Capitolo Trentanove
Harry.
Rimossi dall'immagine gli occhi lucidi che pizzicavano. Non potevo più resistere. L'odore pungente di birra e whiskey impregnava l'aria che stavo respirando. Era una tortura per i miei sensi.
Alla fine, trovai ciò che stavo cercando. I lunghi capelli ricci erano sparsi sulla sua schiena curva mentre teneva lo sguardo basso.
Mi sedetti su uno sgabello e subito il barista si rivolse a me. "Un Jack Daniel-" inspirai lentamente l'aroma tossico che desideravo così terribilmente. "Un bicchiere d'acqua" mi corressi. "Solo acqua."
"Puoi anche ordinare del whisky" disse una voce accanto a me. Mi voltai e c'erano quei suoi incredibili occhi turchesi che mi osservavano. Quanto desideravo baciarla, poterle comunicare tutto quello che sentivo in quel modo.
Aveva avuto solo il tempo di abbottonarsi metà della mia camicia a quadri che era stata lasciata sui sedili posteriori dell'auto. E cosa peggiore, i suoi pantaloncini stavano attirando gli sguardi di quei selvaggi intorno a noi.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani appoggiate sul bancone macchiato del pub. "Questo bar non è un posto per te, tesoro."
Lentamente sorseggiò il liquido nel suo bicchiere per whiskey. Dalle sue labbra dolci si liberarono parole dure. "Non lo è mai stato neppure per te."
Hazel.
La sua gola era ben in evidenza quando buttò giù un intero bicchiere d'acqua in un secondo. Mi guardò e prese un altro sorso.
Non sapevo più cosa fare con lui. Pensavo di averlo perso, eppure eccolo di nuovo qui. In realtà, non volevo pensare a nulla. Mi faceva stare male. Bevvi un altro piccolo sorso di gin. Era terribile. Non avrei mai capito nulla di liquori e i liquori non avrebbero mai capito me. Allontanai il bicchiere e lo guardai con disprezzo mentre mi girai sullo sgabello in modo da guardare in faccia Harry.
"Come sei arrivato qui?"
Le sue dita scivolarono sul bordo del bicchiere. "A cavallo."
"Torna a casa. Ho bisogno di tempo per pensare" affermai. Lui inclinò il capo verso di me e abbassò lo sguardo.
"Ti ho portato una felpa" disse, porgendomi la felpa nera.
Con le mani la spinsi via. "Mi hai sentito, Harry? Ho bisogno che tu vada a casa" ordinai sovrastando il rumore degli uomini che battevano le mani sui tavoli del pub e festeggiavano per un goal.
"Ti ho sentito forte e chiaro." Mi fissava calmo, senza fare una piega.
"Ho bisogno di pensare un attimo!" urlai, passandomi una mano tra i capelli umidi e rovinati. "Tu mi fai impazzire."
Osservava il drink che non avevo finito. "Siamo in due, amore mio."
"No! Io non ti ho lasciato lì, indifeso, dopo che mi hai confessato i tuoi sentimenti." Il tono della mia voce cresceva insieme al nervoso. "Io sono stata onesta con te sin dal primo giorno e ti ho sostenuto. Tu cosa fai in cambio? Mi spaventi e mi allontani, come al solito."
Assottigliò lo sguardo sul mio volto. "Non posso farne a meno, è ciò che sono. Lo sai."
"E chi sei, Harry?" borbottai arrabbiata. "Perché se quello che mi hai appena mostrato è ciò che sei davvero-"
"Mi hai colto alla sprovvista. Mi dispiace" sibilò, afferrando il bicchiere vuoto.
"In realtà, ci ho ripensato. Ti è mai passato per la testa che forse non sono le persone ad averti abbandonato, ma sei tu che le hai allontanate e le fai sentire colpevoli, come più ti piace?"
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Distract and sedate [Italian Translation]
FanfictionA una psicologa è stato affidato il caso di un padre alcolizzato preoccupato per sua figlia piccola e la sua anormale timidezza. La bambina di quattro anni soffre di un disturbo d'ansia sociale da quando sua madre è andata via. La specialista per l...