XXII. Mundus arenam est

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La seconda volta non si fece neanche annunciare, entrò in casa di Apollonio, e nel suo tablinium come se fosse il padrone. Non bussò neanche alla grossa porta scorrevole di legno che divideva lo studio del lanista dalle stanze pubbliche della sua domus. Non ascoltò le lamentele degli schiavi che, spaventati per una possibile punizione, cercarono invano di fermarlo.

Senza avere il permesso, Tullio irruppe disturbando la quiete mattutina di Apollonio, intento a leggere una pergamena dopo aver ricevuta la visita dei suoi clientes. "Chi osa disturbarmi?" tuonò il lanista senza neanche alzare lo sguardo, sicuro che fosse uno dei suoi innumerevoli ed incapaci schiavi. E il suo atteggiamento, per niente incuriosito, infastidì ancora di più un Tullio alquanto irascibile. Se c'era una cosa che odiava con tutto il suo cuore era essere ignorato.

Con fare alquanto teatrale, sbatté i pugni sulla grossa e pesante scrivania in legno facendo vacillare alcuni gingilli che il padrone di casa teneva alla rinfusa in quello studio disordinato. Solo il rumore fece saltare Apollonio dalla sua sedia e lo costrinse ad alzare lo sguardo per fissarlo negli occhi alquanto impazienti del suo indesiderato ed inatteso ospite.

Nonostante iniziasse seriamente ad odiare quel damerino borioso, era consapevole che Tullio poteva essere la chiave per il suo agognato successo, per questo, invece di cacciarlo via a calci dalla sua dimora, fu abbastanza accondiscendente mentre gli chiedeva: "Qualcosa non va? I miei gladiatori non sono stati di tuo gradimento?" Era sicuro e si fidava ciecamente dell'operato dei suoi schiavi eppure l'espressione e l'atteggiamento del ragazzo gli faceva presagire che c'era qualcosa che non andava.

Per tutta risposta Tullio tornò sui suoi passi, si voltò e chiuse la porta con così tanta forza da far sbattere contro il muro e da far vibrare le pareti. Di quel passo gli avrebbe distrutto tutta la casa, era questo a cui pensava Apollonio mentre il giovane tornava verso di lui rosso in volto. "Dimmelo tu, Apollonio. Credi che mi piaccia essere aggredito da uno schiavo?".

Le sue parole in preda all'ira non aveva il minimo senso per le orecchie del lanista che, improvvisamente, si fece più attento ed anche sospetto: "Che intendi dire?", era quasi sicuro che il giovane aveva appena accusato uno dei suoi gladiatori ma voleva saperlo con chiarezza dalla sua bocca.

Tullio sbuffò, visibilmente scocciato, come se tutta quella faccenda lo avesse sfiancato anche troppo. Ed in effetti aveva passato una notte insonne a cercare di capire che cosa lo turbava. Quando la soluzione era giunta, il sole era sorto e la voglia di mettere in chiaro le cose e trovare il modo di avere tutto ciò che desiderava lo aveva spinto sulla strada verso la domus di Apollonio. Una rabbia cieca lo pervadeva mente rifletteva e rifletteva su tutto ciò che prima di allora, troppo preso dalla sua gloria, non era riuscito a notare.

Possibile che il lanista non si fosse accorto di nulla? Possibile che lui fosse stato il primo ad aprire gli occhi di fronte a quell'unione così sbagliata? Eppure gli occhi di Apollonio parlavano chiaro. Non era a conoscenza ne di ciò che era successo la notte prima ne di ciò che ormai Tullio aveva capito. E visto che credeva di aver bisogno di un alleato in quella speciale guerra, si apprestò a spiegare.

"Uno dei tuoi gladiatori, ieri sera, mi ha aggredito in preda alla gelosia per una fanciulla che, se gli Dei lo vorranno, diventerà presto mia moglie", non gli era sfuggito il rapporto così intimo tra loro due, tanto da permettere a Falco si metterle le mani addosso senza che lei ne fosse sconvolta. Non era scappato ai suoi occhi neanche il modo in cui lui era scattato, colmo di odio e gelosia nei suoi confronti, ne tanto meno il modo in cui lei lo aveva protetto da una possibile punizione.

Ormai nella sua mente era tutto ben chiaro, non poteva conoscere i dettagli ma sapeva abbastanza da poter dire che Falco era un ostacolo. E quando Apollonio sentì la notizia qualcosa nei suoi occhi si illuminò, la luce della comprensione.

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