~Capitolo Trentotto~

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Era un napoletano poliglotta si sapeva esprimere in Inglese, in francese, spagnolo, tedesco, portoghese e un po' in mandarino (lingua ufficiale cinese).

"Adièr à la France".

Ripartirono per il Bel Paese.

Atterrarono a Bologna dove lì attendeva un viaggio in macchina. Aveva noleggiato un Ferrari testa rossa (rossa come l'amore) e proseguirono per Rimini.

Occhiali da sole ben in vista e foulard ben saldo al collo per non prendere freddo. Sull'autostrada musiche ad alto volume dei The Calling e degli Aerosmith.

Spensieratezza pura. Paolo ingranò la quinta marcia e partirono verso casa.

A Rimini li avrebbe aspettato una bella giornata rilassante. Sdraiati al sole con tanto di ombrelloni e sedie a sdraio. L'acqua era cristallina e tiepida al tatto con i piedi. La sabbia era bianca.

Sembravano tutti i presupposti per essere felici, quando sbuca dall'acqua, una ragazza dagli occhi azzurri che s'illuminavano al sole.

Si diresse verso il bagnasciuga dove aveva uno dei suoi asciugamani.

-Ciao Paolo!- Gli si rivolse con aria maliziosa alla vista dei suoi pettorali ben scolpiti.

-Teresa?!- mormorò e si alzò di scatto dalla sdraio blu notte.

Sylvia era seduta di spalle su di un pedalò e non si accorse di cosa le stava accadendo alle spalle.

Lei era così formosa, un seno da fare invidia a tutte e gambe lunghe due chilometri.

Paolo si premurò di farla allontanare perché non voleva che Sylvia pensasse a qualcosa di sbagliato.

Lei però, con spavalderia, si sedette accanto a lui chiedendogli cosa ci facesse tutto solo su un spiaggia così affollata, anche se erano le prime luci dell'estate e già sembrava facesse un caldo torrido.

-Senti devi andare via ok! Non voglio ripetertelo più!- Pronunciò con fermezza.

In quel momento Sylvia stava ritornando sulla spiaggia stanca sia del viaggio che della pedalata e vide Teresa che stava accanto a Paolo.

Teresa si accorse che stava guardando proprio da quella parte e gli schioccò un bacio sulla guancia e andò via.

"Allora è lei la Teresa che ha scritto il numero sulla mano di Paolo. Come ha potuto farmi una cosa del genere? Proprio con lei. Ma non era a Verona? Sentii voci su di lei che era pure incinta. Invece sta accanto al mio ragazzo. Al mio Paolo."

Corse verso l'ombrellone e arrabbiato, con Paolo, per la negligenza che aveva avuto fino a quel momento di non delucidarla sulla situazione. Si asciugò velocemente e poi si allontanò recandosi al bar del Lido.

Lui si accorse di qualcosa, chiuse tutto, portando a conclusione quella giornata andando a prenderla e portarla via da quel posto.

Ma proprio in quel momento, con due sedie a sdraio sotto le braccia, due zaini dietro la schiena squillò il cellulare e non sapeva come rispondere. Si fermò scuotendo la schiena per far avvicinare lo zaino, ma non ci riusciva. Gli incominciò anche a prudere il naso.

-Ma che sta succedendo proprio adesso? quando ho le mani occupate?- mormora mentre dei signori scoppiano a ridere vedendo quel ragazzo così buffo. Uno di loro si alzò e gli diede una mano a prendere il telefono dallo zaino (mica a grattargli il naso!). Era una chiamata di lavoro. Fortunatamente era riuscito in tempo a rispondere e il signore era ancora li che gli manteneva il telefono accanto all'orecchio.

Dopo quella figuraccia colossale, con lo sguardo basso, ringraziò qull'uomo e si recò a posare le sedie a sdraio e a mettere in moto la ferrari.

Sylvia arrivò poco dopo con due granite al limone fresche.

Dopo qualche sorso.

-Amore devo partire per Rio de Janeiro. Sai è la meta turistica di molte coppie di novelli sposini che scelgono per il loro viaggio di nozze. Se vuoi venire, non c'è problema. Tanto ora sai la verità.- Esordì.

Sylvia stava con lo sguardo basso. Accennò ad un voler andare. Ma era ancora troppo infastidita da quella Teresa. Allora sbottò. Chiedendogli se le stava nascondendo qualcosa perché aveva visto tutta la scena. Ma Paolo, con una risata isterica, le disse.

-Amore, quella ragazza lo conosciuta per caso al tabacchino, quel giorno che eri in ospedale. Mi ha chiesto di fumarci una sigaretta insieme e poi me la sono ritrovata sia in ospedale che in spiaggia. Lei mi ha scritto il numero sulla mano, è vero, e mi ha salutato con un bacio. Ma io non ho fatto niente. Giuro. Parola di lupetto!- Portò le dita come simbolo di pace.

Lei sorrise ma si accettò se gli avesse detto tutta la verità. Lui acconsentì.

-Io conosco Teresa sai!- Esordì dopo cinque minuti a fissarsi seriamente.

-Lei aveva detto di non conoscerti.-
Rispose incredulo.

Prese fiato e gli raccontò di tutta la vicenda che le accomuna.

Lui annuì.

-Non m'interessa di quella ragazza. Io ho te a mio fianco. Parti con me. Ti prego. Non riesco a starti lontana e non sentirti per di dieci giorni.-

-Allora dammi il tempo per prepararmi i bagagli e partiamo!-

Dopo quindi ore di viaggio, con scalo a Berlino. Arrivarono a Rio.

SHE 2 #WATTYS2017 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora