Chapter Thirty-Four

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Decidiamo con dei semplici sguardi d'intesa di non chiedere ad Aurora perché la nostra meta sia proprio Los Angeles, e poi usciamo silenziosamente dal nostro nascondiglio nell'armadio, iniziando a darci da fare per sistemare più in fretta possibile le nostre valige, grazie all'uso della nostra magia.

«Adesso dobbiamo fare qualcosa che è assolutamente illegale qui a scuola» dice Aurora agitata, mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Ovvero?» le chiediamo in coro io, Sirius e Saturn, mentre Luna sta in un angolino a sistemare le ultime cose per il viaggio. È da quando si è ficcata nel nascondiglio che non fiata, e la cosa inizia a preoccuparmi.
«Dobbiamo uscire da scuola.»

«Ma visto che il preside non c'è più» dice Saturn, quasi sussurrando le parole che sa che feriranno la sua amica, «Non dovremmo essere facilitati?»
«No, affatto. La scuola ha una barriera magica attorno a sé che non permette agli alunni di scappare» incrocia le braccia al petto e sospira rumorosamente.

«E allora come ha fatto ad entrare chiunque ci abbia attaccato?» mormora Saturn, grattandosi la testa confuso.
«Penso ci abbiano attaccato dall'interno» mormora Aurora, abbassando lo sguardo dispiaciuta, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime, che scaccia via prontamente.

«Sei sicura?» chiedo io con una leggera ansia che rappresenta l'atmosfera che si è creata nella stanza.
«No, ma lo suppongo. Ho letto tantissimi libri riguardo alla nostra scuola e le scuole di magia in generale, ed è impossibile entrare, o uscire, senza permesso.»

«E hai qualche idea per farci uscire di qui?»
«Forse.»
«Proviamoci, allora» faccio un cenno nella direzione di Aurora e gli sguardi di ognuno di noi si accendono di una sicurezza che forse nessuno di noi credeva di avere.

Un'ora dopo, tutto ciò che siamo riusciti a fare è stato uscire nel giardino sul retro della scuola e guardare il cielo azzurro sopra di noi. Si crepa dal freddo e tutto ciò che stiamo facendo è battere i denti e tremare come le foglioline autunnali.

«Quindi...» mormora Saturn, rompendo finalmente il silenzio, «Che facciamo?»
«Sto cercando un modo per farci uscire vivi da qui» risponde Aurora sottovoce, probabilmente troppo persa tra i suoi pensieri, alla ricerca di ricordi da catturare per farci compiere la nostra missione, qualunque essa sia.

«Puoi cercarlo più in fretta?»
Lancio un'occhiataccia a Saturn e poi scuoto la testa, affranta dai suoi modi di fare. «Tu hai qualche idea?»
«No.»
«E allora stai zitto.»

«Le parole!» sbotta d'un tratto Aurora, facendoci sussultare. È come se Satana si fosse impossessato della sua anima e la sua lingua da inglese fosse diventata il Verbis Diablo. Insomma, non capiamo un cazzo di ciò che sta confabulando tra sé e sé.

«Cosa sta succedendo?» prende finalmente la parola Sirius, fissando Aurora terrorizzato, con tanto di occhi sbarrati. Effettivamente la ragazza continua a confabulare tra sé e sé, camminando avanti e indietro in un modo che mi fa venir voglia di vomitare.

«Succede che so come farci uscire da qui» dice d'un tratto.
«Cioè come?»
«Dobbiamo recitare una filastrocca nella vecchia lingua dei maghi.»
«Esiste una vecchia lingua dei maghi?» chiedo sconvolta.

«Mia madre mi raccontava sempre una filastrocca da piccola: "Quando conveniunt Camilla, Domitilla, Drusilla sermonem faciunt et ab hoc et ab hac et ab illa".»

«Quello è greco, lo so persino io» borbotta Saturn.
«È latino, cretino» risponde Aurora, alzando gli occhi al cielo in un gesto esasperato. «E comunque quella filastrocca, Luna, significa che quando le donne si incontrano, ben presto spettegolano.»

«È offensiva» sbuffo sonoramente e scuoto la testa.
«Non è il momento di discutere sul sessismo della filastrocca.»

«Qual è la vecchia lingua dei maghi?» chiedo allora ad Aurora.
«Io non la posso leggere, perché essendo umana per me è impossibile vederla, però so dove possiamo trovare la filastrocca.»

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora