Capitolo Cinquantacinque

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Capitolo Cinquantacinque

Hazel.

Suo padre, le ceneri di George ora erano sparse sul campo di margherite nascosto nel bel mezzo del nulla. Darcy teneva strette al petto qualche margherita, ancora completamente all'oscuro del valore che ricoprivano per suo padre.

Quando raccontai a Rose del mio piano, lei mi disse in maniera triste che non avrebbe mai funzionato. Liz rise attraverso il telefono come se fossi pazza. Se solo loro, e il resto di questa città, conoscessero la forza di Harry.

Una volta arrivati a casa Darcy si precipitò su Sammy. I due corsero in fretta in casa e lungo il corridoio.

"Devo portare il resoconto a Jeff. Il suo cottage è a pochi passi, se vuoi puoi venire con me." Voltai la testa sorpresa, senza accorgermi che lui si trovava proprio accanto a me. Annuii lentamente e lo seguii nel giardino fino a raggiungere un piccolo cancello che generalmente era chiuso.

Finimmo per passeggiare lungo una strada sterrata che percorreva un lato dell'abitazione. Era quasi completamente in ombra, fatta eccezione per qualche raggio di sole che penetrava attraverso gli alberi. Non avevo mai percorso questa strada prima. Ero talmente presa dalla bellezza naturale di questo posto che notavo a malapena la presenza di Harry al mio fianco.

Quando poi gli lanciai un'occhiata, lui sorrideva tra sé e sé con lo sguardo basso. Un sorriso molto piccolo, ma c'era. Aveva annullato il mio precedente senso di colpa. Tutto ciò che desideravo era che facesse visita alla sua tomba. Ma non avrei mai immaginato il risultato.

Ora questo significava che ero obbligata a seguirlo a New York.

Ad un tratto, una volta fuoriusciti dalla schiera di alberi fitti, una piccola casa si presentò davanti ai nostri occhi. Dal piccolo comignolo spuntava del fumo e le tende era aperte. Harry aprì la porta ed entrò con me che lo seguivo subito dopo. Non volevo avvicinarmi a Jeff o a casa sua, e questo mi era scattato in mente solo in quel momento, in quella esatta situazione.

"Jeff." La voce profonda di Harry fece eco tra le pareti. Mi guardò per un breve istante e io previdi le sue parole. "Aspetta qui. Vado a vedere dov'è."

Mi aveva lasciato nella cucina di Jeff. Diedi uno sguardo intorno al disordine che c'era, la carta da parati gialla a fantasia era rivoltante. Probabilmente non faceva le pulizie da anni, invece qualche piatto e qualche bicchiere era stato lavato e si trovavano sul lavandino.

Solo qualche istante dopo, una figura più alta e grande della mia entrò nel mio campo visivo. Harry si precipitò fuori dal corridoio con passo furioso. Aveva il volto arrossato. Dai pugni serrati lungo i fianchi, immaginai fosse arrabbiato.

Esitante, gli andai incontro. "L'hai trovato?"

Harry continuò a camminare –facendomi quasi andare a sbattere contro il muro se non mi fossi scostata – e sbatté la porta facendo cadere uno dei cardini mentre scappava via. Provai a richiamarlo indietro ma lui mi ignorava. Aggrottai le sopracciglia e mi voltai a guardare l'interno della casa. Lo avevo visto arrabbiato, ma ora il suo comportamento andava oltre. Era furioso. Lanciai un'ultima occhiata alla porta logora e cigolante prima di fissare il corridoio buio e misteriosamente tranquillo.

Riuscii a sentire qualcuno chiamare il nome di Harry in preda al panico. Ben presto vidi un movimento. Mi tenni al bancone dietro di me in stato di shock, di confusione.

Harry.

"Io ... um ... devo portare il resoconto a Jeff. Il suo cottage si trova a pochi passi, se vuoi puoi venire con me" suggerii. Lei non mi diede risposta ma mi seguì al mio fianco.

Un'atmosfera tranquilla ci abbracciava nella nostra piccola passeggiata nella natura, una sensazione di pace e sollievo come solo il silenzio sapeva procurare. Le foglie volteggiavano mosse dal vento e qualche uccellino svolazzava sulle nostre teste. Mi sentivo come se fossimo mimetizzati all'interno dello scenario naturale. Non avevo mai immaginato che un'altra persona potesse comprendere l'importanza del silenzio nella natura come me. Ripensare a quando ero bambino e correvo lungo questa strada che portava al cottage di Jeff mi fece quasi sorridere.

Raggiungemmo la casa e notai che la porta d'ingresso non era chiusa a chiave. Era una cosa normale nella fattoria. Non pensai a nulla ed entrai con la mano di Hazel sulla mia schiena.

"Jeff?" Lo chiamai. Nessuna risposta. Guardai Hazel. "Aspetta qui. Vado a vedere dov'è."

La lasciai in cucina e mi mossi all'interno della casa di legno fino al salotto vuoto. Così tanti ricordi mi stavano passando per la mente. Mi ero distratto per un attimo.

"Jeff?"

Ancora nessuna risposta. Probabilmente stava dormendo. Leggermente infastidito, mi incamminai verso la camera da letto. La porta si aprì. Alzai lo sguardo dal pavimento quando sentii un suono strano.

Due copri nudi e pallidi erano aggrovigliati tra le lenzuola bianche. La donna sotto Jeff si voltò indietro e quando mi riconobbe, scioccata, lanciò un urlo.

"Harry!" Le loro espressioni mutarono. Lei si ritrasse e si rivestì in fretta sotto le coperte. "Harry, non.."

La voce di mia madre si affievolì. I miei pensieri razionali erano scomparsi.

Perché mio padre aveva cominciato a bere quando io avevo sette anni, perché mia madre era stata cacciata dalla fattoria, nella mia testa era stato tutto eclissato. C'era sempre stato un pezzo mancante di cui ero alla ricerca.

Mia madre aveva tradito mio padre per tanti anni. Per tanti fottuti anni.


Distract and sedate [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora