XXX. Omnem crede diem tibi diluxisse supremum

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Il vuoto che Crisante aveva lasciato dentro al suo cuore, con il passare dei giorni, era solo peggiorato, diventando una voragine così grande che ormai sarebbe stato impossibile curarla. E ancora più straziante per lei fu far finta che tale dolore non la stava lacerando. Mentre Castria era libera di piangere l'amica persa, Quintilia non poteva destare sospetti agli occhi del marito. Per lo stesso motivo non aveva potuto essere con lei, a casa sua, ma bensì era stata costretta ad aspettare che il sole calasse per darle il suo ultimo saluto.

Insieme alla sofferenza, di quelle che ti lasciano senza fiato, provava anche tanta rabbia. Ancora non sapeva chi era il colpevole e contro chi doveva indirizzarla, ma era così furiosa che avrebbe solo voluto rompere tutto in mille pezzi. Vagava per la domus, senza vedere effettivamente ciò che la circondava. Gli schiavi si erano resi conto che c'era qualcosa che non andava nella loro padrona. Avrebbe dovuto preoccuparsi che anche il marito si potesse insospettire, ma non le importava più niente.

Era riuscita a mascherare ogni cosa con suo marito, per tutto quel tempo, solo perché aveva un motivo per farlo. Crisante era stata la sua boccata d'aria, la sua ragione di vita, il suo sole e la sua luna. Senza di lei non aveva più senso andare avanti, fingere di essere una donna fedele al proprio marito. Nulla aveva più senso, perciò perché continuava ad alzarsi la mattina? Perché fingeva di essere felice, nonostante lo sguardo vitreo e perso?

In quel momento l'unica cosa che la teneva ancora viva, che le dava la forza si respirare ogni secondo, era la vendetta. Chi aveva fatto questo alla sua Crisante, doveva pagarla. Se ne sarebbe assicurata lei stessa perché sapeva che le autorità non avrebbero fatto nulla. A loro non importava di risolvere un caso dove era stata uccisa una lupa. Per loro, per la società romana intera, era soltanto una donna appartenente al più basso dei ceti sociali.

Non poteva sapere che donna straordinaria era. Non conoscevano il suo bel sorriso, quel suo dare così birichino e allegro che rimetteva in vita chiunque e non avevano la minima idea di quanto fosse altruista e sempre disponibile. Era l'amica migliore che Castria avrebbe mai potuto desiderare e Quintilia era stata fortunata anche solo per avere avuto la possibilità di amarla quel poco tempo.

Per tutti le notti che passarono prima del funerale, Quintilia non andò a letto prima di aver recitato una preghiera agli Dei. Supplicandoli affinché riuscisse a trovare l'essere che le aveva strappato via una parte di cuore. Non aveva mai provato un dolore così forte, intenso, da desiderare di morire. La vita da schiava non era affatto facile, più volte era stata punita, ma mai nella sua vita aveva sofferto così tanto come quando aveva scoperto che Crisante era morta.

Quella mattina indosso la veste più bella e costosa che aveva e si preparò ad affrontare il giorno più brutto e difficile della sua vita. Con una scusa riuscì a convincere suo marito a lasciarla andare e a portare con sé anche Falco. La sua presenza sarebbe stata di conforto per Castria e anche lei, se avesse potuto, avrebbe voluto avere la donna che amava con sé.

Per tutto il tragitto in lettiga, Quintilia pensò e ripensò a tutti i bei momenti passati insieme a Crisante. A come si erano conosciute e a quello che le bella ragazza indossa quel giorno, quando l'aveva accolta nella sua casa con un sorriso birichino ed affabile. Lei era in imbarazzo anche solo per aver bussato alla sua porta e non sapeva che cosa dire o fare. Era tutto così nuovo e spaventoso e, nonostante la giovane età, fu Crisante a rassicurarla e a guidare durante il loro primo incontro.

Aveva capito immediatamente che la matrona non aveva mai fatto una cosa simile e che si sentiva a disagio perfino con ciò che desiderava. Perciò l'aveva condotta nella camera da letto e con un misto di malizia e dolcezza, le aveva fatto scoprire un mondo a lei sconosciuto fino a quel momento. Le aveva donato attimi di vera gioia e spensieratezza, le aveva dato quell'amore che non avrebbe mai ottenuto da suo marito. Ma non solo questo. In poche ore, senza neanche conoscerla, Crisante si era impressa nella sua mente, nella sua anima e nel suo cuore come un marchio a fuoco.

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