•Tornare a casa•

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Il ragazzo davanti a me non è più la persona che ho imparato a conoscere da qualche mese a questa parte.
Ora è un mostro, un animale accecato dalla rabbia. I suoi occhi sono scuri e aperti in uno spaventoso abisso nero.
I colpi che gli partono dalle mani non esitano a fermarsi, anzi colpiscono Isaac come fosse un sacco da box. Il ragazzo però non muove un muscolo e continua a guardare Adam con un sorrisetto soddisfatto, quasi a volergli dimostrare di aver raggiunto il suo scopo.
L'immagine di questo Adam mi spaventa a morte e non voglio altro che si fermi e torni a stringermi in uno dei suoi abbracci che sanno di casa.

Sento gli occhi inumidirsi e le mani tremare. Lancio un occhiata a Will e Shane, ma spostano i loro sguardi da un'altra parte e scuotono la testa, quasi a sottolineare che è uno spettacolo già visto e che non c'è nulla da fare se non aspettare che si calmino da soli.
Non è la prima volta che vedo Adam picchiare qualcuno, e purtroppo non sarà nemmeno l'ultima, ma ora sono certa che non c'è quasi nulla in grado di fermarlo se non veder strisciare via Isaac come un verme seduta stante.
Sento il fiato mancare e le gambe cedere.
Mi rannicchio con le spalle al muro e le mani contro gli occhi.

Ho imparato a farlo da quando mio fratello è morto. Mi rannicchiavo in un angolo, con gli occhi chiusi e le gambe al petto, e mi estraniavo dalla realtà.
I pensieri erano troppo rumorosi e le immagini di quella notte mi correvano davanti agli occhi in continuazione, così, raggomitolata su me stessa smettevo di sentire tutto quello che mi capitava attorno.
Mio padre ubriaco, la mia famiglia che si sfasciava lentamente, i lividi di mia madre, la paura, le urla e gli incubi mi lasciavano per un po'.
Era diventata una specie di autodifesa, un mondo in cui mi rifugiano quando i problemi diventavano troppo invadenti e rumorosi.

La mamma mi raccontò che un giorno mi aveva sentita urlare, un urlo straziante e pieno di paura, ed era corsa subito da me per vedere cosa fosse successo.
Era uno di quei momenti... Continuavo a urlare frasi sconnesse e a incolparmi per ciò che stava succedendo alla nostra vita, con lo sguardo vuoto e fisso in un punto indefinito.
In quei momenti non ero realmente presente, non ero in grado di gestire quegli attacchi.
Pian piano imparai a controllarmi, a tenere tutto dentro, ma non sono mancate le occasioni in cui le cose fuggivano di nuovo al mio controllo, come ora...

POV. ADAM

La voglia che ho di cancellare il sorrisino compiaciuto di Isaac dalla sua faccia supera ogni cosa.
I miei pugni lo colpiscono sempre più forte, sporcandosi del suo sangue, ma non sembra bastargli.

"Non dovevi toccarla!" urlo senza pensare

Le immagini delle sue mani sul corpo di Avril mi danno il voltastomaco e i colpi aumentano.

"Stai facendo tutto da solo! Non la vedi?! La stai terrorizzando..." sputa una boccata di sangue e fa un cenno verso Av, ridendo trionfante

Ed è lì che la vedo.
Tremante, vulnerabile e spaventata.
Il mio cuore si ferma per un attimo.
La sto facendo soffrire, di nuovo.

Assesto un ultimo pugno ad Isaac, giusto per fargli passare la ridarella, e mi dirigo a passi svelti verso Av, inginocchiandomi davanti a lei.

"Ehi piccola..." provo a chiamarla, ma sembra non essere più presente

Tiene gli occhi fissi in un punto imprecisato e respira sempre più affannosamente, farfugliando parole incomprensibili.
Sento una sensazione di rabbia mista a frustrazione e paura salirmi dal petto.
Se solo Isaac avesse tenuto le sue stupide mani apposto, ora Av starebbe bene.
Senza pensarci più di tanto, la prendo in braccio e mi avvio a passi svelti verso la porta.
Il suo respiro è sempre più veloce e affannato, mentre una delle sue piccole mani stringe in un pugno il tessuto della mia felpa.
Ha gli occhi incredibilmente vuoti, ma allo stesso tempo pieni di terrore, quasi stesse vivendo in un incubo.
È uno degli sguardi che ho provato sulla mia pelle e che hanno fatto parte di me per anni.
La faccio sedere sul cofano della mia auto, anche se non esita a mollare la presa sulla mia maglia.

"Ehi, ora guardami negli occhi...non succederà nulla, sono qui con te! Chiaro?" le poggio entrambe le mani sul viso e lascio scorrere i miei pollici sulle lacrime che hanno cominciato a rigarle il volto

Sembra calmarsi un po', ma non abbastanza.
Quello che faccio dopo mi esce stranamente naturale, come se fosse mio dovere alleviare almeno una piccola parte del suo dolore.
Faccio scontrare le mie labbra con le sue, quasi a non volerle rovinare.
Ed è proprio questo che mi terrorizza. Se continuo a starle accanto, la distruggeró lentamente e non riuscirei a sopportare la perdita di un'altra persona, soprattutto se la persona in questione si chiama Avril Callaghan.

Lentamente il suo respiro si fa più regolare, mentre la mia spina dorsale si riempie di brividi.
Mi stacco dalle sue labbra morbide e poggio la fronte contro la sua, immergendomi nel suo oceano in tempesta.

"Scusa..." sussurra impercettibilmente, stringendo le braccia al petto e finendo per assomigliare sempre di più ad una bambina piccola

"Av...non avrei dovuto portarti qui, se solo avessi saputo della presenza di quell'idiota saremmo andati da un'altra parte e ti avrei evitato l'ennesimo orribile spettacolo..." mi passo una mano fra i capelli

Accidenti! Mi sento terribilmente in colpa...
Non negare che la ragazza comincia a piacerti!
Non è vero!
Sicuro?!
E va bene! Forse...un po'!

La discussione con la mia coscenza viene interrotta dalla flebile stretta delle braccia di Av attorno al mio collo.
Lascio sprofondare il mio viso nell'incavo del suo collo e assaporo il suo profumo di miele che invade le mie narici.

"Voglio solo tornare a casa e restare con te almeno per stanotte..." sussurra contro il mio collo

~~~

Ehi!
Sono tornata e spero che il capitolo vi piaccia!

Mi scuso se non aggiorno molto spesso, ma ultimamente è periodo di verifiche a scuola (anche se lo è sempre...).
Mi impegnerò per aggiornare durante i weekend o i periodi di vacanza!

Lasciate commenti e stelline!
Grazie,
Vale <3

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