Chapter Eighteen

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I compleanni mi son sempre piaciuti, anche quelli di gente di cui non avevo idea del nome. Mi son sempre piaciuti per ovvi motivi, comunque: cibo gratis, alcol gratis, dolci gratis, magari bella musica, magari interessanti conquiste.

E questo compleanno è un'occasione speciale, e se il mese scorso mi avessero detto che sarei riuscita a partecipare a questa festa, non ci avrei mai e poi mai creduto.

«Tanti auguri a te, tanti auguri a te» intoniamo, battendo le mani a tempo e dondolando le teste a destra e a sinistra, «Tanti auguri a Sunshine» le voci si intensificano e i miei timpani si distruggono, «Tanti auguri a te!» finiamo la canzoncina insopportabile e si alza un coro di urla e baci e abbracci. Mi districo da tutte le membra sudaticce della mia compagnia e osservo la gioia stampata sul viso di Sunshine, che di certo non si aspettava che organizzassimo una festa a sorpresa in onore del suo diciassettesimo compleanno.

«Grazie mille, davvero» mormora lei, emozionata, con gli occhi lucidi e le mani tremanti.

«E adesso si balla!» Laila porta Sunshine al centro della pista da ballo, nonché il centro del salotto della mia vecchia casa, e la convince a lasciarsi andare e a ballare con lei sotto le note di Like it's her birthday dei Good Charlotte. Fortunatamente, la musica per la festa è stata scelta in comune accordo e non solo da Michael, che aveva intenzione di inserire nella playlist tutte le canzoni dei vari High School Musical e Camp Rock.

«Ti va di ballare?» mi chiede proprio Michael, porgendomi la mano in maniera galante, come se fossimo ad un ballo dell'Ottocento, e dovessimo ballare un valzer, anziché sotto una canzone di una band pop punk.
Comunque annuisco, e stringo la mano di Michael con la mia, lasciandomi andare ad una risata quando mi stringe a sé e poi mi fa girare in un piroetta da ballerina classica.

Mi diverto, con Michael, perché è semplicemente lui, perché è sincero, perché è puro, e anche perché è coglione. Perché mi fa uscire fuori di testa e mi fa arrabbiare, ma è diventato un buon amico, in poco tempo, e gli sono grata di avermi accolta tra le sue braccia senza capirmi fino in fondo, o senza sapere certi dettagli importanti su di me e sulla mia vita. Si è fidato e questo gli dà un'importanza immensa.

«Sai, Mike, all'inizio credevo che ti avrei odiato con ogni cellula del mio corpo» dico al suo orecchio, cercando di sovrastare la musica per farmi sentire.

«All'inizio credevo che saresti stata la mia prossima conquista» mi rivela, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«E perché adesso non lo credi più?» aggrotto la fronte e mi sforzo di tenere un'espressione offesa stampata sul viso.
«Perché a me non piacciono le ragazze degli altri» spiega.

Aggrotto ancora di più la fronte e faccio per aprire la bocca per chiedergli di cosa diavolo stia parlando, ma vengo interrotta da Grace, che mi stringe per la vita e mi porta a ballare con sé sotto le note della The llama song di Twaimz, canzone scelta da Luke.

Scuoto la testa per scacciare via le parole di Michael, e continuo a ballare con Grace, Sasha, Luke e Ashton, quest'ultimo con una maglietta che raffigura lo scudo di Capitan America per accentuare la sua passione, o forse la sua ossessione, per il supereroe.
La rappresentazione del disagio, insomma.

🌙

«Mi crederesti se ti dicessi che ho male ai piedi?» domanda Laila, accoccolandosi sul mio petto, facendo apparire una smorfia involontaria sul mio viso.

«No, tu porti i tacchi ventiquattro ore su ventiquattro, non puoi avere male ai piedi» le risponde al mio posto Sasha, accucciata dietro di lei, con la testa poggiata sulla sua schiena.

«Vorrei dormire» borbotta Ashton, col suo pigiama di Capitan America addosso. Mi chiedo se abbia anche i boxer abbinati, a questo punto.

«Vi va una canna?» Michael, precedentemente sdraiato accanto a me, dalla parte opposta di Laila, si alza a sedere, già pronto con alcune canne in mano e un accendino appoggiato sulle cosce nude, perché fa caldo e ha deciso, senza chiederci il permesso, di dormire con i soli boxer addosso.

«Voi fumate?» chiede Sunshine sconvolta.
«Oh, piccola Sunshine» sussurra Laila. Le do un buffetto sulla spalla, comportandomi da sorella maggiore, e la zittisco. «Cosa?» mi chiede allora, confusa.

«A me va» dice Calum, parandomi il culo per la millesima volta, e rubando una canna dalle mani di Michael. «Rain, la condividi con me?» chiede, facendomi cenno verso la porta principale. Annuisco ed esco da casa insieme a lui, evitando di alzare gli occhi al cielo dietro le risatine sommesse del resto della compagnia.

«Lo sai che io non fumo» mormoro appena siamo fuori, stringendomi nelle spalle e osservandolo di sottecchi.

«Certo che lo so» fa spallucce e accende la sua canna, iniziando ad aspirarla con naturalezza, come se lo facesse da una vita.

«E allora perché hai voluto che venissi qua fuori con te?»
«Non parliamo da qualche giorno e mi chiedevo se andasse tutto bene.»

Rimango in silenzio per qualche istante e mi mordicchio il labbro inferiore, indecisa su cosa dirgli. «È molto carino da parte tua» dico allora, per poi puntare lo sguardo verso il cielo stellato.
«Che cosa?»

«Il fatto che ti preoccupi. Per me. È molto carino come gesto» balbetto, gesticolando per rafforzare il concetto, che di per sé non esiste perché ho solo buttato fuori parole a caso nella speranza che ne capisse il senso.

«Io non mi preoccupo per te» borbotta, continuando ad aspirare dalla sua canna, per poi rilasciare il fumo lontano dal mio viso.
«E Ashton non ama Capitan America.»

«Va bene, forse un pochino. Ma perché siamo amici, no?» mi cerca con lo sguardo e mi faccio trovare.
«Ovvio» rispondo, un pizzico di incertezza nella voce.

«Perché Sunshine non si ricorda di te?»
«Perché chi non è mago non può conoscere la storia dei maghi, eccetto i figli dei maghi che avranno dei maghi.»

«Ma i figli dei suoi figli non potrebbero essere maghi?» chiede, confuso.
«Ci sono pochissime probabilità che lo siano, perché lei non ha il gene della magia. È più probabile che i figli dei miei figli siano maghi, invece» mi passo una mano tra i capelli e mi trattengo dall'imprecare. Odio il mio mondo, lo odio davvero.

«Rain...»
«Sì?»
«Tu sei costretta a relazionarti con un mago o hai la libertà di scelta?»

Sospiro e alzo gli occhi al cielo, triste e stanca di tutto. «Posso scegliere, però...»
«Però cosa?»

«Però se decidessi di intraprendere una relazione con un non-mago, verrei diseredata dalla mia famiglia. Sarei costretta addirittura a cambiare cognome» spiego, passandomi le mani sul viso, cercando di eliminarmi, cercando di cancellarmi dalla faccia della terra e sparire per sempre.

«Perché?»
«Te l'ho detto, i non-maghi non possono far parte del mondo dei maghi, eccetto i figli di maghi che fanno parte di quella fetta di generazione che non ha la magia, come i miei genitori.»

«E perché a me stai raccontando tutto, perché a me hai detto che Sunshine è tua sorella?»

«Che cosa?» la voce di Sunshine alle nostre spalle mi raggela il sangue, e non posso far altro che sbarrare gli occhi, e sperare in meglio, tipo che un fulmine mi colpisca. Adesso.

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state?

Sunshine ha sentito Rain dire che sono sorelle, quindiii... cosa credete accadrà?
Continuo a dire che capisco quanto possa rivelarsi complicato capire le regole dei maghi, però spero sia tutto chiaro. Se no, fatemi domande e cercherò di rispondervi.

Grazie mille per tutto e ricordatevi di lasciare una stellina.
Ci ritroviamo giovedì con Freaking me out.

#Staytuned 😎
A presto.
- Tatia;

⭐️👁👁💧

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora