Capitolo Cinquantanove
Hazel.
Desideravo poter dire che le cose per erano migliorate, ma non era così. Da quando aveva scoperto di sua madre aveva costantemente la mente da qualche altra parte. Almeno aveva ottenuto il lavoro, ma potevo dire che lo detestava. Doveva rimanere in ufficio dalle sette alle cinque e aveva poco tempo libero. Nel frattempo io e Darcy esploravamo New York. L'avevo portata a Times Square, Central Park, da Starbucks –cercavo soltanto di tenerla impegnata o altrimenti piagnucolava per Sammy.
L'avevamo iscritta ad un piccolo asilo che si trovava a pochi passi dal nostro hotel. Così tutte le mattine la accompagnavo a scuola a piedi. Si era fatta una sola amica, ma apparentemente a lei non piaceva molto perché le altre bambine non credevano alle fate.
Ero seduta insieme a lei su una panchina fuori dall'asilo con altri genitori che aspettavano che aprisse. Per un lungo periodo il suo sguardo rimase concentrato su qualcosa prima che si voltasse verso di me.
"Perché non posso avere un fratellino?" chiese. "È così noioso qui."
"Beh ... a volte bisogna imparare a tenersi compagnia da soli, Darce." Non avevo altra risposta. Tra l'altro avevo quasi paura di deluderla rivelandole che non potevo darle quello che voleva. Mi ero sempre sentita così riguardo a questo argomento. Deludere le persone che mi stavano intorno. A volte mi chiedevo se persino Harry si sentisse in quel modo.
Anche se quasi certamente lui non ci aveva neppure pensato. Cominciavo a credere che evitasse qualsiasi tipo di confronto su cosa la nostra relazione significasse per lui, o meglio cosa vedeva per noi nel futuro. Io non ero necessariamente il tipo di persona che aveva bisogno di sapere cosa sarebbe accaduto l'indomani e il programma di ogni giorno a seguire, ma per il bene di Darcy dovevamo fare gli adulti e affrontare la realtà.
"Sarebbe bello avere un fratello, Hazel" mormorò, mentre nella sua testa immaginava come sarebbe stato.
Fui sollevata quando i cancelli si aprirono e i genitori cominciarono ad entrare.
"Buona giornata, amore." La tenevo delicatamente per il gomito e le diedi un bacio sulla guancia prima che lei si incamminasse per entrare. Una volta raggiunto il cancello si voltò indietro e mi fece un piccolo saluto con la mano, mentre con gli occhi squadrava tutti i bambini che la circondavano. Il momento dopo sembrò scomparire tra la folla.
A quel punto tendevo a sprofondare tra le preoccupazioni. Non sapevo spiegare esattamente il perché. Mi preoccupavo che potesse cadere da un'altalena o essere vittima di bullismo o persino che potesse sentirsi sola durante il giorno. Non potevo farne a meno.
"È dura."
Guardai alla mia sinistra quando udii una voce. Una mamma con i capelli rossicci e ondulati era in piedi dietro una carrozzina. Il bambino al suo interno dormiva. "Sono una madre single anche io. So come ci si sente."
"No .. no, io non sono una madre single." Non sono neppure una madre, mi sentii di dire. "Lui è al lavoro."
"Oh" annuì sorridendo. "L'uomo che lavora sempre."
"Beh, lui non-"
"No, no. Ho capito" ridacchiò lei, andando via. Volevo controbattere, ma piuttosto scossi la testa e me ne andai mentre frugavo nella borsa.
L'ultima commissione della mattina era aggiungere qualcosa alla mail. Non lo avevo detto a Harry, per ovvie ragioni. Avevo scritto una lunga ed elaborata lettera al prete che aveva aiutato Harry quando si trovava in Inghilterra, Rob. Suppongo avesse raggiunto il culmine delle situazioni difficili. Era giunto a qualcosa di così drastico.
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Distract and sedate [Italian Translation]
FanfictionA una psicologa è stato affidato il caso di un padre alcolizzato preoccupato per sua figlia piccola e la sua anormale timidezza. La bambina di quattro anni soffre di un disturbo d'ansia sociale da quando sua madre è andata via. La specialista per l...