«E tu che cosa ci fai qui?» dico al ragazzo appena gli sono vicina, portando le mani a riscaldarsi nelle tasche della felpa che sto indossando.
«Ho chiesto a Laila dove abitassi» Luke fa spallucce e accenna un sorriso capace di illuminare un'intera notte polare, così come farebbe il sole nei normali giorni.
«Perché?» domando, portandolo a nasconderci dietro un albero, certa che in questo punto sia impossibile vederci da dentro casa.
«Perché mi chiedevo come stessi» si gratta la nuca e punta il suo sguardo impacciato color del cielo contro la corteccia spessa dell'albero.
«Bene, grazie. Ora puoi andare via» faccio per andarmene, ma mi stringe per il polso cercando di fermarmi, «Che c'è?» sbuffo e mi libero dalla sua presa, incrociando le braccia al petto.
«Ti va di venire al pub con me?»
«No.»
«Per favore» mi implora, con lo sguardo puntato sul mio, sempre impacciato. Mi penetra, con i suoi occhi azzurri e col suo leggero broncio stampato sul viso. Non è giusto, io non posso comprare la gente in questo modo, quindi non vedo perché gli altri dovrebbero comprarmi così, con le facce dolci e carine.«Sono in punizione» borbotto, «Per colpa vostra» finisco per aggiungere di riflesso, senza neanche ragionarci su più di tanto.
«Perché mai?» domanda confuso, aggrottando la fronte così tanto che le sopracciglia finiscono per unirglisi.
«Perché mi avete fatto bere e i miei genitori non vogliono che io beva» semplifico la questione, certa di non conoscere Luke abbastanza per narrargli la storia della mia vita. In realtà, Luke non lo conosco proprio e basta.
«Tuo padre ieri sera ha detto che era venuto a prenderti perché hai il coprifuoco e perché devi prendere una pillola o la notte fai la pipì a letto.»
Sbarro gli occhi, a sentire le sue parole, e mi porto entrambe le mani tra i capelli, tirandoli all'indietro, con la voglia di stringere tra le mani le teste dei miei genitori e sbatterle l'una contro l'altra.
«Non è assolutamente vero, Luke» dico immediatamente, scuotendo la testa sconsolata, «Voleva solo punirmi per esser venuta alla festa» aggiungo, per quanto quest'ultima parte non sia vera.«Oh, allora devo dire ad Ashton e Michael di non prenderti in giro. Volevano farti uno scherzo davvero divertente» ridacchia tra sé e sé, mentre io lo guardo a bocca aperta.
«Motivo in più per cui non verrò al pub con te» gli do una pacca sulla spalla e faccio per andare via, ma questa volta sono io a bloccarmi sui miei stessi passi, «Anzi, sai cosa, ci verrò» dico, decidendo di infrangere la punizione dei miei genitori, per dispetto contro la loro boccaccia.
«Fantastico!»🌙
Questo posto fa schifo. La birra che questo posto serve fa schifo. E la compagnia fa ancora più schifo di questo posto e della birra che questo posto serve. Ma, c'è sempre un ma, mi sto ribellando ai miei genitori e questo basta per farmi apprezzare un minimo l'ambiente circostante.
«Allora, Rain, quand'è stata l'ultima volta che hai fatto la pipì a letto?» chiede Ashton, prendendo un sorso della sua birra e bevendola con gusto. Ashton mi fa più schifo di questo posto e di questa birra. E di tutta l'intera compagnia.
«No, no, Ash, Rain mi ha spiegato che suo padre lo ha detto solo per punirla» Luke prende la parola al posto mio e, sotto sotto, molto in fondo, nel profondo più profondo del mio cuore, gliene sono grata.
«Guarda che non c'è nulla di cui vergognarsi, qua siamo tutti amici» spiega Michael, con un sorrisetto sarcastico sul viso. La voglia di prenderlo a pugni è più forte di me e non la fermo, dandogli così un pugno sul viso. Peccato che a farmi male sia io e non lui.
«Vaffanculo» borbotto, per poi alzarmi, prendere la mia borsa con la mano buona e uscire dal locale. Starà a loro pagare quella merda che viene comunemente chiamata birra.
Inizio a camminare sotto il sole tiepido di Los Angeles, indecisa su dove andare. Io questa città non la conosco e non la sento neanche mia.
Phoenix è mia. Phoenix, la Valley of the Sun, il caldo, i suoi musei, il Papago Park, il Desert Botanical Garden, e il Grand Canyon, cazzo. Mi manca la mia città, mi mancano quei pochi amici che avevo e mi manca rischiare di morire di infarto ogni volta che mi trovavo un animale di fronte appena uscivo dalla zona urbana della città.
«Rain!» alzo gli occhi al cielo e mi giro verso chiunque mi abbia chiamato, trovandomi davanti la figura di Calum, coi suoi capelli scuri e riccioluti, che gli ricadono in piccole onde sulla fronte, e i suoi occhi scuri, che sembrano risucchiarti dentro, come un buco nero.
«Che vuoi?»
«Perché sei andata via?»
«Perché siete dei coglioni, forse?» inarco un sopracciglio e riprendo il mio cammino, sicura che mi seguirà. E infatti sento subito i suoi passi dietro di me. È un vizio, quello degli abitanti di Los Angeles, di seguire la gente quando invece quest'ultima vuole stare da sola.«Non è che tu scherzi» sbotta, lasciandomi senza parole.
«Stai scherzando, vero?»
«No. Hai un carattere di merda, hai sempre da dire su tutto e tutti e hai un cane violento e pericoloso!»«Non osare dire una parola su Ares!» urlo, facendo sì che diverse persone si girino ad osservarci incuriosite. «Se il tuo cane di merda non si fosse avvicinato al mio, non sarebbe successo nulla, ti rendi conto? E noi non ci saremmo conosciuti e io sarei stata benissimo da sola» gli sguardi dei passanti mi penetrano fino alle ossa, ma il mio rimane fisso su Calum. Il mio respiro ansante è l'unica cosa che riesco a sentire e gli occhi infuocati di Calum sono l'unica cosa di cui riesco ad accorgermi prima di ritrovarmi le sue labbra sulle mie, prima di ritrovarmi a ricambiare il bacio, portando le mani ad intrecciarsi sulla sua nuca e facendomi stringere dalle sue braccia muscolose, sempre più forte e vicino al suo corpo caldo.
Si distacca poco dopo, lanciandomi un'ultima occhiata infuriata prima di andare via. Rimango ferma per qualche minuto, le labbra ancora bisognose delle sue, morbide e carnose, le mani ancora alla ricerca dei suoi capelli spessi ricadenti sulla nuca, gli occhi ancora persi nel ricordo dei suoi, di occhi, scuri come la pece.
Riesco a riprendermi solo quando un bambino mi investe col suo cono gelato tra le mani, facendomi ricordare quanto lo schifo sia sempre in agguato. E quanto la mia vita, di schifo, ne abbia già visto fin troppo.
🌸🌸🌸
Hola!
Come state?
Io bene. Mercoledì è il mio compleanno e... niente. Però sappiate che molto probabilmente pubblicherò una os, quel giorno, quindi... niente lo stesso.
ALLORA.
Cosa ne pensate di questo capitolo? E che ne pensate di Rain x Luke (Ruke? Lain)? E di Rain x Calum (Ralum? Cain?)
Fatemi sapere e ricordatevi di lasciare una stellina.
Vi ringrazio per visualizzazioni/stelline/commenti e alla prossima settimana col quinto capitolo!
A presto.
- Tatia;
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Rain || 5SOS
Fanfiction«Buon anno nuovo, Rain!» alza il suo bicchiere di plastica al cielo, facendo dondolare così tanto il liquido al suo interno che mi finisce in testa. «Che schifo» dico solamente. Che il 2017 cominci. Facendo schifo. ⭐️ Iniziata: 21/11/16 Completata...