XXXIX. Dum anima est, spes est

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Parmenione si risvegliò tre giorni dopo. Riaprì gli occhi nel buio più completo eppure si rese conto che non era nel suo piccolo buco dove viveva . Confuso, si guardò attorno, in cerca di qualche indizio che gli facesse ricordare dove fosse. Aveva un vuoto di memoria e non riuscire neanche a fare mente locale per ricordarsi cosa era successo. 

Si voltò improvvisamente e cacciò un urlo di dolore, portandosi una mano sul fianco e improvvisamente rammentò che cosa era successo. L'incontro con Castore, le parole che si erano detti, lo scontro e la scoperta. Aveva pensato che non sarebbe più riuscito ad aprire gli occhi, dopo essere riuscire a rivelare a Castria quello che aveva saputo. Aveva avuto per la prima paura di non riuscire più a rivedere le sue fanciulle. Ed invece era sopravvissuto, anche se malconcio, e non poteva che essere grato agli Dei, nonostante non fosse mai stato un buon fedele. 

Le sue grida attirarono l'attenzione dei servi di casa che corsero e si affacciarono nella stanza per accertarsi della sua salute. Preoccupati che stesse peggiorano si erano avvicinati ma si rassicurarono subito vedendo l'uomo che si agitava, sofferente certo, ma vivo.

Uno di lui uscì immediatamente per andare a chiamare il padrone mentre gli altri tentavano di farlo stare fermo. Improvvisamente Parmenione non aveva più molta voglia di restare a letto, bensì di sapere per quanto tempo aveva dormito e cosa era successo in sua assenza. 

Si chiedeva che cosa aveva fatto Castria con l'informazione avuta da lui, se Eliona e Clelia stavano bene, se c'era qualsiasi tipo di novità. Ma non ebbe l'occasione di dire niente perché Longino entrò a grandi falcate all'interno del piccolo cubiculum e, schiarendosi soltanto la voce, fece ammutolire tutti quanti. 

"Lasciateci soli", intimò l'umo rivolto a tutti gli altri servi che non si fecero ripetere due volte l'ordine sgomberarono la stanza in pochi secondi. Come unica illuminazione, una lucerna che il padrone teneva in mano e che gli conferiva un'aria inquietante e preoccupante. O forse era l'espressione scura in volto a far venire i brividi al liberto. 

Poteva solo immaginare perché avesse così tanta premura di parlare con lui e per questo non era affatto tranquillo. Rimase a osservarlo, dalla sua postazione sul letto, mentre lentamente prendeva una sedia e si avvicinava a lui, senza dire neanche una parola. Il silenzio non faceva altro che tormentare il povero Parmenione. Si sentiva svenire a causa del dolore, l'ansia lo faceva sudare e iniziava perfino ad avere fame. 

"In casa erano tutti preoccupati per te, sei parte della familia*, e abbiamo temuto per la tua sorte", esordì il padrone, con tale tranquillità che per un attimo Parmenione pensò che non si era presentato al suo capezzale per sgridarlo o per convincerlo ad ammettere quello che era successo. 

Ma poi, prima ancora che riuscisse a rilassarsi un po', aggiunse: "Mi piacerebbe tanto sapere chi ti ha ridotto così, e perché", sembrava una semplice richiesta ma Parmenione capiva meglio di chiunque altro che Longino lo pretendeva. Lui non era più il suo schiavo, ma era sempre alle sue dipendenze ed era comunque sempre stato fedele e leale al suo padrone. Così tanto che Longino era sicuro di ottenere una risposta anche solo chiedendo. 

Eppure il liberto ormai non era più tanto fedele al suo vecchio padrone, o meglio, non era solo a lui che rispondeva. Non quando sapeva che c'era qualcun altro in grado di dargli tutto ciò che voleva e, per la prima volta, mise al primo posto i suoi desideri a discapito di quelli del suo padrone. 

"Non è nulla che riguarda te o i tuoi affari", aveva affermato, un po' anche vergognandosi per la decisione presa. Ma indietro non si tornava. Non si scompose neanche quando sentì il suo padrone obiettare: "Sono affari miei se riguarda mia figlia, però". 

Aveva sempre pensato che Longino fosse un uomo abbastanza intelligente, anche se spesso rimaneva nell'ombra e non dava modo di riconoscere questa sua qualità. E non rimase sorpreso che avesse intuito qualcosa, anche se non poteva aver capito tutto. Conoscendo Castria, e sapendo a che cosa andava incontro se rivelava la verità, era sicuro che lei non avesse detto niente. 

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