Capitolo Quarantotto

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Capitolo Quarantotto

Non ottenni subito una risposta. Non avendo altre opzioni, camminavo semplicemente al suo fianco. Con la giacca penzoloni sulle spalle e la cravatta allentata. Evitammo qualche pozzanghera di fango lungo la strada ma oltre a quello, eravamo concentrati l'uno sull'altro, aspettando che l'altro dicesse qualcosa.

"Ascolterai la mia versione?" Disse Harry ad un certo punto. "Non era ubriaco quando è iniziata la rissa."

"Ti credo." Annuii e aspettai che proseguisse.

Teneva lo sguardo fisso sul nulla davanti a noi con la mascella tesa. "Nessuna sa cosa sia successo davvero. Mio padre era lì, Markus, qualche altro ragazzo" disse piano. "Io scelgo la storia a cui voglio credere."

Lo osservavo mentre tenevo su il vestito. "Quale?"

"Io .. non so neppure da dove cominciare."

Intrecciai il braccio al suo, portandomi più vicina a lui. "L'inizio sarebbe una buona idea."

Lui sembrava non aver sentito ciò che avevo detto. "Mio padre allora frequentava alcuni amici che non avevano una buona influenza su di lui ... La sua dipendenza dall'alcol iniziò quando io aveva circa sette anni e M-Matthew quattordici, dopo che i miei genitori avevano divorziato. Io non ero abbastanza grande per comprendere il pericolo di avere costantemente intorno uomini ubriachi. Matthew mi chiudeva a chiave in camera ogni volta che venivano a trovarci."

La sua voce si affievolì mentre i pensieri lo portavano lontano. Presi le sue dita tra le mie e le strinsi delicatamente, riportandolo nuovamente con i piedi per terra. "Poi?"

"Giusto ... uh ... per lungo tempo Matthew fu come un padre per me mentre mio padre non poteva esserlo. Mi proteggeva dall'alcol. Ha rinunciato a tutta la sua vita per impedirmi di seguire le orme di mio padre. Ha rinunciato alla sua vita sociale, alla scuola, a tutto. Ma io ci sono cascato lo stesso."

"Ti ha difeso nella rissa al bar" sussurrai io.

Annuì distante. "Questo è quello che ha detto mio padre. Avevo dodici anni quando mia madre ricevette la telefonata. Lo picchiarono fino a fargli perdere conoscenza e morì di ipertermia dietro un cassonetto dell'immondizia. Che modo di morire è?" Aveva il capo chino mentre passeggiavamo.

"Uno molto nobile, morire per proteggere le persone che amiamo." Alzai lo sguardo sul suo volto privo di emozioni. "Questi sono geni di cui andare fieri."

"Sai, ho sempre lottato per essere come lui, ma a volte mi chiedo se sono destinato solo a rovinare tutto ciò che mi circonda" disse tra sé e sé. "Lui era come un santo, rinunciare a tutto per qualcun altro. Quelle persone gli attribuiscono ancora una cattiva reputazione. Non se lo merita. Lui era bravo, Hazel."

"Tu conosci la verità, e ora anche io. Quello che pensano loro non vale nulla." Gli assicurai massaggiandogli il braccio.

"L'ho pensato anche io quando ci siamo trasferiti in città ma sentirlo ogni volta mi fa venire voglia di dare fuoco a questo posto."

"Sei davvero tornato per la fattoria?"

Sospirò profondamente. "Pensavo che si sarebbe risolto tutto."

Gli abitanti della città non erano molto indulgenti, indipendentemente dalla versione alla quale avevano scelto di credere. Gettai lo sguardo sulle luci provenienti dalla sala da ballo in lontananza. Si trovava alla fine di questa stradina, mentre su entrambi i lati crescevano alti arbusti selvatici. L'aria di notte era gelida: mentre camminavo mi pizzicavano le gambe.

Accanto a me venne pronunciata l'ultima cosa che mi aspettavo di sentire "Non te l'ho raccontato prima perché non credevo di essere in grado di farlo." La verità. Finalmente, il tono della sua voce era sincero. Sapevo che potevo fidarmi di quello che mi stava dicendo.

Distract and sedate [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora