Capitolo Quarantadue

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Capitolo Quarantadue

Per lungo tempo rimasi nel salotto. Sentii mia madre preparare la mia vecchia camera per Hazel. Riuscii a sentire anche la sua lunga doccia.

Con le dita tracciavo i numeri tatuati sul mio avambraccio mentre fissavo l'inchiostro sulla pelle. E comunque perché Hazel vorrebbe amare uno come me? Sarebbe stato un amore debole e privo di fondamenta, non importa quanto ci provassi. Sarebbe stato continuamente silenzioso e taciuto. Non sarei mai stato il tipo che lo urlava a gran voce tutti i giorni. Non avrebbe mai avuto una storia d'amore dolce né orecchini di diamanti. Né una lettera strappalacrime, né un appuntamento con i fiocchi.

In primo luogo dovremmo chiederci se ci viene data la possibilità di scegliere. Forse l'amore sceglie le sue vittime e veniamo accoppiati per qualche ragione a noi sconosciuta. Per l'assenza di un disegno, o per via di una strategia, chi può dirlo? Questo spiegherebbe come un'affermata e indipendente Hazel Rodgers sia finita a lottare per l'affetto di una persona senza cuore come sono io. Una persona assolutamente senza cuore. In quel momento, qualcosa pulsava e si dimenava nel mio petto. Poteva trattarsi di un cuore. Ancora una volta, chi può dirlo?

Quando sentii chiudersi la porta della mia vecchia camera da letto – ora stanza degli ospiti – mi tirai su, sulle gambe indolenzite. Mi sentivo le ginocchia molli. Per poco non caddi quando lasciai il salotto.

Mia madre mi stava aspettando in cucina. "Immagino che il mio piano non abbia funzionato."

"No cazzo. Grazie mille."

Sollevò il capo. "Ora non provare a dare la colpa a me."

"Sono stanco di litigare. Possiamo lasciar perdere?" Mi passai una mano tra i capelli, stanco.

Mia madre fece un respiro profondo e mi abbracciò, una cosa a cui non ero abituato ma mi sembrava stranamente familiare. "Penso che il mio tempo sia terminato, mamma. Non posso darle quello di cui lei ha bisogno."

Non rispose ma le chiesi se potevo dormire sul divano. A quel punto ero esausto. Il pavimento sarebbe stato inammissibile. Con una coperta sottile adagiata sul mio corpo indolenzito e un cuscino sotto il collo, chiusi gli occhi quando mia madre si chinò per lasciarmi un bacio sulla fronte. Da tempo non provavo una sensazione strana come quella.

"Voi non litigate come facevamo io e tuo padre" mormorò.

"Sembrava proprio la stessa cosa, secondo me" dissi in modo burbero, rotolandomi su un lato allontanandomi da mia madre. "Lei era in lacrime e io stavo urlando. Sono esattamente come era lui, non è così?"

Una mano toccò la mia spalla tesa. "È una ragazza intelligente. Capirà che stavi solo usando un meccanismo di difesa. Ed eri sobrio. Perciò c'è una differenza."

"Quello era un triste tentativo di fare dell'umorismo" borbottai, guardandola oltre la mia spalla.

"Cercavo solo di alleggerire l'atmosfera. Almeno lui era bravo in questo" sospirò.

"Era migliorato dopo il trasferimento" le dissi. "Era diventato una brava persona."

"Ha imparato da suo figlio." Posò un bacio all'angolo della mia spalla. La mano di mia madre mi stringeva delicatamente il braccio. A quel tocco, così tanti ricordi mi passarono per la testa. "Anche tu sei una brava persona, Harry. Per tua figlia e per Hazel."

"Beh, non sembra che tutti-"

"Mi dispiace averti abbandonato."

Mi spostai sulla schiena quando sentii un singhiozzo sfuggire dalle sue labbra. I miei occhi si addolcirono e mi tolsi un attimo Hazel dalla testa quando abbracciai mia madre.

"Ti ho perdonato anni fa. Avevi tutto il diritto di-"

"No. Non di abbandonare un figlio che aveva già perso tanto." Le sua testa era premuta contro il mio petto mentre io la abbracciavo forte. Se c'era al mondo una cosa che odiavo di più, era guardare le donne piangere. C'era un qualcosa che mi sembrava completamente ingiusto. Vedere mia madre piangere era persino peggio.

Dei flash mi tornarono alla mente come in un film. I miei genitori che litigavano e mia madre in lacrime. Sono cresciuto irrequieto e frustrato. Volevo che lei rispondesse agli affronti, non che piangesse indifesa. La sua indole gentile era sempre stata motivo di stupore per me. Dal vederla donare qualche moneta a un senzatetto al modo in cui trattava un bambino che le diceva apertamente in faccia che la odiava.

"È acqua passata adesso." Sapevo che c'era un unico modo per rassicurarla con le parole. Venne fuori dai polmoni alla gola con semplicità, ma mi scorticò la lingua per uscire dalle labbra. "Ti.. ti voglio bene, mamma."

Lei sussultò a contatto con il mio corpo e chiuse gli occhi. Glielo avevo detto per la prima volta. "Sei diventato un bravo ragazzo, Harry. Non importa quello che dicono le altre persone. Sono la mamma più orgogliosa di tutto il mondo."

Con il palmo della mano la accarezzavo sul tessuto spesso del suo abito. "... Ti ringrazio."

Non avevo avuto tutta questa grande esperienza nell'abbracciare le persone oltre Darcy, e Hazel. Aspettavo semplicemente che lei si scostasse.

"E ti voglio bene anche io. Tanto, Harry. Tantissimo." Annuii e posai la guancia sulla sua testa. Avevo atteso a lungo il suo perdono. Mi avevo tolto un altro peso dalle spalle, per questo motivo erano tese prima.

Si riprese abbastanza da guardarmi negli occhi. "Trovare le parole per dire a qualcuno come ti senti non sarà mai difficile come guardare quella persona andare via senza saperne più nulla. Quelle stesse parole ti perseguiteranno per il resto dei tuoi anni. Fidati di me."

Capii immediatamente a cosa si stava riferendo. "Non riesco a capire i miei sentimenti, figuriamoci esprimerli."


Distract and sedate [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora