Chapter Thirty-One

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«Certo che hai degli amici strani» dice Aurora ridacchiando, con gli occhi pieni di lacrime a causa di tutte le situazioni che le ho raccontato. Ad esempio di come Michael sia tornato col viso dello stesso colore dei suoi nuovi capelli, sul punto di vomitare, dopo aver assaggiato le cavallette a casa di Carlo.

«Be', anche tu» mormoro, facendole l'occhiolino e accennando un sorriso quando vedo i tre ragazzi di rientro dalla difficile missione di Saturn Man.

«Ti mancano?» mi chiede, tornando seria, poggiando i gomiti sul tavolo di fronte a lei e il mento sulle mani, così da potermi osservare meglio.

«Un po'» ammetto, sentendo le guance surriscaldarsi leggermente al ricordo di Calum, della sua curiosità nei miei confronti, del suo interesse verso la mia vita privata, verso di me. Basta, devo togliermelo dalla testa. Sembro una tredicenne con la sua prima cotta. E pensare che a tredici anni li conquistavo con niente i ragazzi.

«È normale. È sempre così. Magari in compagnia di certe persone stai male, soffri, ti senti oppressa. Ma poi sei costretta a starci senza, e il dolore ti colpisce così forte che ti toglie il respiro.»

Annuisco e mi mordicchio il labbro inferiore, mentre accade esattamente ciò che ha detto. Il dolore mi colpisce, e mi fa male. E non so come mandarlo via, non so come scacciarlo. Non è un brufolo, che ti dà così tanto fastidio, ma alla fine, in un modo o in un altro, sparisce. No, il dolore è diverso. Ti entra dentro, ti si insinua nelle vene ed è difficile lasciarlo andare. Anche perché, se lo cacci via, mica sai cosa ti rimane. Magari il nulla. E il dolore è meglio del nulla.

«A me è successo. Mi succede tuttora» dice Saturn sottovoce, aggiungendosi alla conversazione, a piccoli passi, pian piano, facendomi addirittura sussultare.
«Davvero?» domando, curiosa di conoscere un po' meglio questo ragazzo che mi lancia perennemente occhiate maliziose e battutine a sfondo sessuale.

«Sì» annuisce e si avvicina al tavolo, sedendosi accanto a me. «A quindici anni ho capito di...» prende un respiro profondo e scuote la testa, imbarazzato.
«Saturn, tranquillo, raccontale la tua storia» si intromette Aurora, lanciando un'occhiata dolce al ragazzo seduto accanto a me.

«Sono bisessuale» dice tutto d'un fiato, facendomi accennare un sorriso.
«Una mia amica è lesbica, Saturn» mormoro, ripensando a Laila, cercando di scacciare via il peso che mi opprime il cuore. Mannaggia ad Aurora e a quando mi ha fatto ripensare ai miei cosiddetti amici di Los Angeles. «Cos'è successo, comunque?» gli chiedo, riportando l'attenzione su di lui.

«A quindici anni ho capito di essere bisessuale. Ho sempre ammirato il corpo degli uomini, così come quello delle donne, ma credevo che fosse normale, che capitasse a tutti. E quindi, proprio per questo motivo, mi definivo etero» spiega, gesticolando un po' con le mani, mentre le guance gli si colorano di rosso. «Poi ho conosciuto Tyler. Un non-mago» sottolinea le ultime due parole e so che il peggio sta per arrivare. «Tyler era, ed è, perché per quanto io sappia è ancora vivo» borbotta tra sé e sé, facendomi ridacchiare. «Dicevo, Tyler era, è, cioè, hai capito...»
«Tyler era gay» dice Aurora per lui, sbrigativa.

«Ecco, sì. Tyler era gay, e mi ha mostrato il fantastico e vario mondo della comunità LGBT+, mondo a me completamente sconosciuto, all'epoca. E mi sono innamorato di lui, e lui di me. E ho capito che non esiste la normalità, tantomeno l'anormalità. Per me è normale mangiare una caramella alle 11:30. È un'abitudine. Ma per te potrebbe essere anormale.»
«Saturn, ti prego, evita di perderti in discorsi filosofici sulle caramelle» borbotta Aurora.

«Be', insomma, per i miei genitori l'omosessualità è anormale, innaturale. Così come le relazioni tra maghi e non-maghi» si mordicchia il labbro inferiore, mentre lo sguardo gli si incupisce leggermente. «Quando ci scoprirono, uno o due anni fa, mi costrinsero a lasciarlo e mi portarono qui» conclude, ormai triste.
«Mi dispiace» è tutto ciò che riesco a dire. Perché in queste situazioni non c'è molto da dire.

«Questo è il motivo per cui sono un donnaiolo.»
«Tu non sei un donnaiolo. Tu ti avvicini alle donne e loro ti mandano a quel paese.»
«Aurora, il tuo parere non è stato richiesto» borbotta Saturn, sbuffando sonoramente.

«Quindi cosa fai, stai lontano dagli esseri umani di sesso maschile?» chiedo, aggrottando la fronte confusa.
«Ci provo.»

«Non devi. Devi essere te stesso, Saturn, e fanculo a ciò che pensa la gente» mormoro, dandogli una veloce carezza sulla spalla sinistra, ovvero quella che mi viene di fronte.
«Grazie.»

«Anche io ho un rapporto terribile con i miei genitori, perciò ti capisco» dico, mordicchiandomi il labbro inferiore.

«Dovresti recuperare il rapporto che hai con loro» si intromette Sirius, avvicinandosi insieme a Luna, che annuisce accondiscendente alle sue parole.
«Per quale motivo?» chiedo, leggermente infastidita.

«Perché se li perdessi, ti pentiresti di non avergli dato un'altra possibilità, di non aver provato ad ascoltare le loro ragioni» spiega, mentre il fastidio via via se ne va, lasciando spazio alla curiosità.
«Perché dici così?»

«Perché i miei genitori sono morti in un incidente stradale, Rain. E quella stessa mattina avevamo litigato perché io non volevo assolutamente fare quel viaggio con loro. Avevano deciso di lasciarmi a casa, infine, di accontentarmi, ma io rimanevo comunque arrabbiato con loro. Non li ho neanche salutati, sai? L'ultima mia espressione che hanno visto è stato un broncio offeso, le ultime mie parole che hanno sentito sono state un "vi odio". Partirono tardi a causa mia, quel giorno. Ebbero quell'incidente a causa mia» le lacrime gli rigano il viso, così come rigano il viso a tutti noi, persino a Luna.

Mi alzo in piedi e mi avvicino a Sirius, dandogli un veloce abbraccio, che probabilmente non servirà a nulla, non ricostruirà i pezzi che ha perso perdendo la sua famiglia. «Non è stata colpa tua» gli sussurro all'orecchio, puntando i miei occhi verdi nei suoi scuri.

Scuote la testa e so che forse non si perdonerà mai. «I sensi di colpa sono ciò che mi fanno essere così. Forse un po' stupido, lo so, ma perlomeno gentile» fa spallucce e mi si stringe il cuore.
«Sei una bravissima persona, Sirius.»

«Mia madre è morta quando avevo dodici anni» sussurra Luna e tutti ci giriamo ad osservarla, un po' sconvolti che abbia deciso di aprirsi con noi, un po' sconvolti che abbia vissuto una cosa del genere ad una così giovane età.

«Cosa le è successo?» le chiede Aurora, posizionandosi accanto alla ragazza che nel nostro gruppo è la più piccola, quella che si trova nel bel mezzo dell'adolescenza, ed è da sola, perché tutti non fanno altro se non indicarla come la ragazza strana. E forse un po' strana lo è, ma non lo siamo tutti?

«Mia madre era una di quelle persone sincere, belle, amichevoli; una di quelle persone che amava la vita, ma la vita non è riuscita a ricambiare il suo amore, tant'è che le è stata diagnosticata la leucemia e un anno dopo è morta.»

«È per questo che la citi sempre?» le chiede curioso Saturn.
«Saturn, non è il momento» mormora Aurora, lanciandogli un'occhiataccia.
Luna scuote la testa in direzione di Aurora e rivolge un piccolo sorriso – visibilmente forzato – a Saturn. E poi annuisce, rispondendo alla sua domanda. «Mia madre era tutto per me, ed è tutto, quindi voglio che lo sappiano anche gli altri.»

«Sapete una cosa? Voi siete una bella seconda famiglia» dice Sirius all'improvviso, arrossendo quando i nostri sguardi si ritrovano puntati su di lui.
«Hai ragione» mormoro, sorridendo.

Saturn ci costringe a formare un abbraccio di gruppo, Sirius non capisce, Aurora si lamenta, lo sguardo di Luna ritorna ad essere stralunato, io borbotto qualcosa di incomprensibile persino a me stessa, e tutto torna alla normalità. Per quanto il nostro gruppo possa essere definito normale.
Ma va be'.
Tanto domani sarà un altro giorno di merda.

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state?

Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi aspettavate che i nostri personaggi avessero storie simili alle spalle?
Fatemelo sapere con un commento e ricordatevi di lasciare una stellina.

Grazie mille per tutto e ci ritroviamo giovedì con Freaking me out.
#Staytuned 😎
A presto.
- Tatia;

⭐️👁👁💧

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora