Chapter Twenty-Nine

408 43 25
                                    

«Il 21 Febbraio 1997 sono nata io, dai Morton» inizia a dire, rilasciando un altro sospiro, «E sì, so che il cognome della mia famiglia è terribile» aggiunge, facendo una smorfia. Ridacchio, ma attendo che prosegua. «La mia famiglia è di origini italiane, tant'è che il mio cognome avrebbe dovuto essere Mortoni» e fa un'altra smorfia, «Okay, scusa, mi lascio troppo andare ai dettagli» borbotta.

Passo una mano sul viso, per farle intendere che non importa, e poi dico un veloce «Tranquilla».

«Dicevo, la mia famiglia è di origini italiane ed è cresciuta dando tantissima importanza allo stare insieme, all'essere effettivamente una famiglia. Grandi pranzi e grandi cene con tutti i parenti, festività magiche, e non, passate chiusi in casa, un bel caminetto a riscaldare la stanza, delle carte da gioco sul tavolo. Insomma, le tradizioni sono per loro fondamentali» annuisco, nonostante mi sia difficile immaginare una famiglia intera riunita e felice. Tutte le volte che i miei parenti si sono riuniti, hanno cominciato a litigare che neanche nei programmi come Il Grande Fratello o Jersey Shore. «Il punto, Rain, è che la felicità non può durare a lungo. La vita è fatta di ostacoli. E non tutti riescono a superarli.»

«Che intendi dire?» le chiedo, confusa.
«Intendo dire che, quando in una famiglia di potenti maghi, nasce una figlia non-maga, iniziano a sorgere dei dubbi.»
«Anche nella mia famiglia è nata una figlia non-maga» mormoro, facendo spallucce, continuando a non capire.

«Tua sorella è più piccola o più grande di te?»
«Più piccola.»
«E allora è giusto così.»

«Non riesco a capire, sinceramente» mi gratto la nuca, imbarazzata.
Aurora, d'altro canto, mi porge un sorriso. «Non è colpa tua. Non tutti i maghi crescono con una preparazione eccellente. E spesso la colpa è dei genitori, che li rifiutano, o che li lasciano in balia di loro stessi.»
«Spiegami tutto, per favore» la imploro, mordicchiandomi il labbro inferiore.

«In una famiglia di maghi, è sempre il primogenito ad essere un mago. È impossibile che sia il secondo figlio» dice, lanciandomi una lunga occhiata d'intesa. Peccato che più lei parli e meno io riesca ad intendere.

«I miei genitori erano convinti che mia sorella fosse la maga di famiglia» replico, aggrottando la fronte. Com'è possibile che sia impossibile che il secondogenito sia un mago, eppure i miei genitori, grandi amanti della magia e della sua storia, fossero convinti che mia sorella fosse una maga?

«Perché non volevano che fossi tu, semplice» mi dà una veloce carezza alla mano, che io ritraggo subito, come scottata.
«No, non è vero. Stai mentendo» scuoto la testa e trattengo le lacrime, mentre la consapevolezza delle sue parole inizia a farsi spazio nella mia testa.

«Mi dispiace, Rain. Non credevo che a raccontarti della mia vita, avrei toccato tasti dolenti» mormora, il suo tono palesemente dispiaciuto.
«Non...» prendo un respiro profondo, «Non è colpa tua.»

«Vuoi che continui, o preferisci parlarne un'altra volta?» mi chiede dolcemente.
«Continua pure» dico, evitando di ragionare su ciò che mi ha appena detto. Ci penserò dopo, stretta tra le coperte del mio letto, probabilmente con le lacrime amare a bagnarmi le guance calde.

«Io sono una primogenita non-maga nata da due non-maghi, Rain. Avrei dovuto essere una maga, ma non lo sono» spiega, storcendo la bocca. «La mia nascita ha portato disastri. Si è iniziato a supporre che mia madre avesse tradito mio padre con un non-mago. E tutti i nostri parenti, uniti nei periodi felici, si sono dileguati, sono spariti. E i miei genitori, dopo avermi cresciuta per sei anni, hanno deciso di abbandonarmi di fronte a questa scuola e ricominciare la loro vita.»
«Mi dispiace» le dico, mordicchiandomi il labbro inferiore. Due reiette, ecco cosa siamo.

«Qui sono stata cresciuta con tutto l'amore di cui una bambina, e poi una ragazza, ha bisogno. Il preside è mio zio e non ha esitato due volte a tenermi sotto la sua ala protettiva» sorride e le brillano gli occhi, quindi sospiro. Almeno una delle due è cresciuta con un po' d'amore.

«Sbaglio o tu non potresti vedere la scuola?» le chiedo.
«È un po' più complicato di così, il discorso. Diciamo che un non-mago con un minimo di sangue magico nel suo corpo, può vedere una buona parte di magia. L'altra parte la vedo grazie a mio zio, che mi ha fatto un incantesimo» spiega ancora una volta, facendo spallucce e tenendo sempre su un bel sorriso. Non si tratta di un sorriso felice, non è uno di quei sorrisi che lo guardi e dici "Toh, le persone felici esistono". Affatto. Ma è un sorriso tranquillo, come se ormai avesse accettato le condizioni della sua vita.

«Sto imparando di più oggi, sulla magia, che in tutta la mia vita» affermo, scuotendo la testa in disappunto.
«Se vuoi saperne ancora di più, ti posso fornire alcuni libri.»

«Se mi avessi fatto questa domanda mentre mi trovavo a Phoenix, oppure a Los Angeles, avrei di certo risposto di no. Ma visto che qui non ho nulla da fare, direi proprio di sì» le rispondo. «Posso farti una domanda?» le chiedo subito dopo.
«Dimmi pure.»

«Come hai conosciuto Sirius e Saturn e per quale motivo hai deciso di fidarti di loro?»

«Ho conosciuto prima Sirius. Saturn fa da relativamente poco parte del nostro gruppo. E il primo l'ho conosciuto per caso. Girovagavo per la libreria, quando avevo all'incirca dodici, o forse tredici, anni, e ci siamo scontrati. Lui era appena arrivato e si era perso» mi racconta, perdendosi nei ricordi lontani, in anni in cui io stavo in casa con mia sorella giocando a nascondino. E loro erano qui, chiusi in questa scuola, da soli.

«Come mai Sirius sta qui da così tanto tempo?» aggrotto la fronte e la osservo curiosa.
«Sarà una storia che ti racconterà lui, semmai e quando ne sentirà il bisogno.»

Annuisco, felice che abbia deciso di non raccontarmi la storia privata di un'altra persona. Significa che lei sia una persona di cui potersi fidare. E qui dentro ho davvero bisogno di una persona simile. «E invece Saturn?»

«Saturn è semplicemente un grande pettegolo e ha seguito Sirius fino alla mia porta, circa un annetto fa» ridacchia e io insieme a lei. Avrei dovuto aspettarmelo.
«Un po' come Luna ha fatto con me» le dico e lei annuisce, ridacchiando ancora un po'.

«Adesso tocca a te!» esclama, sistemandosi meglio sulla sedia.
Prendo un respiro profondo e inizio a raccontarle la storia della mia vita, fino ad arrivare alla settimana a Phoenix con i miei amici. Forse la migliore e la peggiore della mia intera esistenza.

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state? Avete finito la scuola? O avete esami da dare quest'anno? Oppure siete all'università o lavorate o non so, ditemi voiii.

Cosa ne pensate di questo capitolo? Della storia della vita di Aurora? E riguardo il fatto che il primogenito debba essere sempre un mago?
Fatemi sapere con un commento e ricordatevi di lasciare una stellina.

Ho pubblicato una nuova OS sabato (venti minuti dopo le due perché me ne ero dimenticata...) e spero vi piaccia. È diversa dalle mie solite, perché, prima di tutto, è basata su un anime e, secondo, è LUNGHISSIMA. Però se avete tempo e voglia, passate, anche perché non c'è bisogno di conoscere l'anime per leggerla.

Grazie mille per tuuutto.
#Staytuned 😎
A presto.
- Tatia;

⭐️👁👁💧

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora