•Papá•

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Accosto lungo il vialetto di casa mia e rilascio un grosso sospiro.
Sono tornata a casa per prendere le mie cose, ormai mi sono trasferita da Jeremy.
Inoltre voglio vedere se mio padre sta bene.
Per quanto possa essere cambiato, rimarrà sempre il mio vecchio, colui che mi ha dato la vita e che mi ha cresciuta.

Lascio scorrere lo sguardo sul giardino meticolosamente curato di casa nostra, mamma è sempre stata appassionata di giardinaggio.
Percorro tutte le finestre della facciata. Le luci sono spente, tranne una. La stanza dei miei genitori.

Prendo un grosso respiro e percorro il viale, entrando nella mia vera casa.
Il silenzio e il buio invadono il soggiorno.
Accendo la luce e lascio la borsa e la giacca sul divano.
Salgo velocemente le scale e dal fondo del corridoio posso vedere l'unica luce accesa della casa illuminare l'uscio della camera.
Mi avvicino con passo lento e mi fermo con una mano sulla maniglia, pronta ad aprire.

Non so sinceramente cosa aspettarmi.
Non potrei sopportare il fatto di trovarlo ubriaco o nel pieno di un attacco d'ira.
Di solito c'era sempre mia madre che riesce a calmarlo, ma io non sono così forte, non lo sono mai stata.

Con un po' di coraggio scosto di poco la porta e lascio scorrere lo sguardo all'interno.
È ancora tutto in ordine, come l'ultima volta. Le nostre foto felici sui muri e nelle cornici, il profumo della mamma, i loro vestiti ordinati nell'armadio.

Lui è seduto sul bordo del letto, il volto sfinito fisso fuori dalla finestra e una collanina fra le mani.
Mi ci siedo accanto e rivolgo lo sguardo anch'io fuori dalla finestra.
Non ho il coraggio di incontrare il suo sguardo. Ho troppa paura di rivedere la paura che ora invade i miei occhi.

La sua voce roca e spezzata mi fa rabbrividire.

"Sai...tua madre è sempre stata bellissima..." sussurra

Non lo interrompo, non saprei cosa dire.

"Già! La ragazza più bella e popolare del liceo, e tra tutti i ragazzi che le facevano la corte ha scelto l'unico in grado di farle del male..." fa un sorriso amaro

"L'ho amata dal primo istante in cui l'ho vista...
Questa collana gliel'ho regalata al nostro primo appuntamento- mi mostra la colonnina d'oro che tiene fra le dita- dovevi vedere i suoi occhi...come luccicavano quando gliela misi al collo. E da lì mi ripromisi che mi sarei impegnato per vederli illuminarsi così ogni giorno, ma non ho mantenuto la promessa."

Si ferma, cercando di nascondere i singhiozzi che ormai gli scuotono la schiena.

"La amo così tanto...e mi odio per averla trattata male nell'ultimo periodo, ma...da quando lui non c'è più, tutto è cambiato e...ho paura di non potercela fare più."

Si porta le mani al viso, ormai rigato dalle lacrime e si strofina gli occhi.

Mi volto scontrandomi con quel ghiaccio tanto simile al mio.
Ed eccolo lì, l'uomo ferito e vulnerabile che ha sempre cercato di nascondere.

Mi avvicino e avvolgo le braccia attorno al suo busto scosso dai singhiozzi.
Dopo poco ricambia l'abbraccio e mi accarezza piano i capelli.

"Mi dispiace così tanto di non esserci stato negli ultimi anni...sono un padre orribile, ma...da oggi ci sarò, è una promessa." singhiozza, mentre passa le dita fra le mie ciocche castane

Mi lascio cullare dalle sue braccia forti, ma allo stesso tempo fragili.
E mi sembra di ritornare nel passato, quando ancora tutto andava bene e i nostri abbracci erano all'ordine del giorno.

"Mi eri mancato papà..." sussurro, lasciando fuggire una lacrima al mio controllo

"Anche tu figlia mia..." risponde e mi stringe più forte

***

Ieri sera mi sono addormentata sul lettone con papà, e ora eccomi qui.
A fissare il soffitto bianco della loro stanza, mentre il dolce profumo della mamma mi invade le narici.

Mi alzo piano, scivolando fuori dalle lenzuola calde, e percorro lentamente tutto il corridoio fino alle scale.

Stamattina mio padre non era a letto, e sinceramente ho paura che sia sparito di nuovo.
Entro in cucina e mi blocco sulla soglia della porta appena vedo la scena che mi si presenta davanti.

Mio padre, il mio vecchio papà, è davanti ai fornelli.
Indossa il suo vecchio pigiama a trama scozzese e il grembiule che gli aveva regalato mamma anni fa legato in vita. Credevo l'avesse buttato via.
Tutto indaffarato si volta verso di me e mi lancia un sorriso caloroso.

"Buongiorno tesoro! Siediti, sto preparando i miei pancake!" esordisce

È tutto talmente surreale...
Erano anni che non facevo colazione con i suoi inimitabili pancake, che poi bruciava sempre.
Erano anni che non sorrideva più.
Sono anni che la vera famiglia Callaghan è morta.

Senza dire nulla mi siedo a tavola e, a testa bassa, comincio a sorseggiare il succo d'arancia che ha preparato per me.

Non diciamo nulla per qualche minuto, accompagnati solo dallo sfrigolare della padella e il profumo dei pancake.

Un'imprecazione e un forte odore di bruciato mi entra nelle narici.
Alzo lo sguardo verso mio padre e come al solito la sua famosa colazione si è magicamente bruciata.
Lo fisso un po', mentre con un buffo broncio svuota la padella nel cestino.

Una risata mi sfugge dalle labbra e il suo sguardo scatta stupito su di me.
Vorrei smettere di ridere, ma la sua espressione non me lo permette.

"Scusa, ma..." cerco di dire senza fiato e in preda alle risate

Lentamente la sua espressione muta e un ampio sorriso gli piega le labbra.

Scoppiamo a ridere tutti e due come matti.
Si avvicina e mi avvolge in un tenero abbraccio, appoggiando il mento sulla mia testa.

E solo ora mi rendo conto di quanto mi siano mancati questi momenti.
Ho passato gli ultimi cinque anni ad isolarmi da tutto e da tutti, costruendomi un muro tutto attorno in modo da non essere più ferita.
E forse il muro non verrà più demolito, ma certe persone resteranno sempre indispensabili anche se metteranno a dura prova la mia fiducia.

Una domanda mi esce dalle labbra senza pensarci.

"Cosa ti ha convinto a tornare?" sussurro ancora fra le sue braccia

Lo sento sospirare.

"Ora più che mai ho una terribile paura di perdere la donna che amo e so che sono un idiota ad essermene accorto solo ora, poi è venuto un ragazzo l'altro giorno..."

"Jeremy?" non mi stupirei

"Nono...Adam! Mi è sembrato un bravo ragazzo..."

~~~

Un capitolo dedicato a Avril e suo padre.
Come mai Adam l'ha aiutata?

Giornooooo gente!
Ultimo capitolo di questo 2016!
Vi auguro un buon anno nuovo in anticipo, e ci vediamo l'anno prossimo!

Baci,
Vale<3

My disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora