi inebrio del dolce profumo della tua pelle. Cerco di sciogliermi da quell'abbraccio, ma subito mi fermo con la fronte poggiata sulla tua tenendo gli occhi chiusi, guardarti così mi fa stare troppo male. In un movimento lento ti bacio la fronte e poi torno a sedere tenendoti la mano tra le mie. Per un momento il silenzio si fa assordante, e notiamo, l'una nell'altra, dell'impaccio che non c'era mai stato prima. Credo che entrambe vorremmo parlare, ma nessuna delle due sa davvero da che parte cominciare. Ora che ti sei svegliata sono meno preoccupata, ma ancora piuttosto arrabbiata con te per tutto quello che mi hai fatto passare.

<< Se mi abbandonerai di nuovo... >> Sono io a rompere il silenzio, in modo anche fin troppo brusco e per niente comprensivo, lasciando trapelare la mia rabbia.

<< Non lo farò! >> Mi interrompi prima di lasciarmi finire la frase.

I nostri sguardi si incontrano, scruto nel profondo dei tuoi occhi e so che non mi stai mentendo. Vedo il dispiacere per esserti allontanata da me senza spiegare, e vedo il desiderio di mantenere la parola appena data. In quel verde incantevole e seducente vedo speranza e una richiesta tacita di perdono, che non so quando sarò in grado di darti, ma anche se arrabbiata non riesco comunque a staccarmi da te.

<< Mi hai spaventata a morte... ma cosa hai combinato? >> Ti chiedo all'improvviso.

<< Io dovevo fare qualcosa... >> Sussurri.

<< La polizia è stata qui stanotte, volevano parlare con te. >> Lo dico con preoccupazione.

<< Dimmi che lo hanno preso questa volta, c'erano abbastanza prove? >> Mi chiedi con speranza.

You are my weaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora