•Addio•

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Grigio.
Oggi il cielo è di un grigio spento, quasi bianco. Un colore uniforme e compatto, tutto il contrario dei pensieri che mi martellano in testa in questo momento.
I giorni che hanno seguito la fatidica notte sono stati un'escalation di fatti che mi hanno distrutta lentamente.

The Wolf, o sarebbe meglio dire il signor Lewis, è stato arrestato e messo dietro le sbarre assieme a tutti i suoi scagnozzi. Da quel che ho saputo Josh non è stata l'unica vittima e questo porterà il bastardo a trascorrere la sua vita in gattabuia.
Manca solo un processo, in cui rivedrò la sua faccia per l'ultima volta, e che a detta di Luke sarà quello decisivo per avere finalmente la nostra vendetta.
A dire il vero mi ero immaginata diverse volte il giorno in cui avrei distrutto coloro che avevano fatto lo stesso con me, ma non avevo calcolato gli effetti collaterali che questo avrebbe portato.
Pensavo che avrei provato un minimo di sollievo, un po' del senso di vittoria che tanto avevo bramato negli anni precedenti, invece tutto ciò che ho sentito è stato un opprimente senso di sconfitta e tristezza, qualcosa che ti toglie il fiato e ti fa venire le lacrime agli occhi.
Sì, perché anche se indirettamente the Wolf è riuscito a ferirmi ancora e stavolta ha cancellato tutto quello che ero riuscita a ricostruire dopo Josh, lasciando solo una scia di detriti che continuano e avrebbero continuato a piombarmi addosso per molto tempo ancora.

In quello scantinato, dopo aver visto Luke che trascinava Adam lontano da me, avevo semplicemente aspettato che le lacrime si placassero da sole, ripetendomi che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei visto le mie guance rigate dal dolore.
Un po' più tardi, non so precisamente quanto, Jer si era inginocchiato al mio fianco, dove poco prima si stagliava la figura sofferente di Adam, aveva slacciato le catene che mi stringevano ancora i polsi e mi aveva abbracciata forte come solo lui riusciva a fare, sussurrandomi un 'andrà tutto bene...' insicuro. Lui aveva visto e pur di starmi accanto aveva lasciato il suo miglior amico.
Alla fine mi ero rimessa in piedi  e come se nulla fosse successo ero salita in macchina con Jeremy, pronta a tornare a casa, se ancora me ne restava una.

Il giorno seguente l'avevo trascorso fra le lenzuola del letto nella mia stanza a fissare il soffitto ancora colorato dalle nostre impronte di vernice, odiandomi per aver fatto entrare Adam Lewis nella mia vita.
Ho provato tante volte a pensare a come sarebbe finita tra noi, a quanto sarebbe potuta durare l'unione di due metà imperfette come le nostre. Se uno dei due avesse potuto salvarsi dalla catastrofe che ne sarebbe scaturita, se magari ci fosse stato un lieto fine anche per noi o se saremmo giunti al punto da diventare dei perfetti sconosciuti. Ed ora la via che spero di imboccare è proprio l'ultima. Perché da quando le lacrime hanno cessato di scendere quella sera è ritornata la vecchia Avril. Quella insensibile, fredda, calcolatrice, chiusa e isolata da uno spesso muro di difesa, in grado di distruggere tutti e proteggere pochi.

Ora ero ricaduta nel baratro o stavo per finirci ancora.
La prova arrivò il giorno dopo, cioè l'altro ieri.
Una semplice telefonata, accompagnata dalla voce distrutta e singhiozzante di mio padre era bastata a farmi capire quello che era successo.
In uno stranamente soleggiato giorno di dicembre, il suo mese preferito, la mia mamma era volata via.
Stremata dalle ormai inefficaci cure che la tenevano in vita, aveva chiuso definitivamente i suoi occhioni blu tanto simili ai miei, lasciandomi qui da sola.
La consapevolezza di non esserle stata vicina nei suoi ultimi giorni e di essere sempre stata una pessima figlia mi aveva attanagliata tutta in un momento solo.
Prima di andarsene aveva sussurrato a papà poche semplici parole.

Ricorda che vi amo e che vi resterò sempre accanto da lassù..

Ed ora eccomi qui.
In piedi, nel bel mezzo del cimitero, il braccio di Jeremy che mi sorregge e la mano intrecciata a quella di papà. Un senso di vuoto nello stomaco e una voglia tremenda di scappare da questa città.
Anche l'ultimo filo si è spezzato, ora ho il via libera.
I miei pochi vestiti sono già in macchina, chiusi in uno zaino e tra pochi minuti la mia fuga decisiva, quella senza un ritorno avrà inizio.
Perché come la migliore dei codardi non so affrontare tutti questi problemi da sola e quindi mi limiterò a fare quello che da sempre mi riesce meglio.
Scappare...

Osservo la bara di legno scuro davanti a me, mentre le parole del celebrante mi rimbombano nelle orecchie.
Un mare di gigli bianchi la sommergono e qualche goccia di pioggia comincia ad accarezzare la pietra grigia delle lapidi.
I singhiozzi di mio padre e di qualche altro presente riempiono il silenzio che ora incombe su di noi, mentre incontro di nuovo due indimenticabili pozze nere.
Ed eccolo lì, il ragazzo che racchiude i miei sogni e i miei incubi. Poggiato al tronco di un albero poco distante, stretto in una camicia nera, con uno sguardo pentito e triste a deformargli il volto.
La bara viene calata sotto terra, mentre io lascio scivolare una piccola rosa rossa fra i gigli bianchi. Io ero la sua eccezione diceva sempre, l'eccezione in grado di distruggere ogni cosa.

E prima che le lacrime ricomincino a sfuggirmi mi incammino verso il mio nuovo inizio. Senza rinunciare alle complicazioni ovviamente...

"Av..."

La sua voce è quasi un sussurro impercettibile, ma abbastanza forte da scombussolarmi per l'ennesima volta.
La stessa voce che è stata in grado di portarmi su, fino in paradiso, quella che mi ha regalato brividi, sorrisi e molte lacrime.

Mi blocco sul posto e lentamente mi volto verso quelle due indimenticabili pozze nere, mentre un groppo in gola mi strozza il respiro.
È sufficiente un semplice sguardo, pochi secondi, come è sempre accaduto tra noi due, perché capisca cosa sta succedendo.
E appena comincia a scuotere la testa con uno sguardo fin troppo consapevole, compio il mio ultimo gesto per lui.
Una lettera. La lascio scivolare fra le sue dita e mi volto verso l'uscita del cimitero.

Addio.

POV. ADAM

Ciao Adam,
Come stai? Spero meglio di come sto io...
Probabilmente mentre tu starai leggendo queste poche stupide righe io starò sfrecciando verso non so quale nuova metà con il mio piccolo gioiellino.
Stavolta sarà un biglietto di sola andata però!
E finisce così tra noi?!
Niente lieto fine mi sa...
In verità il motivo per cui ti scrivo è per ringraziarti.
Idiota da parte mia, vero?
Ma malgrado tutto, tutte le ferite e i segreti che ci siamo nascosti e ancora ci nascondiamo, sei stato importante...
Forse l'unica persona che sia riuscita a scalfire davvero il mio muro e a buttare giù ogni mia più piccola difesa.
Perché Adam, che tu ci creda o no, mi sei entrato dentro sottopelle e non riesco più a scacciarti via.
E come ti avevo detto quella sera alla scogliera, sono una codarda e tutto questo mi fa estremamente paura, soprattutto perché sono riuscita a scottarmi ancora.
E malgrado non sappiamo quasi nulla l'uno dell'altro, tu sei la persona che sa leggere la mia anima, forse meglio di me.
Dopo queste poche frasi smielate voglio semplicemente dirti addio. Perché un ciao o un arrivederci sarebbero troppo impegnativi.
Quindi addio Adam...

Il tuo disastro,
Av

My disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora