Capitolo Ventiquattro

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Capitolo Ventiquattro

Faceva del suo meglio per non darlo a vedere, ma ogni tanto guardava nella mia direzione e aveva le labbra leggermente contratte. Era un chiaro segno che stava sviluppando un tick nervoso per via di tutte quelle menzogne.

Io stavo accanto a lui sul portico. Qualche uccellino era appollaiato sui rami degli alberi non molto lontani, facendo risuonare il loro cinguettio in tutto il giardino. Avevo imparto ad apprezzare le loro armonie al mattino.

Darcy era seduta sul prato vicino al labrador nero, mentre si crogiolava felicemente al sole. Sorrisi quasi a quella immagine.

Harry, intanto, teneva un bicchiere di caffè tra le mani e guardava assente l'esterno pittoresco. Io osservavo le sue grandi mani sulla tazza fumante che aveva comprato. Il caffè tremolava nella tazza come un mare in tempesta: anche le sue dita tremavano.

Sollevai lo sguardo sulla mascella tesa e lo sguardo duro. Abituata al nuovo Harry, quell'Harry che ti guarda con cordialità e forse persino raffinatezza, non mi piaceva guardare di nuovo quello sguardo duro. Quello di quando ci siamo incontrati per la prima volta, così chiuso e solo. In realtà, lo detestavo.

"Come ti senti?"

Tirò su col naso e bevve un sorso di caffè. Non sarei mai riuscita a capire come facesse a berlo così caldo.

"Bene."

Mi guardò e sospirai di fronte all'intensità dei suoi occhi. "Tua m-"

Jeffrey sbucò dal cancello laterale in groppa ad un alto cavallo grigio. Chiusi la bocca e strisciai dietro Harry mentre lui si avvicinava. Con il suo braccio muscoloso attorno al mio fianco, percepii la sua risata vibrare nel petto.

"Ti terrò al sicuro, ricordi?"

"Come è andata?" Borbottò. Il suo sorriso svanì e sollevò il capo verso Jeffrey. I grandi zoccoli del cavallo si fermarono in prossimità dei gradini del portico, proprio di fronte a noi.

"Vieni a vedere l'abbeveratoio, Harold? Dovresti sorvegliare l'allevamento del bestiame."

"Vai adesso?" chiese lui. Il suo sguardo cadde momentaneamente su di me quando Jeff rispose di si.

"Puoi badare a Darcy fino a quando non torno?" disse a bassa voce. Vidi Jeff alzare gli occhi al cielo alle spalle di Harry.

"Si, vai pure."

Una volta che Harry fu scomparso dietro la casa rivolsi uno sguardo attento a Jeffrey. La sua espressione rimase neutrale e uscì dal cancello galoppando.

Presi posto accanto a Darcy e mi stesi sull'erba soffice. "Papà è andato ad occuparsi di alcune cose della fattoria" borbottai. Lei sbuffò mentre si rotolava sulla schiena vicino a me.

Cominciò a ridacchiare da sola.

"Che c'è, fatina?"

Si abbandonò alla sua risata. Capitava abbastanza spesso. Io la ascoltavo, semplicemente ridacchiando.

"Non posso dirtelo" sogghignò.

"Beh ora devi dirmelo."

"Perché?" chiese curiosa.

"Perché se mi dici che hai qualcosa da dirmi, io voglio saperlo. Perciò devi dirmelo" spiegai.

Annuì con la testa vicino a me. "Oh, o-okay."

"Allora, di cosa si tratta?" probabilmente si sarebbe lanciata a capofitto in una storia di un folletto e di un coniglio.

"Ma papà mi ha fatto promettere" sussurrò piano. Sollevai il braccio per ripararmi dal sole e guardarla.

Le opzioni erano le seguenti: fiducia e mantenere la parola data. Non fare pressione. Oppure ... manipolare una bambina di quattro anni affinché ti dia informazioni possibilmente preziose.

I suoi capelli biondi scintillavano alla luce del sole, aveva gli occhi chiusi di fronte al cielo luminoso. Senza che io dicessi nulla, aprì la bocca impaziente.

"Papà ha detto che ti ama..."

Lascia cadere il braccio.

"Ha detto che non devo dirtelo."

Mi tremavano le labbra. La mia mente era offuscata. "L-lui ha detto questo?"

"Sisi."

"Davvero?"

"Si!" ridacchiò, ma sembrava lontana.

"Esattamente, cosa ha detto?"

Lei sospirò, portandosi le braccia sulla testa e poi nell'erba alta. "Che ti amava."


Distract and sedate [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora