Chapter Fifteen

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Prendo un respiro profondo e mi trattengo dal lanciare il cellulare per terra, schiacciarlo – e quindi distruggerlo – coi piedi e scappare via. Magari potrei prendere un aereo per Mosca, per poi trasferirmi in Siberia per allevare yak. Sarebbe bello, sarebbe divertente, sarebbe un bel futuro.

Scuoto la testa e mi dico che no, che devo stare calma, che devo prendermi le mie responsabilità e comportarmi come persona adulta e matura, quale non sono (ma dovrei essere).

«Mamma, scusami, perdonami, mi ha costretto Calum, è cattivo, è perfido, è maligno, è...»

«Rain, smettila» mi zittisce, facendomi sbuffare, anche se forse dovrebbe sbuffare lei al posto mio. «Una sola cosa dovevi fare, una!» mi urla, facendomi perdere l'uso del timpano destro.

«Non ho mai concordato con le nostre leggi, lo sai» sbotto, iniziando ad infuriarmi con mia madre e con tutto il nostro mondo di merda, così retrogrado che i mammut avrebbero avuto una mentalità più aperta e gentile, se fossero esistiti tuttora.

«Non importa cosa tu voglia e cosa tu non voglia, non importa cosa a te vada bene e cosa a te non vada bene. Non capisci? Non frega a nessuno dei tuoi pensieri e delle tue idee!» deglutisco, ferita, e chiudo la chiamata, stringendo il cellulare tra le mani e trattenendo le lacrime di rabbia che vorrebbero sfiorare le mie guance arrossate.

Inizio a incamminarmi verso la nostra vecchia casa, certa che lì, al momento, non ci sia nessuno. Tengo le mani nascoste nelle tasche anteriori dei jeans che sto indossando e la testa bassa, evitando gli sguardi della gente che mi fissa curiosa.

Appena raggiunta la casa che mi ha vista crescere e imparare – e, soprattutto, sbagliare –, prendo le chiavi tra le mani e provo ad aprire la porta difettosa, non riuscendoci. Sbuffo, scocciata, e mi metto a sedere sul marciapiede lì di fronte, col sole addosso e la polvere ovunque.

Poggio il viso sulle ginocchia, strette al petto, e capisco quanto Sunshine si possa sentire sola: senza famiglia, senza amici, senza nessuno che si prenda cura di lei, in così giovane età. E capisco che non è giusto; non è giusto che io abbia tutto e lei niente, quando lei meriterebbe tutto e io niente. Non è giusto che la vita ci abbia separate, che delle leggi stupide l'abbiano lasciata da sola e abbiano costretto la mia famiglia a trasferirsi. Non è giusto e io non ci sto.

«Rain?» la voce di Calum mi fa sobbalzare.
Alzo lo sguardo e incontro il suo, confuso. «Ehi» mormoro, passandomi una mano tra i capelli e riportando gli occhi sull'asfalto scuro e probabilmente caldo.

«Che ci fai qui?»
«Ho combinato un casino, Calum» ammetto, mentre sento il suo corpo posizionarsi accanto al mio, la sua spalla sfiorare la mia. «Sono un casino.»
«Non è vero.»

Con la coda dell'occhio lo noto scuotere la testa e accenno un sorriso. «È così e non ci si può fare niente» faccio spallucce, desolata.

«Perché sei qui?» domanda ancora una volta, e posso perfettamente percepire i suoi occhi scuri puntati sul mio viso chiaro.

«Avevo bisogno di stare da sola.»
«Tu hai sempre bisogno di stare da sola» specifica, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Sì, ma questa volta ne avevo bisogno per davvero» borbotto, fissando le doppie punte dei miei capelli e iniziando a staccarle, una per una.

«Vuoi che vada via?» fa per alzarsi, ma lo fermo tenendolo per un braccio, scuotendo impercettibilmente la testa.

«Resta» sussurro, incerta persino che mi abbia sentito. Ma resta, e allora suppongo abbia capito. «Tu che ci fai qui, invece?» chiedo, rendendomi finalmente conto che lui sia da solo, senza Michael al suo fianco.

«Ti stavo cercando» ammette.
«Davvero?»
«Sì.»

Così stupita dalle sue parole non mi rendo conto delle sue morbide labbra poggiate sulla mia gota arrossata dal sole. «Che stai facendo?» domando appena se ne allontana, imbarazzata.

«Com'è andato il pranzo con Sunshine?»
«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda» aggrotto la fronte e gli lancio un'occhiataccia fulminante, ma che probabilmente risulta dolce. Perché Calum, al momento, è l'unica persona che merita il mio interesse e il mio bene, oltre mia sorella. E Michael, anche Michael.

«Allora?» ribadisce.
«È andato bene.»
«Sii sincera» ridacchia, dandomi una leggera spallata.

«L'ho invitata a stare con noi durante la nostra piccola vacanza» ammetto, incrociando lo sguardo di Calum.

«Hai fatto bene» annuisce e si passa la lingua sulle labbra, per inumidirle, facendomi venire un attacco di cuore istantaneo. «Posso farti una domanda?»

«Me l'hai appena fatta» inarco le sopracciglia e faccio una linguaccia di fronte alla sua faccia stranita. «Chiedi, dai» lo incito, mordicchiandomi il labbro inferiore.

Un momento di silenzio e poi «Perché Sunshine non si ricorda di te?» si azzarda a chiedere.

«Perché le è stata cancellata la memoria» rivelo, liberandomi di questa piccola parte del grande segreto che sono costretta a tenere, sentendo il peso nel petto sparire, perlomeno in parte.

«Come?»
«Con la magia» faccio spallucce e cerco di evitare di pensare al fatto che a Calum stia rivelando cose che lui non dovrebbe affatto sapere.

«Non esiste la magia, Rain» borbotta, probabilmente pensando che lo stia prendendo per il culo.

«Vuoi scommettere?»
«Come facciamo a scommettere su una cosa che non esiste?» alza le braccia al cielo e sospira.

«Se riuscissi a darti la prova della sua esistenza, allora tu dovrai vestirti da Winx e andare in giro per le strade di Phoenix. Quando gli altri saranno qui, ovviamente» dico, evitando di sorridere vittoriosa.

«Se non riuscissi a darmi alcuna prova, e sono certo che sarà così perché la magia non esiste, allora tu dovrai venire a letto con me» inarca un sopracciglio e mi porge la mano.
Gliela stringo e «Ci sto».

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state?
Io bene, perché oggi è il terzo compleanno del mio amore, ovvero il mio cane, e allora sì, niente.

Cosa ne pensate di questo capitolo?
Si scoprono un po' di cose e spero non siate rimasti delusi dalla verità. Anche se c'è ancora molto da raccontare. E tutti i nodi verranno al pettine.

Quanto è bello Calum nella gif? No, perché io mi sto sciogliendo come un ghiacciolo al limone lasciato sotto il cocente sole estivo.

Vi ringrazio per tutte le stelline, per tutti i commenti e per tutto il supporto. Vi voglio bene.
E ci vediamo giovedì col nuovo capitolo di Freaking me out.

#Staytuned 😎
A presto.
- Tatia;

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora