La normalità era tornata ben presto a riempire le giornate di chi non aveva conosciuto abbastanza bene Crisante da poter rimanere troppo colpiti dalla sua perdita. La morte faceva parte della vita, era inevitabile e chiunque prima o poi doveva farci i conti. Ma per chi, come Castria, la perdita era stata troppo importante, non era tanto facile tornare a vivere come se nulla fosse mai successo.
Eppure doveva farsi forza, andare avanti e rispettare il patto fatto con Parmenione. Si era rinchiusa nel suo cubiculum per ben tre giorni, piangendo e ripensando alla sua amica persa, ma il momento del lutto era finito. Doveva darsi da fare, perché sapeva che probabilmente in quel momento Falco stava facendo lo stesso, cercando di rimettersi in sesto il prima possibile per poter combattere di nuovo.
Molte persone contavano su di lei, molte vite erano legate alla sue, e non poteva permettersi più neanche un attimo di debolezza. Fiduciosa, ma anche un po' in soggezione, quindi, dopo giorni e giorni di isolamento, uscì dalla sua camera da letto. Nessuno era mai entrato a disturbarla, a parte la sua fedele Clelia che entrava periodicamente a portarle da mangiare. Perciò non si aspettava nessuno di vederla uscire, perfino tutta baldanzosa. Gli schiavi la fissarono come se fosse un fantasma mentre camminava decisa tra i corridoi, diretta al tablinum.
Sapeva di trovare suo padre indaffarato tra documenti ed impegni vari, ma proprio un momento del genere sarebbe stato il più propizio per la sua richiesta. Aveva un po' paura di un suo rifiuto, perché non sapeva come avrebbe fatto a rispettare gli accordi con Parmenione se avesse ricevuto una risposta negativa.
Contò fino a dieci, prese fiato e bussò sul pannello in legno scorrevole che fungeva da divisorio tra l'ufficio e l'atrium. Sentì chiaramente la voce del padre che, all'oscuro di chi fosse dall'altra parte della porta, annunciò che poteva entrare. Si fece coraggio ed entrò, trovando il padre, come aveva previsto, con il naso tra documenti e missive.
Il tempo che non passava al negozio, o al porto, lo passava all'interno di quella stanza e la maggior parte delle volte interagiva quasi sempre solo con i clienti. Un tempo avrebbe fatto carte false per poter dare una mano nell'impresa di famiglia.
Erano passate solo poche settimane da quando chiedeva a suo padre di renderla partecipe, che anche se era una ragazza poteva aiutarlo. E ormai, non solo non pensava più al lavoro, ma non aveva neanche intenzione di rimanere a vivere con i suoi genitori per molto altro tempo. Non appena Falco fosse riuscito a raggiungere la libertà, si sarebbero sposati e tutta la sua vita sarebbe cambiata, in meglio.
Ancora non avevano parlato del loro futuro nei dettagli, di ciò che avrebbero fatto e dove avrebbero vissuto, ma a lei importava solo di poter stare con l'uomo che amava. Tutto il resto non era importante. Aveva rinunciato in fretta, senza neanche accorgersene, a quelli che lei aveva sempre creduto essere i suoi sogni della vita. Solo per amore, il più puro tra i sentimenti.
E anche per amore che era lì, davanti a suo padre che neanche l'aveva notata, indecisa se attirare la sua attenzione o aspettare che fosse lui ad alzare la testa. E quando lo fece, dopo alcuni secondi, parve molto sorpreso di avere davanti agli occhi sua figlia. La figlia che non vedeva da svariati giorni e che si era rinchiusa nel suo cubiculum a piangere l'amica.
Il momento di smarrimento e di sorpresa però durò solo qualche secondo, lasciando il posto ad un grande sorriso contento: "Castria, sei uscita", si alzò dalla sua sedia scricchiolante e le andò incontro, abbracciandola con forza quasi a soffocarla. Non avevano passato molto tempo insieme, da quando Castria aveva conosciuto Falco, e doveva ammettere che quel tipo di affetto le era mancato un po'.
Suo padre aveva molti difetti, era all'antica e voleva avere sempre il controllo di tutti i membri della famiglia ma soprattutto si era fatto convincere da Tullio nella sua folle idea di sposarla. Per quello non era ancora riuscito a perdonarla ma sapeva che suo padre voleva solo il suo bene, e tutto ciò che faceva era solo perché credeva che fosse il meglio per lei.
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Ave Caesar
Historical Fiction#In revisione #COMPLETA Primo volume del ciclo Romae: ogni storia sarà autoconclusiva perciò non sarà necessario leggerle tutte e nell'ordine da me stabilito. Anno 114 d.C., sotto il principato del Divo Traiano, all'ombra dell'Anfiteatro Flavio si...