XXVII. Foedus

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Non era stato semplice eludere le guardie della scuola, e nonostante Crisante avesse cercato in ogni modo di convincerla a desistere e a riprovare il giorno dopo, con la luce del sole, Castria non era stata inamovibile. Doveva assolutamente vedere Falco quella sera, rassicurarlo, consolarlo e chiedergli scusa. Non riusciva neanche ad immaginare come potesse sentirsi, dopo il suo primo fallimento, e lei voleva essere al suo fianco.

Così, mentre la sua amica distraeva i due uomini di guardia alle celle dei gladiatori, con alcune moine, lei riuscì ad infiltrarsi nei cunicoli stretti e tortuosi degli alloggi. Con solo alcune lucerne alla parete ad illuminare il suo cammino, risate maschili e sospiri femminili che venivano dalla celle e con un forte odore di sudore, si costrinse a dare una veloce occhiata a tutte le stanze. Era già stata nel cubiculum di Falco eppure di notte stentava a riconoscere quel posto.

"Dove vai, ragazza? Hai sbagliato strada, la mia camera è da questa parte", la schernì un grosso gladiatore ricoperto di olio, che passava proprio in quel momento nello stretto corridoio. Castria si fece piccola contro il muro, disgustata anche solo all'idea di essere costretta a sfiorare quell'uomo ma lui si fermò, proprio di fronte a lei e con la sua mole possente ricoprì tutto lo spazio che li separava. Le diede un'occhiata da capo a piedi, quasi stesse soppesando il valore di un pezzo di carne.

Era sicura che stesse per dire qualcosa di osceno, anche solo per metterla in imbarazzo, ma in quel momento una voce, che riconobbe subito, fece sussultare il gladiatore: "Actius, non è per te", il tono perentorio, gutturale e quasi simile ad un ringhio fece tirare un sospiro di sollievo a Castria che si voltò immediatamente per osservare gli occhi scuri di Falco. Lui era lì, a pochi passi da lei, un po' pallido ma stava bene e questo per lei era la cosa pi importante.

Così presa dalla gioia di vederlo sano e salvo quasi neanche si rese conto che l'altro gladiatore, ritrovato il coraggio, rispose: "Non sei più il campione, Falco, e non fai più paura come prima". Spavaldo fino in fondo, sorrise perfino beffardo al gladiatore più forte dell'accademia che non si lasciò per niente scomporre da quell'insubordinazione. La tensione si poteva sentire molto bene quando Falco colmò la distanza, con un andatura un po' claudicante che costrinse Castria ad abbassare lo sguardo ed osservare la fasciatura alla gamba.

"Io posso riprendere il mio posto in poco tempo, e a quel punto sarà meglio che tu non mi abbia fatto infuriare", lo minacciò velatamente Falco, con una calma che di solito non aveva soprattutto quando si trattava di dimostrare il proprio valore con gli altri gladiatori. Actius cercò di rimanere impassibile, anche se una piccola goccia di sudore dimostrava che non era così, e prese la decisione giusta quando si voltò e si allontanò.

Castria non ebbe neanche il tempo di dire o fare qualcosa che venne prese con forza per un braccio e portata quasi di peso fin dentro alla stanza di Falco. Nonostante fosse quasi zoppo, ferito e pallido, aveva ancora abbastanza forza. E quando si fissarono di nuovo negli occhi, lei poté vedere che non era affatto felice di vederla.

Con le braccia la petto, distante alcuni passi da lei, e lo sguardo severo, le prime parole che le riservò furono fredde e distaccate: "Che cosa ci fai qui? Sei impazzita?", non aveva alzato la voce, anzi, eppure qualcosa nella sua espressione tirata e nel tono tagliente che aveva usato fece sussultare la ragazza. Non si era certo aspettata un caloroso benvenuto eppure la colse di sorpresa.

Guardandosi attorno, in quel piccolo cubiculum, cercando quasi l'ispirazione in quei pochi oggetti, si ritrovò all'improvviso senza parole. Che cosa mai avrebbe potuto dire per iniziare? Quali parole l'avrebbero aiutata a spiegare la situazione?

"Allora? Vuoi rispondere o ti è caduta la lingua? Lo sai quanto è pericoloso venire qui di notte per una come te? E poi non dovresti essere a festeggiare le tue future nozze con Tullio Decio?", la incalzò lui, ad ogni minuto che passava sempre più furioso e nervoso. Ma ciò che attirò maggiormente l'attenzione di Castria furono le sue ultime parole, per lei un vero mistero.

Ave CaesarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora