Sembrava fosse ancora la sua prima volta, quando entrò di nuovo nell'arena. Non era passato molto tempo eppure le grida di esultanza, i fischi contro i perdenti e i continui gesti frenetici degli adulatori avevano su di lei un effetto di totale sorpresa. Come un bambino di fronte a qualcosa di nuovo.
E nonostante quella situazione poi tanto nuova non era, ne rimase colpita. La prima volta si era sentita come un'estranea circondata da gente che invece avrebbe dovuto essere sua simile. Non era riuscita a capire fino in fondo il senso di quei combattimenti eppure era tornata a casa con un po' di curiosità, dovuta principalmente ad una persona.
La sua seconda volta, invece, fu come vedere tutto con occhi diversi. Forse perché conosceva, o aveva imparato, chi c'era dietro a tutto quel clamore. Conosceva il sudore, il sacrificio e il dolore che si provava a dover trascorrere una vita a combattere, anche se non avrebbe mai potuto sapere con esattezza com'era viverlo sulla sua pelle. E anche se non poteva in nessuno modo accettare quello che succedeva dentro all'Arena, allo stesso modo non poteva non dare il suo sostegno a Falco.
Lui la voleva vicino durante un momento in cui avrebbe rischiato anche la vita, e Castria non si sarebbe tirata indietro. Non poteva farlo. Non dopo la lettera che lui le aveva scritto, non dopo i loro incontri, soprattutto l'ultimo, che li aveva avvicinati sempre di più. Emozioni contrastanti la percorrevano fino alle membra. Sa un lato era eccitata di poter rivedere Falco perché, nonostante fosse passato un solo giorno, sentiva la sia mancanza come un uomo la sente per un braccio perso.
Dall'altra invece, la paura che potesse succedere qualcosa al suo gladiatore preferito, e ancor peggio assistere al suo infausto destino. Sapeva di non essere coraggiosa fino a quel punto. Eppure il desiderio anche solo di incrociare i suoi occhi aveva vinto tutto il resto e la voglia di mantenere fede alla promessa l'aveva spinta a sedersi sugli spalti. E lo aveva fatto completamente da sola, senza la compagnia dell'amata e fidata amica Crisante. Non perché si sentiva abbastanza spavalda da affrontare una prova del genere da sola, ma semplicemente perché la lupa non aveva potuto seguirla.
Si era scusata dicendole che aveva un impegno a cui non poteva mancare ma non si era dilungata troppo a spiegare di cosa si trattava. Cosa molto strana visto che alla ragazza piaceva molto parlare e rivelare i suoi segreti. Ma Castria aveva notato qualcosa di strano nella cara amica d'infanzia. Era spesso fra le nuvole, a pensare a chissà cosa, con gli occhi illuminati di una speranza allegra. Se non l'avesse conosciuta bene, avrebbe detto che Crisante era innamorata. Ma per lei, la conosceva da quando erano solo due piccole pesti che giocavano con i gioiello delle madri, era impossibile una cosa del genere.
Crisante non credeva nell'amore, oltre modo da quando era stata costretta a prostituirsi. Da allora per la ragazza esisteva solo il sesso fino a se stesso, nel suo caso con guadagno, e tutto il resto era solo illusione. O almeno era quello che pensava per quanto riguardava la sua vita. Perché ogni volta, invece, che Castria le parlava del suo modo di vedere il matrimonio e l'amore, Crisante, da buona amica, la incoraggiava sempre a desiderare ancora di più.
" Per me non c'è più speranza, ma tu puoi ancora salvarti dall'assenza d'amore!"
Queste le parole che spesso uscivano dalla bocca dell'amica e Castria ancora non era riuscita a capirle completamente. Non comprendeva perche anche Crisante non potesse avere il suo lieto fine, perche anche lei non potesse sperare nell'uomo che le avrebbe cambiato la vita.
Per questo era sicura che la sua amica non fosse innamorata, anche se ne aveva tutti i sintomi di quella malattia che di porta alla dolce agonia. Prima o poi tutti avrebbero dovuto provare che cosa significava amare qualcuno. Era inevitabile, come lo era soffrire per la persona amata.
Ma se non era amore, quello che vedeva negli occhi di Crisante, allora cos'era? Si era interrogata su questo per tutto il tragitto fino all'Arena, costantemente sorvegliata da Parmenione che era tornato a sorvegliarla. O forse non aveva mai smesso ma lei non se ne era accorta. Infatti il liberto era molto silenzio in ogni suo movimento e la cosa la inquietava sempre un po'. Pensava che forse l'aveva seguita a sua insaputa anche quando aveva incontrato Falco al forum. E se fosse stato davvero così allora li aveva visti anche in atteggiamenti molto intimi.
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Ave Caesar
Historical Fiction#In revisione #COMPLETA Primo volume del ciclo Romae: ogni storia sarà autoconclusiva perciò non sarà necessario leggerle tutte e nell'ordine da me stabilito. Anno 114 d.C., sotto il principato del Divo Traiano, all'ombra dell'Anfiteatro Flavio si...