XLII. Nihil difficile amanti

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Tullio era passato a casa di Castria per accertarsi che fosse tutto nella norma. Era da un po' di tempo che non vedeva la sua futura moglie e uno strano presentimento gli fece venire la voglia di controllare.

Per questo si presentò senza neanche essere annunciato, di notte, soprattutto per parlare con il futuro suocero.

Lo trovò ancora sveglio, e non lo stupì affatto. Negli ultimi giorni Longino aveva troppi pensieri su cui riflettere e non riusciva proprio a prendere sonno.

Ultimo ma non meno importante era proprio il gladiatore che si era presentato a casa sua con l'arroganza di voler sposare la figlia.

"Tullio, che cosa ci fai qui, a quest'ora della notte?", anche l'uomo che aveva scelto per sua figlia stava iniziando a innervosirlo ed era quasi sul punto di voler annullare tutto.

Una parte di lui aveva il presentimento di star sbagliando tutto con la figlia. Ma ormai aveva un accordo con quell'uomo e non poteva tirarsi indietro. Non senza conseguenze.

Però gli fece notare con tutto il suo tono di disaccordo, che un comportamento del genere non gli piaceva affatto. Quel romano si stava prendendo troppe libertà.

"Passavo da questa parti e ho pensato di farvi visita", era venuto a conoscenza anche lui della morte di Apollonio e della liberazione del gladiatore. E perciò aveva il desiderio di affrettare i tempi del matrimonio.

"Come sta la mia futura sposa?" aggiunse chiedendo con un sorriso malizioso in faccia. Era un'altra la domanda che avrebbe voluto fare all'uomo, molto più diretta e precisa, ma non voleva far capire a Longino che sapeva di Falco.

In realtà non era neanche sicuro che il padre di Castria avesse conosciuto il gladiatore, ma era convinto che se il liberto non si era fatto vivo fino a quel momento, presto avrebbe bussato alla porta.

Longino non rispose, si limitò a fissare il giovane romano, intuendo dalla sua agitazione che c'era dell'altro sotto. Tullio era un uomo molto irruento e agitato ma quella sera sembrava ancora di più.

Una parte di lui avrebbe voluto rivelargli la verità, ovvero che non era più tanto convinta di cedergli la mano della figlia perché lei non voleva. Non che fosse una novità, ma la visita di quel gladiatore aveva fatto riflettere Longino.

Possibile che sua figlia avesse ripiegato su un liberto appena liberato, che per sopravvivenza combatteva in arena, solo perché non poteva sopportare di sposare un uomo come Tullio? Lo aveva fatto per ribellione nei confronti di suo padre?

Naturalmente non poteva sapere che Castria e Falco si conosceva anche da prima dell'arrivo di Tullio. E naturalmente non poteva capire il sentimento che li legava, quel vero sentimento che chi era fortunato poteva provarlo solo dopo anni e anni di matrimonio.

Non ottenendo risposta, Tullio si agitò ancora di più, sospettoso che l'uomo nascondesse qualcosa. "Posso vederla?", quel brutto presentimento che lo aveva accompagnato per tutto il tragitto fino a casa loro si era accentuato ancora di più. E ormai solo la certezza di vederla con i suoi occhi poteva tranquillizzarlo.

Un po' indisponente, Longino lo ammonì con lo sguardo e affermò: "Mi sembra un po' tardi per una visita", con semplici parole lasciò intendere che non trovava molto adeguata una richiesta del genere.

Ma Tullio aveva sempre la risposta pronta, anche un po' troppo arrogante proprio come lui. "Non mi permetterei mai di mancarti di rispetto proprio sotto al tuo tetto. Ho solo il desiderio di salutarla e se ti disturba posso anche farlo in tua presenza". 

Lo conosceva abbastanza bene da sapere che non si sarebbe mai accontento di un no come risposta. Insistente e deciso ad ottenere sempre quello che voleva, erano queste le qualità che sicuramente lo avrebbero reso tribuno della plebe. 

Ave CaesarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora