•Un giorno migliore•

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Il viaggio in auto è immerso in un silenzio teso. Adam picchietta compulsivamente le dita sul volante e io non faccio altro che torturarmi le mani.

Accendo la radio e mi fermo sulla prima stazione che trovo.
E non vorrei averlo mai fatto.
Le note di For a better day di Avicii invadono tutta l'auto e come un flash, le immagini di qualche hanno fa mi passano davanti agli occhi.

Inizio flashback...

Hurt
On caution weep
With bleeding sky
I called your name
There was no one there
And in the cold and snow
I saw your face

Le nostre voci che si sovrappongono, il suo sorriso sempre presente sulle sue labbra, il suo modo di guidare spericolato, la pista che scorre sotto di noi, l'adrenalina alle stelle.
Il nostro essere sempre uniti, uno parte fondamentale dell'altro.

I sang the song for the little things
Magic call, but the joy you bring
Running it down the line
Wish you could find that love is a fragile thing
Magic call from a pretty thing
Maybe it might Be time
For a better day...

"Per un giorno migliore, sorellina!"

Per un giorno migliore, fratellone mio...

Fine flashback...

Non mi ero accorta di star trattenendo il respiro. Le mie unghie si sono conficcate nella pelle nera del sedile e gli occhi cominciano a pizzicarmi.
Con un gesto veloce spengo la radio, sotto lo sguardo indignato di Adam.

"Accosta." ordino

"Ma cos..."

"Accosta ho detto!" quasi urlo

Fa come dico e appena vede uno spazio libero rallenta.
Non aspetto nemmeno che si fermi del tutto e scendo di corsa.

Ho il fiato corto e le mani che tremano.
Non possono essere tornati...

Mi passo una mano fra i capelli e cerco di prendere aria.
Non voglio ritornare indietro!

Comincio a correre, non so dove, ma devo restare da sola ora.
Sento la voce di Adam che mi richiama, ma lo ignoro e continuo a procedere.
Le gambe mi portano fino ad un vecchio pub, è aperto anche se sono solo le tre del pomeriggio. Entro e un odore di fumo e alcol invade le mie narici.
Osservo la piccola sala. È arredata con qualche tavolino in legno e dei divanetti. La luce che la illumina è soffusa e non ci sono molti clienti.

Mi avvicino al bancone e prendo posto su uno dei vecchi sgabelli rossi.
Il barista è voltato di spalle, mentre maneggia qualche alcolico.
Ha un bel fisico, capelli castani e fa volteggiare le bottiglie velocemente fra le sue mani, mentre prepara il suo drink.

Mi schiarisco la voce per attirare la sua attenzione e il ragazzo si volta.

"Alex..."

"Avril!" sorride, mentre porta il drink ad un uomo seduto qualche tavolo più in là

Appena ritorna dietro al bancone si sistema davanti a me.

"Allora! A cosa devo la tua favolosa presenza qui?! Non hai una bella faccia stasera..." ridacchia

"Il perché non lo saprai mai, ma puoi aiutarmi a risolvere il mio problema!"

"E come?"

"Cominciamo con una vodka liscia!" batto una mano sul bancone e aspetto il mio ordine, ma il ragazzo davanti a me sembra non volersi muovere

"Avril...io non credo ti faccia bene b-" lo interrompo

"Ehi! Di solito non bevo, ma stasera ne ho bisogno davvero..." marco sull'ultima parola

Lo vedo sospirare, lentamente versa il liquido trasparente in un bicchierino e me lo porge.
Lo bevo tutto d'un fiato e lo sento scorrere giù per la gola.

Voglio dimenticarlo...

POV. ADAM

Avril spegne la radio di colpo e comincia a respirare affannosamente.

"Accosta." dice con un tono freddo

"Ma cos..."

Provo a parlare, ma sembra nel bel mezzo di un attacco di panico e non so cosa l'abbia causato.

"Accosta ho detto!" sbraita, con gli occhi lucidi

Non ho nemmeno il tempo di fermarmi del tutto, che Avril scende velocemente, chiudendosi la portiera alle spalle.

Spengo l'auto e velocemente scendo, giusto in tempo per vederla correre via.
Cerco di richiamarla, ma sembra non ascoltarmi per niente.

Risalgo in auto e percorro la strada che ha fatto poco fa lei, non può essere lontana.
Controllo la strada, i marciapiedi, i parchi, ma della sua chioma color cioccolato e dei suoi occhioni blu non c'è traccia.

Devo ritrovarla.
Primo, perché ho promesso a Jeremy che l'avrei riportata a casa, e secondo, voglio che stia bene. Anche se nell'ultimo periodo non facciamo altro che litigare e punzecchiarci, in fondo ci tengo a lei.

***

Ormai si è fatto buio e di Avril ancora nessuna traccia.
Sono tornato a casa per vedere se fosse con il mio amico, sono andato a casa sua, ho ricontrollato nel tragitto che abbiamo fatto, ma di lei nemmeno l'ombra.

Mi fermo davanti un piccolo pub ed entro.
Non è molto affollato come posto, ma è isolato, dove nessuno verrebbe mai a cercarti.
Ogni tanto vengo qui per 'schiarirmi' le idee.

Lascio scivolare lo sguardo sulla sala.
Ci sono i soliti vecchietti che giocano a carte, e un uomo che fuma un sigaro e sorseggia del whisky.
I miei occhi si posano su una piccola figura accasciata sul bancone. I capelli mossi castani le ricadono sulle spalle. Una bottiglia di vodka quasi vuota tra le mani e una risata da sbronza la accompagnano, mentre biascica qualcosa al barista.

"Piccola!" la chiamo, avvicinandomi

La vedo lasciare la bottiglia quasi vuota sul bancone e voltarsi piano verso di me.
Ha gli occhi arrossati e la pelle pallida.

"Guarda chi c'è! Adam!"

Si alza di scatto, forse troppo velocemente, perché perde l'equilibrio.
La prendo appena in tempo, prima che tocchi il pavimento.

"Hai bevuto?" dico duro

"No!"

Ridacchia e mi getta le braccia al collo, avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.

"Amico! Forse è meglio se la porti a casa..." dice il barista, e solo ora mi accorgo che è Alex

Mi da fastidio che Avril sia stata con lui, non mi piace questo ragazzo.

Sei geloso...
Io! Geloso? Mai.

Non gli rispondo e rivolgo la mia attenzione sulla ragazza fra le mie braccia.

La vedo passarsi la mano sugli occhi e sbadigliare un po', assomiglia ad una bambina piccola.

"Adam...ho sonno." mugola e appoggia la testa contro la mia spalla

"Su! Andiamo a casa!" sussurro

La prendo a mo di sposa e mi dirigo verso l'uscita dopo aver pagato il conto. La sento avvolgere le braccia attorno al mio collo e infilare il viso nell'incavo del mio collo. Il suo profumo di vaniglia mi invade le narici e il suo respiro caldo mi fa rabbrividire.

Appena la sistemo sul sedile, si rannicchia su se stessa e intreccia la sua mano alla mia.
Mi accovaccio al suo fianco e le sposto piano una ciocca di capelli dalla fronte.

Vorrei tanto sapere perché è scappata poco fa, perché si isola così dalle persone, perché sembra capirmi più di qualsiasi altra cosa, perché è dannatamente complicata.

Ma Avril Callaghan è, e rimarrà sempre, un bellissimo e affascinante mistero.

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Ecco qualcosa in più sul nostro misterioso Lui...
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