~Capitolo Trentatré~

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Con i termosifoni accesi l'aria sembrava più calda e così i piedi si riscaldarono rapidamente.

Mete e Monica avevano appena abbandonato la stanza lasciandole un bacio sulla fronte. Anche se ormai la febbre era passata e lei sembrava star meglio. Aveva solo un po' gli occhi lucidi mentre guardava Paolo accanto. Lui le stava accarezzando la fronte portando delicatamente i capelli umidi all'indietro. La guardava con dolcezza. Voleva infonderle tutto l'amore possibile.

Improvvisamente una domanda lo destabilizzò.

-Hai un'altra?- domandò Sylvia con un filo di voce.

Paolo terminò di toccarle il viso, si alzò di scatto e si recò alla finestra dandole le spalle, con aria misteriosa.

-Cosa te lo fa pensare?- mormora incupito.

-Perché vai via e non risulti più rintracciabile.- Afferma mentre accascia il viso sul cuscino. E ancora senza forze.

-Ti posso solo confermare quello che ti avevo detto in precedenza.- Sospirò
-Faccio un lavoro dove, per me, è impossibile tenerlo acceso, già ti avevo avvisato! Ora è meglio che scendo giù. Vado a comprarmi le sigarette.- con una piroette si trova fuori dalla stanza, lei non ebbe il tempo di replicare.

Una volta fuori la struttura ospedaliera, prese la macchina, accese il motore e prese la prima strada per farsi un giro e far scrollare addosso quelle parole. Era confuso. Credeva che Sylvia si fosse fatta del male perché credeva che lui avesse un'altra.

Accostò l'auto si recò al tabaccaio. Era avvolto nei suoi pensieri quando si scontra con una ragazza che stava per uscire.

-Ops scusa- chiese lui alzando la mano come per indicarle se si fosse fatta male.

-No, non mi sono fatta niente!- affermò la ragazza imbarazzata dalla bellezza di quel ragazzo. -Vuoi che ti offro un pacchetto di sigarette? Sono stata sbadata, non ti ho visto!- azzardò per attaccare bottone.

-No, grazie. Sono di corsa. Mi aspettano.- Si affrettò a dire.

-Perché sei fidanzato?- domandò interessata.

-Si, sono molto innamorato!- affermò arrossendo.

-Ah! Capito.- scoraggiata stava per andare via. Poi si voltò e gli chiese. -Ti va di fumare una sigaretta insieme?-

-Va bene. Una sigaretta va bene!- le diede conferma. Le comprò e si recarono in un giardinetto nei paraggi.

Chiacchierarono per un po'. Ad un certo punto del discorso Paolo stava parlando si Sylvia e le fa vedere una foto.

Quella ragazza rimase sconvolta. Era proprio la sia ex amica. Si rivolse a lui mentendo -Non la conosco!- sorrise e accostò il suo viso al braccio e si lasciò andare. Ma fu molto lesto ad alzarsi e a dirle -Senti, ora devo proprio andare!- la salutò con la mano e si recò versò la macchina.

Lei da lontano disse -Ricordati di me!- poi si avvicinò, prese una penna biro blu dalla borsa e annotò il suo numero di telefono sul palmo della mano. Firmandosi Teresa. -Questo è il mio numero spero che mi chiamerai!- Si allontanò con un occhiolino malizioso.

Guardò la sua mano imbrattata e di corsa prese la guida per ritornare dalla sua Sylvia.

Quando arrivò nella stanza pensò prima ad andare in bagno per levarsi l'inchiostro. Lei si accorse che stava passando troppo tempo, allora lo chiamò temendo che non stesse bene.

Dopo cinque minuti uscì. Si sedette accanto a lei.

Prese fiato e iniziò a raccontare.

-Nella vita faccio un lavoro che mi costringe a non stare mai in un posto. Non potrei parlarne, ma di te mi posso fidare. Non ho una famiglia. Non ho figli e né tantomeno ho un'altra. Devi stare tranquilla. Ho solo te nella mia vita e amo e vivo solo per te.- Raccontava con gli occhi dritti nei suoi.

Lei annuiva mentre prese le sue mani e baciò il suo palmo. Si accorse che c'erano dei numeri. Sembrava un numero di telefono. Poi s'intravedeva un nome tra l'inchiostro e la penna. Teresa. Improvvisamente un presentimento attanagliò Sylvia. 


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