Capitolo Cinquantasette

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Capitolo Cinquantasette

Probabilmente era lo stress, forse anche il cambiamento climatico, ma a dire la verità mi sentivo uno straccio. Harry mi aveva assicurato che si trattava di una comune influenza. Mi sentivo come se non fossi nel mio corpo. Era stranissimo.

Darcy dormiva come un ghiro occupando il posto accanto al finestrino. L'eccitazione iniziale per il viaggio in aereo svanì in fretta quando Harry le spiegò cosa stava succedendo, o una parte di ciò che stava succedendo. Si era addormentata una volta stanca di tenere il broncio.

Mantenni la voce bassa quando alla fine mi appoggiai a Harry. "Cosa è successo dopo che ti sei trasferito nella confraternita di Sam?" Mi aveva concesso di fargli alcune domande sul suo passato, e io e ne avevo approfittato volentieri.

Lui fece un sospiro e si grattò la nuca a disagio. "Ad un certo punto, incontrai un uomo di nome Conrad Dustin, un multimilionario che si era fatto da solo, che aveva perso suo figlio in un incidente d'auto. Diede a me e a Sam un lavoretto che consisteva nel pulire gli uffici e le sale delle conferenze. Io avevo bisogno di denaro. Per diversi anni feci le pulizie lì e appresi come funzionavano gli affari e i dipendenti. In quel periodo mi avvicinai a Conrad. L'anno prima che incontrassi Cecilia fu l'anno in cui il cancro si prese la sua vita all'età di settantadue anni. Non l'aveva comunicato a nessuno, neppure a me. Non aveva eredi né parenti che frequentava, e quindi lasciò tutto fino all'ultimo centesimo delle sue volontà a mio nome. Un giorno, ricevetti una chiamata e mi fu detto di recarmi in tribunale. Sono passato dalla strada a diventare un multimilionario."

"Hai ereditato le volontà di un uomo che conoscevi da solo qualche anno?"

Lui scrollò leggermente le spalle. "Mi considerava suo figlio. Suppongo che anche io vedessi in lui quasi una figura paterna. Mi procurò anche una buona posizione da Dustin's." Abbassò il capo sul grembo. "E così non sono proprio quel rispettabile uomo d'affari che si è fatto da solo. Le persone con cui lavoravo mi odiavano perché in qualche modo gli avevo rubato la loro possibile promozione."

"A quanto pare Conrad aveva visto qualcosa in te."

"Non significava niente. Delirava come un pazzo, quanto bastava per renderlo un uomo di successo. In realtà, non c'era nessun altro oltre a me a cui piaceva davvero la sua compagnia." Ridacchiò leggermente tra sé e sé, scuotendo la testa. "Un folle."

"Come hai incontrato Cecilia?"

Il suo sorrise svanì ricordando che mi aveva permesso di chiedergli tutto quello che volevo. "L'ho incontrata ... penso che una notte si trovasse a una festa della nostra confraternita."

"Io ... ti ricordo lei?"

"Hazel" mi rimproverò, "Queste domande sono irrilevanti."

"Sono solo curiosa." Distolse lo sguardo, solo per sentire la sua mano stringermi il braccio.

"Non risponderò alle domande stupide. Ne ha un'altra?"

"No" feci un respiro. Sentii il mio volto surriscaldarsi per via di quello che aveva detto. Mi era scappato, ma nonostante ciò era imbarazzante.

"Perfetto." Si mise comodo e mi portò giù con lui, pareva si fosse dimenticato della mia domanda. Starnutii coprendomi il naso con la mano. "Ho prenotato una camera d'albergo per noi."

"Magnifico."

"Sono fuso" mormorò, chiudendo gli occhi.

"Anche io" borbottai. Mi sfregai gli occhi con la mano e sbadigliai. Non avevo chiuso occhio nelle ultime quarantotto ore.

"È come se il mio corpo si rifiutasse di dormire" disse, sistemandosi accanto a me. "Voglio solo smettere di pensare."

"Anche io, Harry ..."

Aprì di poco gli occhi. "Esiste un'alternativa."

Esitante, alzai gli occhi sul suo sguardo audace, la sua espressione mostrava una traccia di divertimento. Sembrava così smarrito. "Non pensarci nemmeno."

La sua mano si abbassò sul mio fianco fino alla vita. Diede un'occhiata a Darcy che dormiva beatamente accanto a noi prima che la sua attenzione si focalizzasse sui miei jeans.

Gli diedi una gomitata mentre un sorriso si faceva largo sul mio volto. "Cresci, Harry. È inappropriato."

Con le dita seguiva la cucitura dei jeans e una serie di brividi mi percorse la schiena. "Ora potrebbe essere il momento migliore visto che le cose si faranno movimentate a New York."

"Anche se si tratterà di una settimana o giù di lì."

Lui sospirò alla mia risposta e gettò la testa all'indietro. "O di più."

Mi voltai per guardarlo sorpresa. "Avevi detto che saremmo andati solo per due settimane."

"E se ci piace, potremmo trattenerci più tempo."

Spostai via la sua mano e sbuffai. "Certamente." Lui aveva deciso di trasferirsi a New York. Io ero ancora molto indecisa. Non ero abituata alle grandi città. Avevo imparato ad amare la vita all'aria aperta.

"Allora immagino che non mi spetterà niente" borbottò, girandosi dall'altra parte e chiudendo gli occhi. Aspettai un attimo prima di voltarmi di spalle, la sua calda schiena sfiorava la mia.

"Scusa. È solo ... che non so come funziona la vita lì, Harry."

"Non sarà diverso a New York. Tutto resterà esattamente uguale."

Sarebbero cambiate molte cose. Harry non poteva semplicemente ignorarlo. "Spero che Darcy si ambienti. È già stata sballottata da una parte all'altra in questi ultimi mesi."

Fece un debole sospiro, rotolandosi verso di me. Non aveva posato il suo tocco sulla mia pelle, eppure riuscivo a percepire il calore ardente del suo sguardo. "Non sa che non ritorneremo alla fattoria. Ho pensato che avrebbe rimandato i suoi capricci a un'altra volta."

"Rimandarli non significa evitarli, Harry. Se tutta questa storia dovesse funzionare, dovrai iniziare ad impararlo." Un momento dopo serrai gli occhi nel tentativo di evitare la sua risposta.

Lui fece scivolare le dita sulla mia spalla nuda, spostando i capelli di lato e accarezzando la mia pelle. "In realtà, Hazel, ho imparato la lezione troppo bene. Non prendermi per pazzo. Sto facendo quello che è meglio."


Distract and sedate [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora