«Non credevo avessi una sorella» mormora Calum, stranito dalla mia rivelazione.
«Sì, più piccola di due anni» spiego, portando i capelli su una spalla per dar loro una forma più sensata.
«Come si chiama?»
«Sunshine» pronunciare il suo nome mi provoca brividi per tutta la schiena e mi bagna leggermente gli occhi. Trattengo le lacrime e prendo un respiro profondo. «Si chiamava Sunshine» sussurro.«Chiamava?»
«Già, chiamava» chiudo gli occhi, stringendoli così forte che le palpebre mi fanno male, cercando di eliminare i ricordi dalla mia testa, cercando di scacciare via le immagini felici del passato. Tutti i sorrisi, tutte le risate, tutti i "ti voglio bene" sussurrati come un segreto da tenere sempre al sicuro.«Cosa le è successo?»
Noto, dopo aver riaperto gli occhi, il corpo di Calum più vicino al mio e altri brividi mi percorrono la schiena, differenti dai precedenti. «Non posso parlarne, scusami» mi mordicchio il labbro inferiore e osservo Luke in lontananza, che sta fingendo di essere una papera, mentre Michael balla con entusiasmo Mueve la colita, sbattendo il suo didietro a destra e a manca quasi meccanicamente, come se fosse un tergicristalli e dovesse pulire il vetro di una macchina.«Non puoi o non vuoi?» chiede Calum, facendo una smorfia nel vedere quanto imbarazzanti siano i suoi amici.
«Non posso.»
«Perché?»
«Perché non mi è concesso parlare di lei» spiego, notando il cambio di movimenti di Michael, che da Mueve la colita è passato alla Macarena. Mi sorprendo quando mi rendo conto che sa a memoria tutte le parole della canzone. «Non credevo Michael parlasse lo spagnolo.»«Non lo parla, però ama questo tipo di musica» sospira esasperato e si alza in piedi, pulendosi via la sabbia e porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi a mia volta. Michael dovrebbe prendere esempio da Calum, che è, sì, un coglione, ma perlomeno educato. E sì, non supererò mai la mezz'ora di camminata da casa mia fino a quella di Ashton. Come non dimenticherò mai la mia caduta e le risate isteriche di Michael.
«Ma mi aveva detto di amare gli AC/DC e i Metallica!»
«Gli piace variare» fa spallucce e accenna un sorriso, che si affievolisce quando riconosce tra le parole di Luke, non molto distante da Michael, una canzone di Hannah Montana. Il ragazzo, tra l'altro, sta ballando. O, perlomeno, intuisco stia ballando. Perché, in realtà, sembra che un insetto gli sia finito dentro lo stomaco e si stia destreggiando tra le sue interiora.
«You get the best of both worlds, chill it out, take it slow, then you rock out the show.»«Il mio borsellino con dentro gli assorbenti utilizzato come microfono è un tocco di classe» ammetto, facendomi sentire da tutta la compagnia.
«Che schifo!» urla Luke, lanciando il più possibile lontano da sé il mio borsellino, mentre Grace, la sua ragazza, sta ancora canticchiando, con enfasi, come se sentisse la musica scorrerle nelle vene: «You get the best of both worlds, mix it all together, and you know that it's the best of both worlds».
«Luke, si trattava di assorbenti nuovi, chiusi dentro un borsellino!» esclamo, correndo per recuperare il mio borsellino, cui dentro ci avevo lasciato pure le chiavi di casa e la carta d'identità. «E poi hai una ragazza!» esclamo ancora, mentre Calum ridacchia alle mie spalle. Laila e Sasha sospirano esasperate per i loro amici, Michael è ancora preso dai suoi balletti terribili, Ashton sta dormicchiando nuovamente sul suo telo mare giallo e Grace sta riprendendo fiato, pronta a cantare qualche altra canzone con la sua voce stonata come una campana. Ma di quelle che suonano di seguito alle sette del mattino di domenica per annunciare l'inizio di una giornata di merda.
«Lei non mi fa sapere quando ha il ciclo, e a me non interessa saperlo» borbotta il biondino dagli occhi azzurri.
«Ma io non ho il ciclo adesso» specifico, inarcando le sopracciglia così tanto che se i gabbiani mi vedessero, mi invidierebbero.
«Ecco, a proposito di ciclo, quand'è che a voi viene? Perché sarebbe meglio partire senza averlo, no?» i ragazzi si allontanano con una smorfia e lasciano me e le ragazze a confabulare riguardo i giorni perfetti per organizzare il viaggio, di circa una/due settimane, in base alle spese che dovremo fare.
Forse, e dico forse, ci divertiremo. O forse no.
🌙
Ecco, è arrivato il momento cruciale, il peggiore di tutti, quello più tragico e drammatico della storia dell'umanità, ma comunque essenziale.
Ecco che mi avvicino, lentamente, ai predatori, io piccola preda indifesa, sperando in un "sì" senza ma né perché, sperando in un "sì" senza dover combattere a sangue e denti, col rischio di perdere e morire dissanguata.
Eccolo, è arrivato, il momento in cui il mio respiro si affanna e le mie pupille si dilatano, terrorizzate.
«Che vuoi?» mi chiede mia mamma, notando il mio sorriso particolarmente acceso e le mie mani particolarmente sudate.
«Be', ecco, io e miei amici pensavamo che...»
«No» mi interrompe mio padre, riprendendo poi a leggere il giornale, ricoprendo nuovamente il suo viso coi grigiastri fogli ricchi di notizie, buone e cattive.«Ma...»
«No» mi interrompe mia madre, bevendo un sorso di tè dalla sua tazzina bianca decorata con delicati ghirigori rosa.«Ascoltatemi!»
«No» dicono contemporaneamente, facendomi sbuffare.
«E allora noi lo faremo lo stesso» mi alzo dalla sedia, facendo strisciare le sue gambe lungo il pavimento, così da fare rumore per rendere il momento più drammatico, e faccio per andarmene, offesa, ma decisa.«Okay, che volevi?» sbottano all'unisono, facendomi accennare un sorriso soddisfatto.
«Ci serve la casa che abbiamo a Phoenix per una vacanza organizzata da Sasha.»«E perché dovremmo permettervi di utilizzarla?» mio padre poggia il giornale sul tavolo di legno della cucina e mi guarda come se fossimo in un interrogatorio e io fossi la pazza psicolabile che ha ucciso tremila persone senza battere ciglio. Non che la cosa sia poi così improbabile.
«Perché Sasha ci tiene a visitare l'Arizona?» provo a dire, sperando valga come motivo.
«Allora...» li guardo speranzosa, «No.»
«Per favore?»
«No.»«Se pulissi la casa per due settimane a partire da adesso?» propongo, incrociando le mani e appoggiandoci il mento sopra.
«L'ultima volta che hai pulito casa, hai rotto una lampada, cinque piatti, una mattonella del pavimento e la tavoletta del water. In una sola mattinata.»So che questa è l'ultima possibilità che ho per convincerli, perciò ci impiego qualche minuto per ragionare su cosa proporgli, di fronte i loro sguardi annoiati, ma curiosi. «Be', prometto che dopo mi metterò a studiare seriamente tutte quelle cazzate che volete che io studi.»
«Studierai o con me o con tuo padre. Al massimo con tua zia Dolores» dice mia madre. Sbuffo, ma annuisco convinta, nonostante odi mia zia Dolores (che non è neanche mia zia, tra l'altro). «Bene, potete usare la casa.»
«Grazie» dico entusiasta, pronta a chiamare i ragazzi per fargli sapere la notizia.
«Ah, Rain» mi richiama mio padre. Mi giro nuovamente verso di lui e gli faccio segno di parlare. «La casa è inutilizzata dal nostro trasferimento, quindi dovrai partire qualche giorno prima per darle una sistemata» ridacchia, prendendomi in giro, ed io sospiro.
Perché. A. Me.
🌸🌸🌸
HOLAAA!
Ho sonno.
E stanotte ho sognato che avevo un fratellino piccolo e per farlo addormentare gli mettevo nella culla della frutta simile all'uva che mi aveva regalato un tipo per strada.
Can you believe che sono stupida anche nei sogni?!?!
Ma va be'.DETTO QUESTO, che ne pensate del capitolo?
Non succede nulla di importante, ma a me ha divertito tantissimo scriverlo, lol.
Sappiate che cercherò di pubblicare la nuova storia il prima possibile, perché mi gasa tantissimo.
E sappiate che questa durerà probabilmente una quarantina di capitoli (dovete sopportarmi ancora a lungo, sì).
Vi voglio bene e grazie di tutto.
A presto.
- Tatia;
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Rain || 5SOS
Fanfiction«Buon anno nuovo, Rain!» alza il suo bicchiere di plastica al cielo, facendo dondolare così tanto il liquido al suo interno che mi finisce in testa. «Che schifo» dico solamente. Che il 2017 cominci. Facendo schifo. ⭐️ Iniziata: 21/11/16 Completata...