Capitolo Diciassette
Il mio corpo era immobile su qualcosa di comodo. "Si, sta bene. Ora dorme. Posso venire domani per farle controllare i lividi ... No, non –uh ... non preoccuparti di quello."
Aprii gli occhi ma sembravano così pesanti. La stanza era buia fatta eccezione per una piccola fonte di luce nell'angolo. Sbattei le palpebre due volte e mi sfregai pigramente gli occhi. Mi trovavo su un divano, penso.
Harry era seduto accanto alle mie cosce, con il telefono attaccato all'orecchio.
"Non voglio parlarne, Todd." Chiusi le palpebre e ascoltai chiunque stesse parlando.
"Non voglio problemi quando verrò. Capito?"
Ci fu una lunga pausa prima che riprendesse a parlare più a bassa voce. "No. Nessuno di loro."
Riattaccò senza salutare e io tentai di svegliarmi al ricordo degli eventi che avevano portato ad ora.
Sono caduta dal cavallo ... scavai più a fondo e ricordai vagamente il viso di Harry davanti al mio quando mi aveva trovato. La sua presa era troppo stretta mentre di riportava alle stalle.
"Dove siamo?" mormorai a bassa voce.
Lui voltò la testa nella mia direzione e udii un debole sospiro provenire da lui. Sollievo?
"A casa-" si morse leggermente il labbro. "La cascina, intendo."
Annuii, ignorando la leggera compassione che si faceva spazio nel mio cuore. Ero ancora arrabbiata con lui per qualcosa. Non riuscivo a ricordare cosa, ma c'era qualcosa.
"Aspetta ..." Era la volta buona per fargliela pagare. Parlai con voce piccola. "Chi sei tu?"
Sbarrò immediatamente gli occhi. "Co ... cosa intendi con chi sono?" La sua espressione era vuota mentre guardava il muro davanti a noi. "Oh Dio ... Ti prego non –"
Non potevo più trattenermi. Avvolsi la mano intorno al suo gomito e ridacchiai. "Sto scherzando."
Si voltò di nuovo verso di me con uno sguardo ansioso. "Tu .. Tu- cosa? L'hai fatto per scherzo?" Rimase a bocca aperta. "Che diavolo, Hazel?"
"La vendetta è dolce" sospirai, abbassando la testa sul cuscino rilassata.
Lui si passò lentamente le mani tra i capelli. "Questo non è uno scherzo. Stava per venirmi un attacco di cuore."
Lo derisi. "Come se avessi un cuore."
"Oh bene, pare che ti ricordi di me" borbottò, sorridendo solo debolmente quando mi guardò. A una parte di me non piaceva il pizzico di serietà nella sua voce, perché sapevo che lo era.
"Sto scherzando, Harry. Sto bene" gli dissi. Lui annuì soltanto, mentre guardava fisso il televisore spento del salotto.
"Mi dispiace."
Perché diavolo mi stavo scusando? È venuto fuori all'improvviso.
Aggrottò le sopracciglia confuso. "Per cosa?"
"Per ... non lo so. Sembri arrabbiato."
"Non con te" affermò deciso. "Dovrei essere io quello a .... Non importa."
"A scusarsi? Concordo pienamente, Harry."
Aprì le gambe e appoggiò il gomito sul ginocchio sinistro. Con la sua grande mano si strofinò lentamente la mascella.
"Non so come spiegarlo – sto cercando di, solo lo trovo .." si affievolì senza terminare. Cosa trovava di così difficile nello scusarsi?
"Hai avuto modo di prendermi in giro" brontolai seccata.
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Distract and sedate [Italian Translation]
FanfictionA una psicologa è stato affidato il caso di un padre alcolizzato preoccupato per sua figlia piccola e la sua anormale timidezza. La bambina di quattro anni soffre di un disturbo d'ansia sociale da quando sua madre è andata via. La specialista per l...