Chapter Thirty-Five

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Non credevo lo avrei mai detto, ma Los Angeles mi era mancata. Addirittura gli abitanti di Los Angeles, con la loro mania per le feste e la loro ignoranza sul termine "solitudine", mi erano mancati.
Mi guardo attorno con occhi felici, Ares tenuto al guinzaglio al mio fianco, i miei amici magici e Aurora alle spalle.

Sta a me fare da guida nella città degli angeli, ma il punto è...
«Dov'è che dobbiamo andare?» chiedo confusa ad Aurora, mordicchiandomi il labbro inferiore.
«Conosci qualche posto tranquillo in cui organizzare un piano?» mi domanda a sua volta lei, mani in tasca e occhi svegli, come se tutto l'accaduto di Denali fosse stato solo un brutto sogno.

«Casa mia?» provo a dire, facendo spallucce, mentre Ares comincia a scodinzolare sentendo la parola "casa", le orecchie più grandi di quelle di Dumbo già tirate all'indietro.
«Non ci sono i tuoi genitori?»
Annuisco in direzione di Saturn, aggrottando la fronte. «Possiamo andare a casa di Calum» propongo allora, sperando che il ragazzo deciderà di darci il permesso di entrare, nonostante io sia sparita per mesi e mesi. Non di mia spontanea volontà, comunque.

«Ti ricordi dov'è?» prende nuovamente parola Aurora, inclinando la testa con un sorrisetto scherzoso stampato sul viso. Come se nulla fosse successo.
«Più o meno. Mi ricordo che abita vicino ad un ristorante di dubbio gusto» mormoro, guardandomi attorno.

Ci siamo teletrasportati vicino ad un parco che sono certa di aver già visto, ma di cui ricordo poco o nulla, ma penso di poter raggiungere casa di Calum. Penso. Forse no. Nel dubbio ambarabà ciccì coccò. Amen.

«Chiediamo a qualcuno» esclama Sirius, tutto contento della sua idea. Idea che però è stranamente intelligente e segue una buona logica.
«Sono fiera di te» esclamo a mia volta, dando un veloce abbraccio al ragazzo, facendo finta di asciugarmi le lacrime agli angoli degli occhi per l'emozione.

«Come si chiama il ristorante?» riprende il discorso precedente Aurora, senza perdere tempo con i nostri modi di fare da procrastinatori professionisti.
«Top o Flop, decidilo tu!» mostro un sorriso fintamente felice e poi scuoto la testa esasperata. Ma chi chiama un ristorante in un modo del genere, dico io?

«Scusi» mormora Aurora ad un passante, accennando un sorriso educato. «Sa dove si trova il ristorante Top o Flop
L'uomo che ha fermato la guarda senza guardarla davvero e poi prosegue per la sua strada, come se nulla fosse accaduto.
È tutto sempre più strano.

«Aurora...» comincio a dire quasi spaventata, «Ti ricordi cos'è successo a scuola, vero?»
«Cos'è successo a scuola?» mormora lei, confusa.

«Saturn, Sirius, Luna, voi ricordate qualcosa?» Luna annuisce all'istante, mentre Saturn e Sirius scuotono la testa, anche loro nella più completa confusione. «Che diamine sta succedendo qui?»

🌙

«Okay, ci siamo» mi mordicchio il labbro inferiore e osservo il palazzo in cui vive Calum, un po' rovinato così com'è rovinata questa zona della città.

Entro dal portone principale, che rimane aperto ventiquattro ore su ventiquattro, perché la maggior parte dei condomini dimentica o ha perso del tutto la chiave.
Ares mi sta vicino, annusando qua e là per controllare se sia tutto a posto. È un buon cane da guardia, direi addirittura eccezionale.

Giungiamo alla porta di casa di Calum, di legno rovinato, e suono il campanello, sperando sia all'interno dell'abitazione.
Ovviamente non lo è, perché dopo dieci minuti che siamo di fronte alla sua porta, ancora non ci ha degnato della sua presenza.

«Siamo proprio fortunati, eh» borbotta Aurora, sbuffando sonoramente.
Annuisco in accordo e metto su una smorfia annoiata. «Proviamo ad andare a casa di Ashton.»

🌙

«Okay, ci siamo» dico nuovamente, mordicchiandomi ancora il labbro inferiore, osservando con indecisione la porta di casa Irwin, sperando che un buco nero spunti da sotto i miei piedi e mi risucchi senza neanche pensarci due volte.

È che non sono pronta a incontrare Ashton, non sono pronta a rivedere i suoi gadgets di Capitan America e non sono pronta a rivedere tutto il resto della compagnia dei miei cosiddetti amici di Los Angeles.

Suono il campanello, trattenendo il respiro, cercando di non farmi prendere dall'ansia.
Ad aprirci è Laila, in tutta la sua maestosa bellezza. E al suo fianco ritrovo Sasha, i suoi capelli nuovamente arancioni e sempre d'una bellezza mozzafiato.

«Ciao» dice Laila, guardandomi senza realmente guardarmi, proprio come l'uomo a cui abbiamo chiesto informazioni qualche ora fa.
«Laila, sono Rain, non mi riconosci?» le domando confusa.
Okay che sono passati alcuni mesi, ma sono così facile da dimenticare?

«Rain...» sussurra lei, pensierosa, «No, non conosco nessuna Rain» scuote la testa convinta.
«Stai scherzando, vero?»
«Perché dovrebbe scherzare?» prende la parola Sasha, inarcando le sopracciglia, anch'esse tendenti all'arancione.

«Sasha, neanche tu mi riconosci?»
«Come fai a sapere il mio nome?» sbotta, mettendosi sulla difensiva.
«C'è Calum?»

«Ragazze, cosa succede?» domanda una voce che riconosco subito essere quella di...
«Sunshine?» apro la bocca sorpresa, mentre i maghetti e Aurora dietro di me iniziano a parlottare confusi. Spaventati tanto quanto me.

«Chi sei?» chiede lei, col suo solito tono educato e il suo solito sorriso gentile. Peccato che il suo sguardo sia perso, come se tra di noi ci fosse un vetro che non le permettesse di vedermi per davvero, per quella che sono, ovvero Rain, sua sorella.

«C'è Calum?» ripeto allora, sapendo che lui è la mia ultima possibilità.
Le ragazze chiamano Calum, per poi lasciarci da soli sulla soglia della porta di casa di Ashton, la confusione a far capolino nella nostra mente.

Calum ci raggiunge poco dopo e la sua bellezza è un colpo al cuore. Mi erano mancati i suoi occhi scuri, così come le sue labbra carnose. Mi era mancato addirittura il suo naso in costante competizione con la Cina in quanto grandezza.

«Ciao» mormora lui.
«Calum, ti ricordi di me?»
Il suo sguardo sembra illuminarsi per un millesimo di secondo, un riflesso quasi involontario, ma poi scuote la testa e ci sbatte la porta in faccia, lasciandoci allibiti nel bel mezzo del marciapiede.

«Cosa sta succedendo?» mormora Saturn spaventato.
«Non lo so, Saturn, non lo so» risponde Aurora.
Mentre io tutto ciò a cui riesco a pensare è quello sguardo perso di fronte a tutto, a quegli occhi vitrei da far paura. E a quella scintilla negli occhi di Calum.
Cosa cazzo sta succedendo qui?

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state?
Spero tutto bene e spero che quest'estate vi stia piacendo!

Cosa ne pensate di questo capitolo? Aurora, Saturn e Sirius non ricordano nulla, ma Rain e Luna sì: perché? E perché la combriccola di Los Angeles non ha idea di chi sia Rain?
Fatemi sapere i vostri pensieri con un commento e ricordatevi di lasciare una stellina.

Ci ritroviamo giovedì con Freaking me out, che sta giungendo al termine (quindi, mi raccomando, passate anche da lì!).

#Staytuned 😎
A presto.
- Tatia;

⭐️👁👁💧

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora