Chapter Fourteen

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Un tavolino, rotondo, una tovaglia rossa a coprirlo, neanche fossimo a Natale.

Un tavolino, rotondo, due sedie ai suoi lati, così scomode che il Kamasutra propone posizioni migliori e più semplici da eseguire.

Un tavolino, rotondo, due sedie ai suoi lati, occupate da due ragazze, simili nel sangue, ma differenti nell'aspetto (e nel carattere).

«Allora, cosa ti piace fare nella vita?» mi domanda Sunshine, prendendo un sorso d'acqua dal bicchiere posto di fronte a lei. «Oltre costruire cose, s'intende» specifica, facendomi aggrottare la fronte.
«Costruire cose?»

«Sì, fare l'architetto, sai» mormora con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, così serafico che Afrodite, a vederlo, si ingelosirebbe.

«Oh, sì, giusto, vero, hai ragione» biascico parole senza senso e mi incito mentalmente a stare calma. «Mi piace...» provo a dire, senza sapere cosa dire, perché a me non piace fare nulla, «Mi piace» ripeto, prendendo un bel respiro, «Calum» sbarro gli occhi appena il nome del ragazzo fuoriesce dalle mie labbra e tossicchio, scuotendo la testa. «No, non mi piace Calum» mi giustifico immediatamente con la voce acuta, «Credevo di averlo visto, ma non si trattava di lui. Comunque...»

«Rain, calmati» ridacchia e poggia la sua mano sulla mia, dandomi delle carezze delicate, leggere come una farfalla, una piuma o... be', o tutte le mie amiche, alte e magre come modelle di Victoria's Secret.

«A te cosa piace fare?» sposto l'attenzione su di lei, deglutendo e cercando seriamente di darmi una calmata.

«Mi piace scrivere, leggere, disegnare, suonare il pianoforte, il violino, la viola, il violoncello, il sassofono, il flauto traverso e, a volte, anche strimpellare la chitarra classica. Poi mi piace sciare, ma adesso non ci vado da un po', e studiare storia, filosofia, scienze della terra, storia dell'arte, matematica, fisica...» la fisso a bocca aperta. Non ricordavo avesse tutte queste passioni. Cioè, sì, ne aveva tantissime, ma non così tante.

«Vedo che in questi anni ti sei data da fare» mi lascio sfuggire, per poi maledirmi mentalmente.
«Come, scusa?»
«Intendevo dire che negli anni della tua vita ti sei data molto da fare» mi correggo, per la millesima volta nel giro di venti minuti.

«Oh, sì» annuisce accondiscendente e poi ringrazia il cameriere appena posiziona di fronte a noi due piatti completamente differenti. Io ho optato per un hamburger ricco di ingredienti e calorie, invece Sunshine per un'insalatina leggera, accompagnata da grissini simili alle gambe di Luke e da qualche patatina fritta per stuzzicare leggermente la gola. No, in realtà le patatine le ha prese per non farmi sentire in colpa per aver ordinato un panino il triplo della sua faccia.

«Buon appetito» esclamo, cercando di prendere tra le mie mani piccole l'immenso panino, grondante di... cose. Sembra che abbia vita propria, per quanto sia pieno.

«Buon appetito anche a te» prende una forchettina argentata e la porta all'insalatina, prendendone un pezzettino così piccolo che un uccellino si sentirebbe un cafone al confronto.

Mangiamo in silenzio, soprattutto a causa della mia bocca sempre piena di schifezze che sanno di orgasmo puro.
Finiamo di mangiare e Sunshine decide di pagare per entrambe, facendomi sbuffare e non poco. Insomma! Sono io la sorella maggiore! Sono io quella che dovrebbe offrire! Sono io quella che... oh, no, non ho soldi con me.

«Quanto amo il cibo di Phoenix» mormoro con aria sognante, carezzandomi lo stomaco pieno grande quanto quello di una donna al sesto mese di gravidanza. Se non all'ottavo.

«Vieni spesso qui?» chiede curiosa.
Mi stringo nelle spalle e annuisco. «Sì, i miei genitori sono di qui» dico solamente, per poi legare i capelli in una crocchia disordinata, a causa del caldo afoso e insopportabile della città. E siamo solo a fine Marzo.

«Fino a quando rimarrete qui tu e i tuoi amici?» chiede improvvisamente, facendomi mordicchiare il labbro inferiore di conseguenza.

«Per qualche altro giorno» la sua espressione si rabbuia, ma mi affretto ad aggiungere: «Ma torneremo meno di una settimana dopo, con tutto il resto della compagnia».

«Dev'essere bello avere così tanti amici che ti vogliono bene» sussurra. Ripenso a Laila che non credeva possibile che piacessi a qualcuno; e a Sasha, con cui ho scambiato sì e no venti parole in sei mesi di conoscenza; e a Luke e Grace, che sono gentilissimi, ma con cui non ho un vero e proprio rapporto; e ad Ashton, ubriaco tre volte su quattro durante i nostri incontri; e a Michael... con Michael mi trovo bene, nonostante la sua fissa per certe canzoni e il suo essere dannatamente stupido; e a Calum, ma mi trattengo dal pensare a Calum per la mia salute fisica e mentale.

«Puoi unirti a noi, se vuoi» dico di getto, per poi darmi uno schiaffo sulla coscia, di nascosto. Stupida, stai andando contro la legge, borbotta una voce nella mia testa, che scaccio via, come una mosca. O come una zanzara. O come tutte le cavallette che la mamma di Carlo ha provato a farmi mangiare quando vivevamo qui e trascorrevo alcune delle mie giornate a casa del mio ex ragazzo.

«Davvero?» gli occhi le brillano e io accondiscendo, sorridente. «Grazie mille» mormora, dandomi un abbraccio veloce, che non riesco a ricambiare per la sorpresa.

«Adesso devo andare, ma...» strappo una foglia da un alberello vicino a noi e ci scrivo sopra il mio numero, con una penna semidistrutta, ma funzionante, pescata dalla mia borsa. «Ecco a te» le porgo la fogliolina, cercando di non imbrattarmi con l'inchiostro. Ovviamente lo faccio, rovinando persino il mio numero scritto sopra, rendendolo illeggibile.

«Scrivi qui» mi porge il suo braccio e io annuisco, riscrivendo il mio numero di cellulare. «A presto, Rain.»
«A presto, Sunshine.»

Poco dopo, mentre cammino per le strade assolate di Phoenix, con tanto di mani in tasca e sguardo felice, mi arriva una chiamata. Suppongo si tratti di Sunshine o di uno dei ragazzi, perciò rispondo senza controllare il numero sullo schermo.
«Rain Edwards, che cosa hai combinato?» urla mia madre dall'altra parte del telefono.
Oops.

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state?
Io sto bene. Stanotte ho sognato che io e Michele Bravi eravamo amici. E, a proposito, ho pubblicato una OS intitolata Il diario degli errori. Correte a leggerla, suuu.

Cosa ne pensate di questo capitolo? Del rapporto tra Sunshine e Rain? E cosa pensate che accadrà dopo la chiamata da parte della madre di Rain?
Fatemelo sapere con un commento.
E ricordatevi di lasciare una stellina.

Vi ringrazio di tutto (ma davvero di tutto) e ci ritroviamo giovedì con Freaking me out su Michael Clifford.

#Staytuned 😎
A presto.
- Tatia;

PS. Nel prossimo capitolo si scoprirà una cosa molto importante.
PPS. Quanto è bella KStew nella gif?

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora