IV. Fulmen

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Si era voltato, alla ricerca della sua padrona, ed invece i suoi occhi avevano incontrato la fanciulla dall'atteggiamento più bizzarro che avesse mai visto. Mentre tutti guardavano in fervente attesa, ed eccitati, il combattimento, lei aveva volto la testa altrove e indossava un'espressione quantomeno disgustata. Non gli era mai capitato d'incontrare una donna che non volesse vederlo combattere e vincere. E fu allora che si distrasse, dando all'avversario la possibilità di passare in condizione di vantaggio. In altre occasioni quell'inetto non sarebbe stato in grado di sovrastarlo. L'elmo si sfilò dalla testa ma non la considerò una perdita troppo grave. Era già abituato a fronteggiare i nemici con il volto scoperto ed inoltre stava iniziando a dargli fastidio a causa del caldo. Prima di tornare all'attacco, e distruggere definitivamente Vecors, si voltò nuovamente a guardare la ragazza. 

Finalmente era riuscito ad ottenere la sua attenzione, visto che si era voltata e lo stava guardando. Capelli color del grano che, anche a quella distanza, gli facevano venire il desiderio di perderci dentro la mano. Occhi grandi, profondi e di una tonalità di marrone calda e rassicurante. Di visi femminili ne aveva visti e adorati tanti, ma il suo aveva qualcosa di speciale. Oltre al fatto che sembrava quello di una Dea, la sua espressione era decisa, tipica di una donna convinta dei propri ideali e che difficilmente si fa convincere del contrario. Aveva intuito tutto questo dal suo modo di osservare il combattimento, come se non trovasse un senso a quello che stava vedendo, e da come non si curasse di sembrare strana agli occhi della società. Ma non poté restare ad ammirarla a lungo, non in quell'arena con il rischio di morire da un momento all'altro. Suo malgrado, fu costretto a distogliere gli occhi da quella visione, per concentrarsi sul gladiatore, che già era ripartito all'attacco. 

Ormai lui non aveva più lo scudo, quindi aveva una certa fretta di portare a termine il combattimento per paura di essere colpito gravemente o di perdere. Falco si inginocchiò proprio nell'istante in cui Vecors gli saltava addosso con la spada sguainata. Tirò sulla testa lo scudo, per proteggersi dalla lama che minacciava di colpirlo in pieno volto. Quando la spada di Vecors colpì il metallo dello scudo, Falco lo lanciò in aria, non preoccupandosi che in quel modo lo avrebbe perso e quindi sarebbe rimasto scoperto agli attacchi. Non lo fece incautamente, infatti, in quel modo si ritrovò con il gladio a stretto contatto con il petto dell'avversario. Sferrò un colpo, sorprendendolo mentre ancora era in aria, e lo colpì al fianco sinistro. Sentì la lama affondare nella carne ma seppe immediatamente che il colpo non era andato a buon fine come sperava. Infatti lo aveva ferito solo lievemente, senza colpire alcun organo vitale. Vecors cadde a terra e rotolò sul fianco non ferito, creando una leggera nube di polvere intorno a sé. Quando Falco si voltò, il suo avversario si stava alzando, un po' zoppicante e si tastava la ferita con la mano libera. Sul volto aveva un'espressione leggermente contrita, anche se si notava che stava cercando di trattenere un rantolo. I gladiatori erano abituati al dolore, perché lo avevano provato spesso, eppure ogni volta che venivano colpiti era come se fosse la prima. 

Erano rimasti entrambi soltanto con la propria spada perciò ebbe inizio un lento ed inesorabile combattimento lama contro lama. A tratti sembrava che avesse la meglio il Trace, soprattutto quando riuscì a colpire Falco alla spalla sinistra, facendogli colare un bel po' di sangue sul petto. Lui non mostrò minimamente di sentire il dolore mentre Castria quasi si sentì male al suo posto. Eppure non riusciva a distogliere lo sguardo da quel gladiatore, ormai non poteva farne a meno. Da quando Falco aveva posato gli occhi su di lei, fra tutte le donne, non aveva più il coraggio di distogliere lo sguardo da quel concentrato di forza e mascolinità. Non ebbe più dubbi che aveva notato proprio lei quando, ad un certo punto, lui si voltò di nuovo nella sua direzione. Voleva sincerarsi che la fanciulla non avesse di nuovo voltato lo sguardo perché non poteva sopportare di essere ignorato. Le riservò perfino un sorriso divertito e soddisfatto. Prima di tornare a prestare la sua attenzione all'avversario. Fu ancora più compiaciuto di scorgere le guance della ragazza tingersi di rosso. Aveva un motivo in più per vincere quell'incontro perché voleva impressionare quella donna che sembrava poco propensa ad amare i combattimenti tra gladiatori.

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