Chapter Twelve

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Quando la vita ti pone davanti un'alternativa, la cosa migliore da fare sarebbe ragionarci sopra, farci calcoli per notti intere, contare sulle dita, prevedere come potrebbe andare il futuro, sia quello vicino che quello lontano. Non si dovrebbe fare come me, che, di fronte alle scelte della vita, faccio ambarabà ciccì coccò ed è fatta. Certo, il mio metodo è più veloce, ma anche più azzardato.

Un esempio è l'accaduto di stamattina, quando al b&b ci hanno offerto tè, caffè, cappuccino, latte e chi più ne ha più ne metta. Non sapevo cosa prendere, e allora ambarabà ciccì coccò, ed è uscito il tè, che a me neanche piace.

Un altro esempio è quando la proprietaria, una donna gentile e con l'accento fin troppo marcato, ci ha posto di fronte torte di tutti i tipi, cornetti di tutti i gusti, uova e bacon. Non sapevo cosa prendere, ovviamente, e allora ambarabà ciccì coccò, e sono uscite le uova e il bacon. Per accompagnare il tè.

Questi sono esempi di grandi ed importanti scelte, ma poi la vita spesso ci pone davanti anche scelte ben più semplici, come: «Calum, secondo te dovrei cercarla?».

Il ragazzo si irrigidisce sotto al mio sussurro e poi scuote la testa, contrariato. «Non so perché tu non possa parlarmene, ma devo supporre che si tratti di qualcosa di serio, no?»

«Be', sì» faccio spallucce e mi stringo il manico della scopa tra le mani, il sudore sulla fronte e sotto le ascelle e dappertutto, e la voglia di morire nella testa e nel cuore e dappertutto.

«Allora devo supporre che incontrarla volutamente possa essere contro qualche legge morale dei tuoi genitori, giusto?»

Sbuffo e scuoto la testa. «In realtà, la legge è "fisica", non morale. E non è dei miei genitori» storco la bocca e osservo Michael poco distante da noi che, con gli auricolari alle orecchie, sta ballando e pulendo contemporaneamente. È una Cenerentola alternativa, lui. È Cenerentolo moderno.

«Ah, e devo supporre che tu non mi possa dire chi siano i creatori di questa legge "fisica"» inarca un sopracciglio, così spesso che Lily Collins se lo sogna la notte.
«No.»

«Non farlo, Rain, non cercarla.»
Annuisco e mi allontano da lui, dirigendomi verso il letto ancora ricoperto da strati di scatoloni.

Prendo tra le mani una fotografia che i miei genitori hanno lasciato tra gli scatoloni delle cose inutili e mi trattengo dall'arrabbiarmi con loro, perché so che non si tratta di loro scelte. Be', anche, ma non solo.

Comunque.
Fisso, con nostalgia, la fotografia che raffigura la mia famiglia al completo, e prendo la mia decisione. Cioè, decido di fare ambarabà ciccì coccò per poter prendere la mia decisione.

Mi schiarisco la voce (mentalmente, perché se Calum mi sentisse mi incenerirebbe col solo sguardo), e comincio a pronunciare le mie paroline magiche, che di magico non hanno neanche una doppia punta d'un capello.

Per fortuna mia, e sfortuna di Calum, la decisione è presa: cercherò Sunshine.

🌙

«Mi aiuterai?» unisco i palmi delle mani a mo' di preghiera e fisso insistentemente il moro di fronte a me.
«No.»

«Calum...»
«Rain...»

«Calum.»
«Rain.»

«Calum!»
«Rain!»

«Per favore?» lo imploro, mettendo su un broncio che sono certa che non lo convincerà, perché non sono Luke, non ho gli occhioni azzurri e il visino dolce.

«I tuoi occhi verdi sono satanici, nonostante il tuo broncio cerchi di essere angelico» borbotta, sospirando, mentre Michael ci guarda incuriosito dal lettino. In comune accordo, abbiamo deciso che faremo i turni, visto che il biondo dagli occhi verdi – non come i miei, ma molto più accesi e chiari – si è lamentato del continuo russare di Calum che, personalmente, la notte precedente non ho sentito. Comunque, stanotte io e Calum dormiremo insieme e domani sarà il turno mio e di Michael.

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora