«Bevi! Bevi! Bevi!» urlano i ragazzi in coro, guardandomi con uno strano scintillio negli occhi; io, a mia volta guardo, con la solita voglia di suicidarmi negli occhi, la bottiglia di vetro di fronte a me.
«Bevo, bevo, bevo, mi ubriaco e son felice, anche se poi vomito!» intona Michael, nonostante sia io quella a dover bere, avendo perso la partita a Monopoly.
Trattengo il respiro e spero di riuscire a morire soffocata, ma, ovviamente, il mio istinto naturale di sopravvivenza mi blocca dal farlo. Che schifo la vita, non posso neanche decidere quando e come morire.
Prendo tra le mani la bottiglia di Vodka, cui odore mi penetra nelle narici dandomi la nausea, e la porto alle labbra, chiudendo gli occhi e iniziando a bere, tutto d'un fiato. L'alcol rischia di risalirmi su più volte, ma io lo rimando giù altrettante volte. Finisco e sento la testa leggerissima e la voglia di vomitare farsi sempre più presente.
Si alza un urlo di cori felici e la mia mente si appanna.
Questo non va affatto bene.🌙
«Rain...» sento sussurrare al mio orecchio, mentre il respiro caldo di chiunque mi abbia chiamato mi fa il solletico sul collo.
«Hmm?» mugugno, portando le braccia sul viso per coprirmi ancora un po' di più dalla luce mattutina e dal mondo esterno. Ho sonno, e voglia di vomitare, e voglia di morire, ma quest'ultima è una voglia costante, perciò non me ne meraviglio. Più che altro non capisco perché abbia voglia di vomitare. Non ne vedo il motivo. O forse non lo ricordo.
«Rain, svegliati» apro gli occhi di scatto e la luce mi dà così tanto fastidio che per un momento riesco a mettermi nei panni di un vampiro. Mi do qualche minuto di pausa e poi li apro nuovamente, stropicciandoli per risvegliarmi del tutto. Mi stiracchio e guardo il viso sconvolto di mia madre. Ricambio il suo sguardo con confusione.
Come sono arrivata a casa? Non ero alla festa?
Le immagini della serata precedente iniziano ad invadermi la mente e ho ben vivido il ricordo di me che bevo mezza bottiglia di Vodka tutta in un sorso. Oh, cazzo.«Mamma, dimmi che non ho fatto nulla di stupido o insensato, dimmi che non ho rovinato tutto» la mia voce è piena di panico e così il mio corpo, che non riesce più a stare fermo, nonostante il movimento aumenti la mia nausea post sbornia.
«Tuo padre ti stava controllando ed è venuto a prenderti prima che facessi qualcosa di stupido» mi tranquillizza, mentre l'espressione sconvolta sul suo viso di fronte al mio pessimo stato va via via scomparendo. «Questo non significa che tu sia salva. Sei in punizione per due settimane» si alza dal letto e mi porge uno sguardo severo.
«Papà mi stava controllando?» esclamo sorpresa, passandomi una mano tra i capelli tutti annodati tra loro. Non oso immaginare il casino presente sul mio viso al momento, tra occhiaie, borse e trucco sbavato.
«Se non l'avesse fatto, avresti distrutto ogni nostro sforzo e tutta la storia della nostra famiglia» spiega, incrociando le braccia al petto, tenendo sempre su uno sguardo severo, capace di zittire chiunque. È l'alfa della famiglia, lei; persino il mio cane si mette a cuccia quando gli lancia certi sguardi.
«Dimmi che non mi avete controllato ad ogni festa a cui sono andata.»
«Sfortunatamente, sì» risponde lei.«Quindi voi sapete che io...» provo a dire, mentre le guance mi si colorano di rosso e il viso mi si surriscalda così tanto che sopra ci potrei preparare un barbecue.
«Sappiamo che non sei più vergine da tempo, sì» conclude lei per me, alzando gli occhi al cielo.
Sbuffo infastidita. «Siete i genitori peggiori di sempre» borbotto, la rabbia che mi cresce nel petto, sostituendosi al mio imbarazzo.
«Rain, ti rendi conto di quale sia il tuo obbiettivo nella vita? Non sei come gli altri» urla, stanca di tutti i miei errori, stanca di tutti i miei sbagli. A me non è permesso sbagliare, eppure lo faccio sempre. Deludo sempre tutti, me stessa per prima.
«Io non ho avuto scelta!» urlo anch'io, alzandomi in piedi e trattenendo le lacrime di rabbia che vogliono bagnarmi il viso.
«Sei in punizione per due settimane. Fine della storia» esce dalla mia stanza e mi lascia ancora una volta sola coi miei pensieri. E questa volta anche con la mia rabbia. E con la mia disperazione. E con la mia costante voglia di morire e rinascere in qualcuno che possa permettersi di sbagliare senza essere preso di mira da tutti, persino da gente cui bocca dovrebbe stare chiusa e ben cucita.
Ma io sono così, io sono questa, un ammasso di errori, capelli e sogni infranti. E il mio obbiettivo è più grande persino di me stessa.
🌙
Osservo lo schermo del mio computer, la fronte aggrottata e gli occhi stanchi, incredula della punizione che i miei genitori mi hanno dato. Niente cellulare, niente uscite con gli amici, oltre quelle per andare a pranzo, o cena, dai nostri parenti insopportabili. Solo computer, ma niente social networks, niente porno, niente musica. Solo computer per rileggere per intera la storia della nostra famiglia, storia che conosco meglio del palmo delle mie mani, storia che i miei genitori mi leggevano quando ero piccola per farmi addormentare, nonostante essa parlasse, e parli, di assassinii e distruzione.
Sbuffo, scocciata, e chiudo di scatto lo schermo del mio computer portatile, per poi buttarmi a letto e slegare i capelli dalla coda di cavallo che avevo fatto per tenere in ordine l'ammasso che mi ritrovo in testa. Mi sistemo in posizione fetale, stringendo tra le braccia il cuscino, cui federa è ancora macchiata dal trucco che ieri notte non ho tolto.
Vorrei tanto sprofondare, ma non mi è permesso neanche quello. Sono in punizione, quindi non posso fare assolutamente nulla, se non continuare a lamentarmi mentalmente della situazione.
Il mio sguardo distratto si posa sulla fotografia che ho poggiata sul comodino, nessuna cornice a darle importanza, perché per i miei genitori non ha importanza. Ma per me ne ha troppa. Guardo i nostri sorrisi, il mio e il suo, stampati sulla foto, così tanto impressi da essere impossibili da dimenticare. Lei è impossibile da dimenticare. Io, invece, sono impossibile da ricordare.
Il rumore di un sassolino contro il vetro della mia finestra mi fa sobbalzare, perciò, sbuffando – come mio solito –, mi alzo dal letto e mi dirigo verso la finestra, rimanendo di stucco quando riconosco la figura ben distinta che stona nel bel mezzo del giardino sul retro di casa mia.
Ma che cazzo ci fa qui? E, soprattutto, come cazzo ha fatto ad intrufolarsi nel mio giardino?
🌸🌸🌸
Hola!
Come state?
Io bene, ma mi è venuto il ciclo e che schifo. Vi giuro, mi fa più schifo della vita. Ed è tanto dire.
MA Shameless mi rende felice a livelli esagerati e quindi va bene così. A proposito, qualcuno qui che segue la serie?
Passiamo al capitolo.
Cosa credete che nasconda la famiglia di Rain? E chi credete che sia la lei presente nella fotografia? E, soprattutto, chi ha lanciato un sassolino contro la finestra di Rain?
Zan, zan, zaaan.
Okay, basta.
Grazie mille per visualizzazioni/stelline/commenti.
Vi ricordo che il mio profilo è pieno di os perché... sì.
Ci ritroviamo qui settimana prossima col nuovo capitolo, yay.
A presto.
- Tatia;
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Rain || 5SOS
Fanfiction«Buon anno nuovo, Rain!» alza il suo bicchiere di plastica al cielo, facendo dondolare così tanto il liquido al suo interno che mi finisce in testa. «Che schifo» dico solamente. Che il 2017 cominci. Facendo schifo. ⭐️ Iniziata: 21/11/16 Completata...