Capitolo Quarantuno

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Capitolo Quarantuno

Avevo acceso il camino che si trovava al centro del salotto. Hazel era seduta il più lontano possibile su un lato del divano, mentre io occupavo l'altro lato. Eravamo davanti al fuoco. Mi scaldava le dita, ma il mio cuore era un pezzo di ghiaccio, non importa quanto fossi vicino alle fiamme. I miei polmoni andavano a fuoco nell'aria gelida. Non sapevo come uscirne.

Lei era di fronte a me e non potevo toccarla.

Mia mamma fece il suo ingresso in sala con un vassoio di cioccolate calde. Avvolsi le mani fasciate intorno alla tazza calda. Stavo quasi per sorridere al pensiero delle cioccolata calda. Non ne bevevo una da anni.

Anche a Hazel fu offerta una tazza e fece lo stesso quando la prese tra le sue mani pallide e rosee. "Grazie" disse con un sorriso. Rimanevo sempre senza parole di fronte al suo sorriso che prevaleva in ogni occasione, forzato o meno.

"Prego, Hazel." Il tono della sua voce era più caloroso quando parlava a Hazel. Probabilmente a causa della conversazione di prima. "Come va la testa?"

Riportai lo sguardo su Hazel, interessato. Lei mi guardò solo un secondo. "Fa ancora un po' male. Sono sicura che il mal di testa passerà presto." Disse ma stava mentendo. Potevo dirlo dai suoi movimenti angustiati.

Studiai i lineamenti del suo volto nella mia testa. Gli zigomi alti, il naso piccolo, il colorito rossastro della sua pelle celestiale. La mascella delicata e per nulla squadrata: non osavo immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse sperimentato un pugno. Era come vetro levigato sotto le mie dita, suscettibile ad ogni minima crepa eppure duro come la roccia. I suoi dolci occhi azzurro oceano erano fissi sul fuoco, pensierosi. Potevo solo immaginare cosa le stava passando per la testa.

Mi aveva detto che mi amava, ma se ne avesse avuto l'opportunità, sapevo che se lo sarebbe rimangiato. A guardarla mentre giocherellava con le sue labbra carnose e umide tra i denti, ricordavo le esatte parole che erano venute fuori da esse. Sembra passata un'eternità, sebbene siano passate solo poche ore. Ci saremmo potuti trovare in una situazione completamente diversa se avessi avuto abbastanza coraggio per replicare.

E replicare dicendo cosa, Harry? Che la amavo?

Non sapevo se era così.

"Harry." Qualcuno mi risvegliò dai miei pensieri. Sollevai il capo per vedere entrambe, mia madre e Hazel, che mi guardavano con espressioni interrogative.

"Si" mormorai. Non sapevo a chi rispondere.

"Hazel deve sapere" affermò mia madre, rivolgendo lo sguardo alla ragazza sul divano. "Ma penso che debba essere tu a raccontarglielo."

"Raccontare cosa?"

"Di Matthew." Chiuse le mani sulla sua gonna lunga. "Ora se ne parla apertamente in questa casa."

Provai ad evitare l'argomento con "Lo sa già", ma mia mamma mi rivolse uno sguardo austero.

"Raccontale chi è Matthew."

"No. Lo sa."

"Harry, faresti meglio a parlare a Hazel di tuo fratello in questo istante altrimenti io-"

"Tu cosa? Mi mandi in camera mia? Non sono più un bambino" ringhiai.

Scosse la testa avanti e indietro. "Eppure ti comporti ancora come tale."

"Voglio sapere" una voce più piccola mormorò accanto a noi. Mi ero persino dimenticato che era lì. "Raccontami chi era, Harry."

Feci un respiro profondo ed esalai, "Lo sai già."

Distract and sedate [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora