•Ritrovati•

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Quella sera in ospedale ho parlato con mamma. Dicono che non le resta molto, forse settimane.
Lei dice che va tutto bene, che il suo corpo sta perfettamente, ma la verità è che non riesce a stare in piedi più di due minuti senza che le manchi il fiato e i suoi occhi sono spenti e consapevoli del fatto che ormai non c'è più nulla da fare.
La cosa peggiore è che sto rivivendo le stesse emozioni che ho provato con lui, ma stavolta a velocità lenta e straziante.

Ho scoperto che papà va a farle visita ogni pomeriggio, le porta un mazzo di fiordaliso, i suoi fiori preferiti, e dei cioccolatini, per poi restarle accanto fino alla fine dell'orario di visite.
Mia madre ha visto la nota di tristezza che gli oscura gli occhi e mi ha chiesto di tornare a casa.

Ed ora eccomi qui, cercando di scappare da un mondo che non sento più mio ormai da anni.

È da qualche notte che, dopo le corse, prendo il mio gioiellino e vago per le strade di Miami.
Senza una meta, io e i miei ricordi.
Stare chiusa nella mia macchina, senza sapere dove finirò, mi tiene lontana dagli incubi e mi sembra di ritornare ai vecchi tempi.
Le enormi occhiaie sotto i miei occhi dicono il contrario, ma non potrei sopravvivere ad un'altra caduta nel mondo dei miei demoni.

Sto percorrendo uno dei tanti viali su cui affacciano numerosi bar. Osservo le luci colorate delle insegne e la gente che affolla i locali.
È incredibile come sia semplice affogare i ricordi in una bottiglia di alcool, ma non è il mio caso.
Ci sono cose che nemmeno una battaglia di vodka e una sigaretta possono far dimenticare. Quel genere di cose che ti si marchiano sulla pelle per sempre e restano lì, pronte a ricordarti quale persona orribile tu possa essere.

Freno di colpo, quando un idiota mezzo ubriaco si para davanti la mia auto.
Il ragazzo continua ad attraversare indisturbato, incurante del fatto che sarebbe potuto morire.

Guardo meglio il suo viso e mi scontro con due pozze nere che riconoscerei ovunque.
Sbuffo e aspetto che finisca la sua traversata.

Non me ne frega nulla di lui, devo ignorarlo.
Certo, stava solo per essere investito...
Sono solo scuse!
Non è vero! Pensa se-se...
Andiamo! È grande, grosso e vaccinato! Se la può cavare...
Preferisci girovagare tutta la notte come una barbona?!
Dannazione! Devo imparare ad ignorarti!

Accosto lungo il marciapiede e, dopo essermi assicurata di averla chiusa, mi metto sulle tracce di quell'idiota.

Mi prendo qualche secondo per osservare la figura del ragazzo davanti a me svoltare all'interno di un parco.
I capelli spettinati, le braccia che gli scivolano lungo il corpo, una bottiglia di vodka stretta fra le mani, segnate dal sangue e dai lividi.
Il cappuccio della sua felpa nera gli nasconde il viso. Non so come faccia a resistere con questo freddo, visto che io sto congelando.
Continua a balbettare frasi insensate, gesticolando da solo.

"Adam..." sussurro

Lo vedo fermarsi di colpo, senza voltarsi.
Stringe i pugni lungo i fianchi e sospira, per poi ricominciare a camminare.

"Adam!" alzo il tono

Il ragazzo si volta di scatto e mi viene incontro velocemente. Ha gli occhi rossi ignettati di rabbia e fra le labbra tiene una sigaretta. Le sue pozze scure ora sono annebbiate e tristi.

Faccio dei passi indietro man mano che si avvicina. In questo momento mi fa paura, il suo modo di camminare minaccioso e la rabbia che trapela dalla sua figura lo fanno sembrare la persona che non è.

La mia schiena aderisce perfettamente alla corteccia di uno dei tanti alberi del parco. Adam poggia le sue braccia ai lati della mia testa in modo da intrappolarmi e punta il suo sguardo su di me.

"Perché mi stai seguendo?!" sbraita

Non rispondo e mi premo ancora di più contro il legno umidiccio alle mie spalle.
Il suo viso si contrae in una smorfia spazientita e uno dei suoi pugni colpisce il fusto ai lati della mia testa.
Mi lascio sfuggire un urletto per lo spavento e chiudo gli occhi sperando che non perda il controllo, ma quello che fa dopo mi lascia spiazzata.

Porta due dita sotto il mio mento e poggia delicatamente le sue labbra sulle mie.
Il suo sapore di menta e fumo mischiato ad un leggero retrogusto di vodka accompagna il nostro bacio.
Porto una mano fra i suoi capelli, tirandoli leggermente. Lo sento mugolare qualcosa, mentre mi morde il labbro.
Ci stacchiamo senza fiato, rimanendo fronte contro fronte. Fa uno dei suoi sorrisi sghembi e sposta una delle mie ciocche dietro l'orecchio.

"Volevo vedere se stavi bene..." sussurro

"Cosa?"

"Ti ho seguito perché volevo vedere se stavi bene, ma non mi sembri molto in forma..." indico le occhiaie che gli contornano gli occhi

Mi ricorda qualcuno...
Già...

"Nemmeno tu se è per questo sei uno splendore ora..." ridacchia, ma appena vede che sono seria smette

"Che ti succede Av?" sussurra, accarezzandomi la guancia

Non rispondo e abbasso lo sguardo sulle radici dell'albero che si intrecciano sotto i miei piedi. Lo sento sospirare, per poi intrecciare le sue dita con le mie.

"Vieni!" fa un cenno verso l'uscita del parco, dove si sta dirigendo, trascinandomi con sè

"Dov-" mi interrompe

"Niente domande piccola!"

Sbuffo e lo seguo fino alla sua macchina.
Con uno scatto apre la mia portiera e mi lascia entrare.
Lascio un sospiro di sollievo appena il mio fondoschiena tocca il morbido sedile in pelle nera. È da parecchio che non mi riposo e il mio corpo non sembra gradire molto ciò.

Il ragazzo dai capelli mori si siede al posto del guidatore e accende l'auto, partendo senza dire nulla.

Mi prendo un attimo per osservarlo.
Come se non l'avessi fatto già abbastanza stasera...
Spiritosa...

Il ciuffo nero gli ricade sulla fronte, dove un paio di ciocche si sono attaccate alla pelle imperlata di sudore, gli occhi scuri sono fissi sulla strada e contornati da due profonde occhiaie, la mascella serrata per la concentrazione è segnata da un livido violaceo. Le sue mani, strette sul volante, sono ricoperte di tagli e cicatrici, e il sangue ancora fresco le fa brillare sotto la luce dei lampioni.
Le mie dita si muovono automaticamente su quelle ferite, tracciandone delicatamente i contorni, quasi a non volergli fare del male.
Lo vedo sussultare impercettibilmente sotto il mio tocco, così ritraggo velocemente la mano.

Con un gesto deciso la riprende e fa intrecciare le sue dita alle mie.
Sospira e si passa una mano fra i capelli, dopo aver fermato la macchina vicino alla nostra destinazione.

My disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora