~Capitolo Venti~

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Quando apriva gli occhi vedeva solo il buio; era una giornata intera che stava sotto le coperte. Paolo non si faceva sentire da giorni. Non aveva fame. Aveva solo quelle costanti lacrime agli occhi e quelle tante domande che gli giravano nella mente senza una risposta; ma una sola domanda gli faceva tanto male da avere la forza di artigli che le graffiavano il cuore, simile a un sussurro, "Perché?".

Ma non voleva una risposta. Voleva solo sentirsi meglio; capire in qualche modo. In un mondo parallelo immaginava, che il suo Paolo entrasse dalla porta in silenzio, sedersi sul letto, avvicinandosi al suo orecchio dicendole "Va tutto bene cuccioletta! Sono quì vicino a te!"

Ma quando riapriva gli occhi, era solo una sua fantasia e scoppiando in lacrime, si diceva "La devo smettere, lui non verrà mai!"

Era ormai notte fonda, il giorno dopo sarebbe arrivato Mete per aiutarla nel trasloco; pensando che non era giusto vederla ridotta così. Si ripropose che l'indomani avesse fatto una doccia e si sarebbe ricomposta. Ma per ora, non né aveva la forza e... piano... scivolò nell'oblio dei suoi sogni.

Quando riapri gli occhi si accorse che era giorno prese il cellulare dal comodino per vedere l'orario. Una piccola speranza, accesa nel suo cuore. Desiderava un suo messaggio. Ma la delusione arrivò presto.

Erano soltanto le 6:00, con un grugnito, mise la testa sotto al cuscino. "È prestissimo". Pensava. "Il tempo sta cospirando contro di me".

Mete sarebbe arrivato solo alle 10:00. Allora decise di non stare con le mani in mano e balzò giù dal letto. Ripose negli scatoloni i vestiti, i libri. Quel cibo avanzato dalla dispensa. Si accorse che era ancora troppo presto, decise di pulire casa. Quando finì, con soddisfazione, la casa brillava. Si accorse che erano le 9:00 e con calma apparente, si diresse verso la sua camera, prese dei vestiti puliti e si rifugiò in bagno per abbandonare i suoi pensieri sotto un getto di acqua calda.

Mete bussò alla porta e con un finto sorriso, lo accolse con un abbraccio.

Portato tutto in macchina era il momento di partire.
Il viaggio fu particolarmente stressante. Il cappuccio della felpa che le copriva la testa. I capelli sciolti portati a entrambi i lati, leggermente ondulati, e le cuffie alle orecchie con la musica che le risuonava nelle orecchie. In braccio, stringeva con forza, il peluche regalatole da Paolo. Restata la sua unica ancora di salvezza.

Mete parlava ma non riceveva nessuna risposta. Il cellulare continuava a restare muto anche se non smetteva di fissarlo. Decise di prenderlo dalla tasca e di andare nella rubrica e scorrere fino al  suo nome. Provò a cliccarci sopra, ma non ebbe il coraggio di continuare la telefonata. Riagganciava immediatamente. Era lui che stava sbagliando. Non si può essere convinti di lasciare qualcuno senza prima averglielo detto. Eppure stava succedendo proprio questo. 

~Spazio Autore~

Ciao a tutti. Purtroppo oggi Sylvia. Speriamo che nel prossimo capitolo si riprende. Intanto volevo dirvi che questo testo è in collaborazione con mia sorella Amalia. Un bacione a tutti e STELLINE ❤

SHE 2 #WATTYS2017 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora