Capitolo Sessantacinque

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Capitolo Sessantacinque

'Solo un po' di silenzio, piccola. Le nostre vene sono occupate, ma il mio cuore è in atrofia.'

Sentivo la mia mente confusa mentre Harry seguiva Cecilia, facendosi strada lentamente verso di noi. Quello che Sam mi aveva spiegato nell'ultimo minuto mi ronzava nelle orecchie. Sam mi aveva raccontato tutto, tutto ciò che Harry non mi aveva raccontato.

Ogni respiro era un'agonia quando mi voltai e mi mimetizzai tra la folla. Mi misi una mano sul petto dolorante, ricacciai dentro un singhiozzo mentre mi facevo largo tra le persone. Non volevo credere a una parola, ma aveva più senso di tutto ciò che Harry mi avesse mai detto. Mi aveva fatto ingoiare così tante bugie che ero pronta a vomitare.

L'aria frizzante della notte mi soffiò in volto. Sussultai e avvolsi le braccia intorno al corpo, tremando leggermente mentre camminavo tra le strade affollate.

Lo avevo seguito come se fosse la mia religione. Non avevo preso in considerazione neppure una volta che fosse tutta una messa in scena, una menzogna degli eventi passati che io non avevo la possibilità di verificare. Da quando ero diventata così cieca?

"Hazel, dove diavolo stai andando?"

Girai i tacchi e quando riconobbi Harry, mi fermai un attimo ad osservare la sua espressione confusa. "È troppo tardi per andartene in giro a piedi in questa zona della città, Haze. Torna dentro."

"Mi hai detto di avere fiducia in te. Hai detto che potevo fidarmi di te!" Lui mi raggiunse e la sua mano mi accarezzò il fianco come precauzione se avessi tentato di scappare di nuovo.

"Puoi farlo. Certo che puoi." Mi sollevò il mento per cercare una qualsiasi emozione nei miei occhi. Non aveva il diritto di sapere come mi sentivo. I suoi occhi vacillarono nei miei mentre con le dita mi accarezzava i lati del volto.

"Lasciami andare." Mi allontanai da lui e feci un passo indietro, spingendomi nella città fredda.

Il suo sussurro fu portato via dal vento, la sua voce era troppo calda per l'aria."Hazel..."

Mi voltai, le lacrime mi riempivano gli occhi, e cozzai contro le persone che mi circondavano. Diedi uno sguardo alle mie spalle, ma persi di vista il suo volto. I miei occhi caddero al suolo e mi lasciai guidare dal flusso di persone.

La camera 2200 era fredda come l'esterno. Entrai e lasciai la porta socchiusa. Avevo la testa tra le nuvole quando congedai la babysitter. Stupida, Hazel. È stato così stupido da parte mia.

"È stata recapitata all'hotel una lettera indirizzata a lei, signora Styles."

"Non sono la signora Styles. Non siamo sposati" affermai dura.

"Oh, le mie scuse. Darcy mi ha accennato che lo eravate." Aggrottò le sopracciglia anche se io la ignorai.

"La lettera, dov'è?"

La estrasse dalla tasca posteriore. Era leggermente spiegazzata, ma ancora chiusa. Mi accorsi a malapena che la donna stava andando via mentre io leggevo il davanti della busta. Era per me, anche se non dava informazioni sul mittente. Aprii la busta strappandola, per la rabbia per poco non la strappai in due metà.

Tutto ciò che aveva fatto quello stronzo era stato manipolarmi, una persona con una laurea in psicologia, per l'amor di Dio. Avrei anche potuto non studiare se poi mi sarei persa assolutamente e pateticamente dietro a una persona.

Cecilia non lo aveva lasciato. No, lui l'aveva cacciata fuori. Lei era una giovane teenager spaventata che lui aveva messo incinta all'età di ventitre anni. Per anni aveva ignorato Darcy – fino a quando Cecilia non fu costretta a concedere la custodia di sua figlia a George e fuggire da un Harry alcolizzato. Quando lei voleva accusarlo per il suo abuso, gli avvocati di Harry avevano minacciato Sam e Cecilia di portargli via tutto fino all'ultimo centesimo che avevano.

Distract and sedate [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora