Chapter Thirty-Nine

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Inizio a correre verso neanche io so dove e Luna mi sta alle calcagna, fino a che non mi fermo di colpo, fissando sconvolta la scena che mi si para davanti: il mio gruppo di amici di Los Angeles è seduto a cerchio sul prato del parco e sta facendo qualcosa, ma non riesco a capire cosa da questa distanza. Mi avvicino a piccoli passi, spaventata di scoprire cosa stiano facendo. Insomma, per come sono fatti, sarebbero capaci di comprare una tavola ouija e invocare qualche spirito maligno. Ma, appena gli sono abbastanza vicina da vedere bene cosa è riposto al loro centro, noto che stanno giocando a Monopoly. Avrei dovuto aspettarmelo, effettivamente, visto che quando ci siamo conosciuti hanno deciso di farmici giocare, e, avendo perso, ho persino dovuto bere. E sapete bene gli effetti dell'alcol sul mio corpo.
Sospiro e accenno un sorriso nel vederli così tranquilli e felici, fino a che non si accorgono di me.

«Ancora tu?» sbottano contemporaneamente Laila e Sasha, facendomi sussultare.
«Sì, scusate, vi ho visti da lontano e sono venuta a salutarvi» invento sul momento, mentre il corpo di Luna mi si mette più vicino, spaventata da questa gente che l'ultima volta ci ha sbattuto la porta in faccia.
«Ma chi sei?» borbotta Sasha, confusa.

Mi mordicchio il labbro inferiore e sposto lo sguardo su ognuno di loro, fino a fermarmi negli occhi scuri di Calum, sperando di ritrovare in lui la scintilla di ieri. Ma non c'è. C'è solo quel vetro tra di noi, antiproiettile e probabilmente oscurato. Lui non può vedermi, ma io posso vederlo.
«Nessuno, scusate» mormoro, girandogli le spalle e decidendo di tornare a casa, sopraffatta dalla mia stessa scoperta di poco fa, sopraffatta da questa situazione senza senso.

«Ehi!» urla una voce alle mie spalle, facendo girare sia me che Luna, che continua a stare zitta e attaccata al mio fianco, nonostante la noti lanciarmi certe occhiate pensierose di tanto in tanto.
Osservo Calum venirci incontro, con un sorriso tirato stampato sul volto, e mi si stringe lo stomaco.
«Sì?» gli chiedo appena ci è vicino.

«Sono Calum, anche se mi sembra di capire che tu lo sappia già» mormora intimidito, grattandosi la nuca.
«Rain» dico solamente, abbassando il capo e osservandomi le scarpe leggermente distrutte, sporche dopo aver corso sull'erba del parco.

«Senti... ti piacerebbe se ci scambiassimo i numeri di cellulare?» mi chiede sorridente. È come una pugnalata al cuore, sentirmi dire queste parole. E non per le parole in sé, ma per il fatto che siano uscite dalla bocca di Calum, lo stesso ragazzo che ha sempre fatto tutto senza pensarci due volte, e lo ha sempre fatto di sua spontanea volontà, mettendoci tutta la forza necessaria, lo stesso Calum che mi ha baciato senza lasciarmi il tempo di capire, di ricambiare, di fare qualsiasi cosa, lo stesso che si è preso amorevolmente gioco di me tante volte e che mi è stato vicino altrettante. Questa persona davanti a me non è il Calum che conosco e che mi è entrato nel cuore senza che glielo chiedessi, senza che lo volessi. Perché il Calum che conosco io si prende le cose e basta, come si è preso una parte del mio cuore.

Faccio per rispondere, quando Saturn e Sirius mi vengono incontro correndo, lasciandomi esterrefatta. Cosa ci fanno qui? Come hanno fatto a trovarmi? Dov'è finita Aurora?

«Ragazzi?» chiedo, inclinando il viso di lato, mentre i due respirano affannosamente di fronte a me, piegandosi in due e stringendo le mani alle gambe, per non perdere l'equilibro.

Saturn è il primo che alza la testa, nonostante il suo respiro sia ancora ansante. «Rain...» riesce a dire solamente.
«Cosa?» domando agitata, mettendomi di fronte a lui, mentre Calum e Luna osservano la scena confusi.

«È... è successo qualcosa ad Aurora» risponde e Sirius annuisce accondiscendente.
«Cosa le è successo?» lo sprono a parlare, mentre una strana ansia s'impossessa di me.

«È... non lo so... ad un certo punto... non so» Saturn gesticola, ma non riesce a spiegarsi, preso dal panico.
Poggio immediatamente le mani sulle sue spalle, per fermarlo e per calmarlo, e punto i miei occhi nei suoi. «Saturn, calmati» dico con voce fintamente tranquilla.

«Non so bene cosa sia successo, so che ad un certo punto l'abbiamo persa di vista e quando l'abbiamo rivista era tutt'altra persona. Non era più solare, non era più amichevole, non era più l'Aurora che conosciamo. Capisci cosa intendo?»
Lancio un'occhiata veloce a Calum, e poi a tutto il gruppo che sta ancora seduto a cerchio sull'erba verde, che ci osserva con curiosità, e annuisco. «Capisco. Adesso dov'è?»

«L'abbiamo persa di vista, di nuovo, non sappiamo dove si sia cacciata» risponde, mettendo su un'espressione terrorizzata.
«Dove potrebbe essere?» mormoro quasi tra me e me, mordicchiandomi nuovamente il labbro inferiore.

«Sono proprio qui.»
La voce di Aurora mi fa sussultare e, appena mi giro, la ritrovo di fronte a me, qualche metro di distanza, e sin da subito noto quanto sia diversa. No, non è l'Aurora che conosciamo.
«Aurora?» le chiedo con voce sottile.

«Rain, finalmente è arrivato il momento» è tutto ciò che dice, prima che il cielo diventi buio e Los Angeles caschi nell'oscurità.

🌸🌸🌸

HOOOLA!
Come state? Non odiatemi.
Io sto bene, il cielo è limpido, gli uccellini cinguettano e voi non odiatemi.

Cosa ne pensate di questo capitolo? Cos'avrà capito Rain? Cosa sarà successo ad Aurora?
Vi prego di non odiarmi.

Fatemi sapere i vostri pensieri con un commento e ricordatevi di lasciare una stellina.

Ci ritroviamo lunedì prossimo (o forse sabato, se pubblico un'altra OS).
#Staytuned 😎
A presto.
- Tatia;

PS. In ritardo perché sono stupida. Non odiatemi davvero.

⭐️👁👁💧

Rain || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora